Ridotto il numero degli appelli di esame, a Giurisprudenza infuria la protesta

Rivoluzionato e ridimensionato il calendario degli appelli d’esame a Giurisprudenza. Il nuovo Regolamento Didattico (approvato ma non ancora entrato in vigore) fa infuriare gli studenti. Impazza la protesta sui social network, accompagnata da mobilitazioni in Dipartimento, discussioni accese, petizioni firme, controproposte. Nelle ultime settimane nell’arena giuridica si grida all’unisono e a gran voce NO. NO all’abolizione della sessione autunnale e alla cancellazione delle date nel mese di marzo. NO ai cambiamenti registrati in itinere, a percorso avviato. NO alla riduzione degli appelli che da 7 passerebbero a 6. In poche parole, agli studenti resterebbero per sostenere gli esami i mesi di gennaio, febbraio, maggio (in sostituzione di marzo), giugno, luglio e settembre (appello accessibile a tutti, non solo ai laureandi come fino ad ora). Uno sconvolgimento delle regole del gioco deputato ‘fatale’ dagli studenti. Prima si è iniziato a gioire per la ‘concessione’ (prevista nel Regolamento) di poter
ripetere l’esame, in caso di esito negativo, dopo 21 giorni dalla prima prova, poi è arrivata la mazzata inaspettata. 21 giorni per recuperare una prova andata male, un numero di appelli però inferiore per il recupero. Il nuovo sistema dovrebbe andare in vigore dal prossimo gennaio per i nuovi iscritti e da maggio per gli studenti degli anni successivi (considerando che l’anno accademico per quest’ultimi si chiude a marzo). “Il ridimensionamento del numero di appelli è dovuto alla sovrapposizione fra lezioni ed esami – dichiara il prof. Lucio De Giovanni, Direttore
del Dipartimento – È impensabile far combaciare le ore di corso con lo svolgimento delle prove, in una sovrapposizione che non ha paragoni in altri Corsi di Laurea. Il problema andava risolto, l’Università non è un esamificio”. Il prof. De Giovanni cita un esempio a sostegno della decisione: “Il corso di Diritto Privato fino ad aprile è praticamente deserto perché a marzo gli studenti sono ancora impegnati con gli esami e tralasciano erroneamente la didattica”. Per questo “abbiamo stabilito di dare la possibilità di seguire le lezioni in modo tranquillo e di sostenere gli esami nei mesi successivi. Fino a marzo per gli studenti in corso non cambierà nulla, da maggio, invece, ci si dovrà abituare a nuovi ritmi”. Perdere i mesi di marzo ed ottobre, a detta degli studenti, equivale a perdere tempo: “Se un laureando sostiene l’ultimo esame a settembre (in previsione della seduta di laurea di dicembre) con esito negativo, la seduta di laurea da dicembre slitterà a marzo, visto che non c’è possibilità di recuperare l’esame andato male fra ottobre e dicembre”. Stessa cosa per chi volesse invece laurearsi a marzo. Per questo gli studenti chiedono un tavolo di discussione e confronto.“Se vanno fatti degli aggiustamenti,
provvederemo – conclude il prof. De Giovanni – Siamo da sempre pronti al dialogo”. Intanto, il tam tam fa registrare le prime controproposte, tra le quali la possibilità che vengano fissati 3 appelli anziché 2 da gennaio a febbraio. Il prof. Aurelio Cernigliaro, Presidente del Corso di Laurea, ha incontrato gli studenti dopo le mobilitazioni. “Ripristinare la logica fra fine corsi ed inizio esami – spiega il docente – è stata una grande conquista. L’Università non è un luogo dove si va solo per sostenere esami, è un ambiente dove occorre valutare gli studenti alla fine di un percorso didattico. Alla fine, ciò che si guadagna in didattica da questo taglio vale molto di più di un singolo appello d’esame. Numericamente parlando, è andata via una sola prova. I nostri ragazzi dovrebbero comprendere il valore
di questa chance”. Secondo il prof. Cernigliaro insistere sulla didattica porta buoni risultati: “Basti pensare al tutoraggio ed ai corsi di sostegno per i ragazzi in difficoltà. Grazie a questi strumenti, la percentuale di abbandoni dal primo al secondo anno si è ridotta, fino ad arrivare al 14%”. Il cambiamento, come ha spiegato il docente alla delegazione di studenti che ha incontrato, “sarà graduale, e per chi è in corso e ha programmato gli esami le cose non cambieranno fino a marzo. Piano piano andrà tutto a regime, recuperando settembre, reso accessibile a tutti”. Nella seduta del Consiglio di Dipartimento di fine ottobre, i docenti, con i rappresentanti degli studenti, riparleranno della questione appelli. I professori hanno invitato i ragazzi a pensare a soluzioni alternative da proporre, fermo restando il principio di non sovrapposizione fra esami e corsi. Nel frattempo la protesta non si arresta e sono in
corso una raccolta firme, riunioni con associazioni studentesche e rappresentanti degli studenti. Un’altra novità contenuta nel Regolamento è relativa all’esame di laurea: la Commissione sarà composta da 7 docenti e non più da 11. Inoltre, è stato deliberata in via definitiva l’applicazione della media ponderata degli esami. Una modifica
“che spaventa gli studenti. Però voglio rassicurarli: durante questi mesi farò in modo che nella determinazione del voto finale si prendano in considerazione altri elementi. Cercherò di far tramutare in punti aggiuntivi attività svolte dai ragazzi durante il percorso. Ad esempio: la frequentazione di corsi specifici, la redazione di ricerche scientifiche, le pubblicazioni giuridiche e quant’altro sia inerente agli studi”, spiega il prof. Cernigliaro.
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