Sagnelli candidato a Preside

“Se eletto, la Presidenza di Facoltà sarà la mia attività prioritaria a cui dedicherò molto tempo. Come ho fatto con la Presidenza del Corso di Laurea di Medicina di Caserta. Occupandomi anche di questioni come: bilancio e sindacati, già affrontati durante l’esperienza all’Azienda Ospedaliera (4 anni, n.d.r.), ed avendo diretto molte commissioni universitarie”. Problematiche su cui ritiene di avere insomma una certa dimestichezza, “anche perché, per candidarsi alla Presidenza di Facoltà, non ci si inventa, occorrono precise competenze”. Due i suoi insegnamenti, ricevuti dal prof. Giuseppe Giusti, infettologo, una autorità scientifica riconosciuta a livello internazionale. Il primo: “mi piace essere presente nel momento che vivo; senza pensare che gli altri ti risolvano i problemi. Ed è sempre fondamentale rimettere in ordine le carte”. Il secondo: “ad una certa età bisogna raccontare sempre la verità. Che resta tale anche dopo anni”. Di suo poi ne aggiunge un terzo, di insegnamento o idea guida: “è importante l’etica, l’affetto per la scuola e per i Maestri che significa: desiderio di sapere e di buona didattica”. Con questi concetti forti si candida alla Presidenza di Medicina della SUN il prof. Ivan Sagnelli, allievo di Felice Piccinino, attualmente decano napoletano degli infettologi –  “che è stato Presidente della Società Italiana di Infettologia e collega dell’internazionalmente apprezzato prof. Giusti”. 
Sagnelli, da 16
anni nelle istituzioni
Nato il 27 giugno 1943 (dunque prossimo ai 63 anni), da 8 anni Presidente del Corso di Laurea in Medicina di Caserta, è uno dei cinque candidati superstiti alla Presidenza di Medicina della SUN, dopo che altri quattro si sono ritirati lungo il percorso elettorale partito lo scorso novembre. Inizialmente erano 9 i candidati iniziali. Poi il ritiro della disponibilità del prof. Sergio Tartaro. Dopo l’elezione a rettore del prof. Franco Rossi, che aveva promesso una semplificazione (“7 o 8 candidati sono veramente troppi. Due o tre sarebbe l’ipotesi più opportuna. Sentirò i colleghi, la decisione deve essere condivisa”), altrimenti il primo turno della consultazione sarebbe stato una sorta di primarie, hanno ritirato la disponibilità il prof. Giuseppe Paolisso, geriatra, e dopo qualche giorno anche i professori Umberto Parmegiani e Riccardo Pierantoni. 
5 i candidati 
a Preside
Il prof. Pierantoni, ha comunicato la sua decisione via mail: “ritengo di non avere i consensi sufficienti per continuare la mia candidatura, non adeguatamente competitiva”. Una valutazione di fatto. Accetta l’invito del neo rettore ad andare ad una semplificazione del numero dei candidati. Anche se Pierantoni precisa di non essere stato invitato a farlo: “ho solo registrato una difficoltà di sfondamento”. E aggiunge: “Io ho scritto un programma e l’ho anche distribuito, molto prima del mio ritiro. Non ho però riscontrato le adesioni necessarie, e dunque ne ho tratto le conseguenze. Spero facciano altrettanto gli altri candidati – mettere per iscritto i punti che vorranno realizzare, n.d.r. -. Da ingenuo penso si debba votare i programmi”. “Io voterò secondo coscienza e sulla base dei programmi”. Restano dunque in corsa cinque professori. Li ricordiamo in rigido ordine alfabetico: il cardiologo Raffaele Calabrò, il gastroenterologo Camillo Del Vecchio Blanco, il clinico Alberto Del Genio, il biologo Giovanni Delrio e l’infettologo Ivan Sagnelli. 
Il programma. Sagnelli lo sta preparando. “Va fatto – dice -. E anche bene. Perché è una cosa che resta: a futura verifica. Per il momento si compone di nove pagine”, ma è in crescita. “Beh. I colleghi mi hanno detto di limitarmi. Ma almeno i concetti fondamentali vanno esposti”.
63 anni. “L’età giusta per la Presidenza. Dopo è troppo tardi”, afferma. Chiediamo: lei si candida a due mandati o ad uno solo? “Per ora ad uno. Se eletto, chiederò fra quattro anni ai colleghi di rinnovarlo”. Tutta la carriera fra Università Federico II e Sun, con esperienza di due anni all’Università di New York, “alla Mount Sinai School of Medicine”, da 8 anni alla Presidenza del Corso di Laurea di Caserta. Precedentemente per 4 anni vicedirettore sanitario della SUN e per altri 4 anni nel CdiA dell’Azienda Policlinico SUN – complessivamente da 16 anni negli organi di governo dell’ateneo –. “Andai all’Azienda Sanitaria, perché nominato dal mio maestro, il prof. Felice Piccinino, che ne era diventato Direttore”. “Vengo da una folta schiera di studenti che arrivarono nel 1964-65 all’Istituto di Malattie Infettive, la scuola del Gesù e Maria, che aveva per direttore Ferdinando De Riitis, con Coltorti e Giusti. Piccinino aveva 29-30 anni ed era già prossimo alla docenza. Tutti noi ragazzi ci mettemmo a lavorare come pazzi, per la buona riuscita di alcuni studi: allora c’erano ancora gli studi sull’enzimologia epatica (studi che hanno portato alla scoperta delle transaminasi nelle epatiti croniche), e il prof. Giusti era un leader dell’enzimologia mondiale. Ebbi la fortuna di arrivare al posto giusto al momento giusto”. 
La candidatura
Come nasce la candidatura? “Perché un po’ se ne parla fra gli amici e i colleghi. Perché c’è una lunga presenza ed esperienza maturata  nelle istituzioni, tra Corso di Laurea, Azienda e Direzione Sanitaria. E perché uno un po’ ci si sente stimolato. E poi perché è un momento delicato nell’edilizia della facoltà, situazione che condiziona lo studio degli allievi e la ricerca”. “Inoltre ho molto collaborato con il Preside Rossi, neoeletto Rettore, nel potenziamento della didattica e della ricerca”. Dunque, alla fine “ci si sente parte di un progetto, e dunque di avere abbastanza forze (e ce ne vogliono) per dare un contributo all’ateneo e alla facoltà, anche in campo organizzativo”.
Le cose da fare? “Abbastanza numerose. L’attività didattica in primis: revisionare i programmi di studio per ciascun corso di laurea della facoltà, evitando inutili sovrapposizioni; introdurre ed applicare l’attività e–learning promossa dal gruppo del prof. Sica”. Ade “introdurre una formazione specifica per meglio indirizzarsi all’attività specialistica; dare un maggiore sviluppo alle tesi sperimentali, supportando anche i dipartimenti dove queste si svolgono; lasciare uno spazio agli studenti alla presentazione delle giornate scientifiche della facoltà; i nostri studenti debbono avere una documentazione scritta che ne riconosca l’uso in Europa: attività elettiva, specialità, scopi”. “Potenziare gli stage formativi avviati dal Preside Rossi e, con la realizzazione delle foresterie, apertura anche agli stranieri”. “Sviluppare attività formative, riconosciute, per i rappresentanti degli studenti: con riconoscimento di leggi, compiti, funzione”. “Corsi di recupero per gli studenti fuori corso”. “Istituire una specie di Collegio Didattico della Facoltà, con tutti i Presidenti di CdiL (sono 20), uno studente per ogni CdiL e l’intera Commissione Paritetica. A Caserta, il regolamento di CdiL è stato approvato e sottoscritto da tutti i docenti e gli studenti”.
La ricerca. “Della ricerca si occupano i dipartimenti. Ma la facoltà può dare degli input sugli indirizzi generali, come su quella interdipartimentale. Necessari altri, nuovi, Centri di Competenza e Centri di Eccellenza, per una più vasta partecipazione a ricerche nazionali ed internazionali. Anche con un ufficio che faciliti la formulazione e la presentazione delle richieste di finanziamento europeo”. 
“Edilizia: area
clinica la priorità”
L’edilizia. “Necessitano strutture edilizie adeguate. Ad esempio, per l’area clinica che ha, attualmente, maggiori sofferenze. Sofferenze che sono un po’ dappertutto, soprattutto di personale tecnico – ma non solo – che va in pensione e non viene sostituito rapidamente”. “Per fare tutto questo, occorre dialogo, da parte della Presidenza, per l’area didattica, come per l’area assistenziale e per l’Azienda che può rendere non facile l’attività di ricerca come quella clinica. Siamo tutti nella stessa barca: occorre lo sforzo di tutti”.
Le strutture sanitarie. “dipendono dall’attività dell’Azienda. Oggi paghiamo lo svantaggio logistico, la scarsa dotazione di organici, con troppo elevato lavoro straordinario. Necessitano nuove attrezzature. In questo la facoltà può dare indirizzi all’Azienda”.
Il futuro. “È tra l’ipotesi dell’Ospedale Bianchi a Napoli e il Policlinico a Caserta. Nel frattempo va completata l’offerta Sun a Cappella Cangiani nel Federico II, realizzando un presidio di analisi di laboratorio e di radiologia”.
Il Bianchi? “È necessario, o altrimenti altre strutture a Napoli. Per ora è il Bianchi su cui il Consiglio di Facoltà si è espresso all’unanimità”. “Occorre una forte collaborazione con il Direttore Generale dell’Azienda, che dovrà sentire le esigenze della facoltà, per uno sviluppo armonico e funzionale”. “La nostra facoltà ha bisogno anche di un rilancio psicologico. In questo senso occorre andare verso la valorizzazione, anche contrattuale, delle attività sanitarie di ricercatori e professori associati”. 
Due Poli di Medicina: “Caserta e Napoli. Non potremo pensare al Polo napoletano frazionato nel tempo, ma andare ad una necessaria riunificazione. Nel centro storico va ancora ristrutturata una parte di S. Patrizia e il Gesù e Maria”. “Abbiamo 20 Corsi di Laurea e 16 dipartimenti. Ma il dialogo fra di essi deve essere più efficace. È importante dare piena efficacia e sviluppo alle aree scientifico-disciplinari della facoltà”.
Una particolare attenzione “alla formazione dei giovani e dei giovani ricercatori”. Migliorare: “la qualità e la umanizzazione dell’assistenza”. Attenzione anche ai mass-media. “Perché la cittadinanza deve avere informazione sulla qualità della nostra ricerca e della nostra assistenza”. Per fare tutto ciò: “occorrono commissioni, squadre, con compiti precisi a persone identificate”. Naturalmente, se eletto: “le mie attività saranno concentrate a Napoli, perché qui c’è più bisogno. A Caserta, ormai, il Policlinico è stato appaltato e ci auguriamo in 4 anni di arredarlo anche, visto che i lavori vanno già piuttosto avanti”. “Finire insieme e renderli operativi, il Bianchi e Caserta, sarebbe la soluzione migliore”.
Voteranno in 414: 120 professori ordinari, 180 associati, 50 ricercatori, 64 rappresentanti degli studenti. sono parecchi. “Non li ho ancora incontrati tutti, ma già un bel numero sì”. Da 8 a 5 candidati per la Presidenza, non siete troppi? “Sì. Forse sì. Ma è la dimostrazione di una volontà di dare una mano, un desiderio di più persone di dare un contributo alle necessità della facoltà”. Al primo turno saranno dunque delle primarie? “Ci sarà una prima selezione. Ma penso sia un bene non essere in pochi: nell’interesse della facoltà”. 
Un Preside clinico?
“Meglio per l’Azienda”
Esiste questa competizione? Siete espressione di istanze diverse? “Questa competizione non credo ci debba essere, perché tutti contribuiscono alla crescita dell’ateneo. E così per docenti e ricercatori. Se poi vuole un mio parere, credo che un Preside clinico possa aiutare di più alla soluzione dei problemi con l’Azienda”. “Penso che un’alternanza nella conduzione della facoltà, fra settori clinici e biologi, sia anche utile”. “Il Preside Francesco Rossi, come biologo, ma di area farmacologica, e dunque piuttosto vicino all’area clinica, soprattutto negli ultimi si è impegnato per porre le basi di una soluzione. Lavorando 12-13 ore al giorno”.
Un giudizio sugli altri 4 candidati. “Tutti carissimi amici. Fra i migliori che ho. Certamente ben motivati, ma offro egualmente la mia candidatura. Perché penso di aver maturato un’adeguata esperienza in molti campi”. “Perché oggi non ci si improvvisa Preside. Occorrono: esperienza e competenza e l’aiuto dei colleghi”. “E degli studenti. Con i quali ho sempre avuto un ottimo rapporto, a Caserta. Ma purtroppo non sono rinnovabile come Presidente di Corso di Laurea, essendo al secondo mandato”. Però la stimano parecchio. “Questo mi inorgoglisce molto”. 
Paolo Iannotti
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