Scienze dell’architettura è una laurea triennale che consente a chi la porti fino in fondo di iscriversi all’Ordine degli architetti, nella sezione junior. In sostanza, i laureati potranno redigere progetti per edifici di piccola volumetria, lavorare negli enti pubblici, svolgere attività di assistenza nei cantieri. Chi volesse proseguire il percorso di studi, dopo aver conseguito la laurea di primo livello, ha due opportunità: Progettazione architettonica e Restauro. Tra le materie del primo anno: Matematica, Disegno, Storia dell’arte, Inglese, Costruzione delle opere di architettura, laboratorio di Progettazione, un corso integrato di Urbanistica, Pianificazione e Diritto urbanistico. Anche il prossimo anno accademico saranno 250 gli immatricolati al primo anno.
Presidente del Consiglio di Corso di Laurea – riconfermato recentemente per altri tre anni – è il professore Antonio Lavaggi.
Professore, perché uno studente che vuole diventare architetto dovrebbe iscriversi alla triennale in Scienze dell’architettura invece che alla quinquennale in Architettura?
“Se un ragazzo ha già in mente di affrontare cinque anni di studio, evidentemente può essere utile optare direttamente per la quinquennale. Se però non è così sicuro, meglio partire con la triennale, acquisire il titolo di laureato junior, magari mettersi alla prova sul mercato del lavoro e poi eventualmente proseguire con una delle due specialistiche. Progettazione architettonica offre infatti le stesse competenze ed eguali diritti, rispetto alla laurea quinquennale in Architettura”.
C’è chi dice che questi laureati triennali, in fondo, non faranno molto di più dei geometri, dal punto di vista lavorativo. Cosa replica?
“La qualità della formazione è fuori discussione, perché i docenti sono gli stessi che hanno insegnato nel corso di laurea tradizionale e pure le materie sono quelle. La differenza è che i programmi sono ridotti. I laureati sono però architetti a tutti gli effetti. Possono progettare per piccole volumetrie, il che non è assolutamente consentito ai geometri. D’altra parte, la maggioranza dei laureati della facoltà, anche i quinquennali, lavora poi su progetti di scala limitata. Piccoli progetti, però, non equivale a scadente qualità, come cerchiamo di dimostrare ormai ogni anno con il ciclo di seminari – Piccolo e bello – durante il quale ospitiamo architetti che si sono realizzati al meglio proprio attraverso la progettazione di alta qualità su scala ridotta”.
La peculiarità del Corso?
“La centralità del progetto di architettura e dei laboratori. Nei tre anni lo studente affronta cinque laboratori: tre di progettazione, uno di costruzioni e il conclusivo laboratorio di sintesi finale a scelta fra le diverse opzioni. Le limitate competenze del laureato triennale nulla hanno a che fare con la qualità e con il livello di definizione del progetto. Il corso di laurea è relativamente nuovo, inoltre, il che significa che docenti e studenti, insieme, si sforzano anno per anno di capire quello che non funziona, di apportare miglioramenti, di cambiare in corso d’opera. E’ un lavoro in fieri”.
Presidente del Consiglio di Corso di Laurea – riconfermato recentemente per altri tre anni – è il professore Antonio Lavaggi.
Professore, perché uno studente che vuole diventare architetto dovrebbe iscriversi alla triennale in Scienze dell’architettura invece che alla quinquennale in Architettura?
“Se un ragazzo ha già in mente di affrontare cinque anni di studio, evidentemente può essere utile optare direttamente per la quinquennale. Se però non è così sicuro, meglio partire con la triennale, acquisire il titolo di laureato junior, magari mettersi alla prova sul mercato del lavoro e poi eventualmente proseguire con una delle due specialistiche. Progettazione architettonica offre infatti le stesse competenze ed eguali diritti, rispetto alla laurea quinquennale in Architettura”.
C’è chi dice che questi laureati triennali, in fondo, non faranno molto di più dei geometri, dal punto di vista lavorativo. Cosa replica?
“La qualità della formazione è fuori discussione, perché i docenti sono gli stessi che hanno insegnato nel corso di laurea tradizionale e pure le materie sono quelle. La differenza è che i programmi sono ridotti. I laureati sono però architetti a tutti gli effetti. Possono progettare per piccole volumetrie, il che non è assolutamente consentito ai geometri. D’altra parte, la maggioranza dei laureati della facoltà, anche i quinquennali, lavora poi su progetti di scala limitata. Piccoli progetti, però, non equivale a scadente qualità, come cerchiamo di dimostrare ormai ogni anno con il ciclo di seminari – Piccolo e bello – durante il quale ospitiamo architetti che si sono realizzati al meglio proprio attraverso la progettazione di alta qualità su scala ridotta”.
La peculiarità del Corso?
“La centralità del progetto di architettura e dei laboratori. Nei tre anni lo studente affronta cinque laboratori: tre di progettazione, uno di costruzioni e il conclusivo laboratorio di sintesi finale a scelta fra le diverse opzioni. Le limitate competenze del laureato triennale nulla hanno a che fare con la qualità e con il livello di definizione del progetto. Il corso di laurea è relativamente nuovo, inoltre, il che significa che docenti e studenti, insieme, si sforzano anno per anno di capire quello che non funziona, di apportare miglioramenti, di cambiare in corso d’opera. E’ un lavoro in fieri”.