“Se volete crescere dovete uscire dalla vostra comfort-zone. Dovete mettervi in discussione. Ogni posto insegna cose diverse. L’importante è non partire con la mente chiusa”, l’invito di Giuseppe Ceriello, 27 anni, laureato in Ingegneria Chimica, al secondo anno del dottorato in Ingegneria dei Prodotti e dei Processi Industriali. Giuseppe e poi Tommaso Santagata e Gaetana Guida hanno raccontato le loro esperienze Erasmus e fornito preziosi suggerimenti ai loro colleghi più giovani. “Sono stato in Erasmus due volte, per motivi di studio e per un’esperienza di tirocinio. La prima volta sono partito nel 2015, al primo anno di Magistrale, e sono stato a Bratislava. Sono rimasto in Slovacchia per un semestre”. A Bratislava, Giuseppe ha sostenuto una prova equivalente ad un esame italiano di economia e ha preso parte a due laboratori e un progetto che gli sono stati riconosciuti come esami a scelta: “Ho avuto sempre A che corrisponde al 30 e lode italiano e la media è salita decisamente!”. L’ambiente universitario? “Formale e tranquillo”. Dal punto di vista della formazione, sottolinea: “non abbiamo nulla da invidiare. Però consiglio di fare dei laboratori all’estero”. Della sua esperienza ricorda un clima multiculturale dove ha stretto amicizie con ragazzi di differenti nazionalità. Consiglia Bratislava: “è una capitale piccola, ideale per un’esperienza Erasmus perché poco dispersiva. Il costo della vita è più basso rispetto all’Italia, lì si vive con poco. Ho partecipato a feste in barca e il week-end viaggiavamo. Sono stato a Cracovia, a Budapest e ho visto altre città slovacche”. Dunque: “È stata una bella esperienza”. Altra avventura: Heindoven, Olanda, pochi giorni dopo la laurea per un’esperienza di Erasmus Traineeship: “Il costo della vita lì è abbastanza alto. Ero collocato in un Dipartimento di Ingegneria Meccanica, ho fatto attività di informatica e ho avuto modo di studiare un modello di combustione che hanno sviluppato lì. In quel Dipartimento era quasi come stare in un’azienda. Anche lì ero seguito da un dottorando, ma ho dovuto cavarmela da solo e a volte ho avuto delle difficoltà”. Il mondo universitario olandese è molto diverso da quello italiano: “si fa molta pratica e gli studenti hanno scadenze settimanali, progetti da portare a termine, lavori di gruppo. Lì sei messo alla prova quasi ogni giorno. I campus sono enormi, pieni di edifici, di sedi di aziende, di multinazionali e di start-up, i professori sono giovani e dinamici. Lì l’università ti prepara al mondo del lavoro. È proprio la mentalità che è diversa lì, ci sono più soldi, più idee, più voglia di investire”.
Differente è stata, invece, l’esperienza di Tommaso Santagata, anche lui dottorando, laureato in Ingegneria Chimica. “Non sono stato uno studente Erasmus, ma ho avuto un’esperienza in Canada nell’ambito del progetto Messaggeri della Conoscenza. Il mio Dipartimento aveva stretto un accordo con la University of Western Ontario di London. Un professore canadese, ma originario dell’Italia, è venuto alla Federico II, ha tenuto un corso il cui tema principale erano i combustibili ecosostenibili e i quattro migliori studenti sono partiti per il Canada. Avevo finito già tutti gli esami e ho deciso di preparare la mia tesi lì, incentrandola sul progetto che avrei seguito: come disfarsi di un particolare inquinante che derivava dalla produzione dell’alluminio”. Sull’esperienza, tuttavia, Tommaso ha qualcosa da dire. Il progetto, infatti, è stato modificato in corso d’opera e il bagaglio che ha portato a casa è stato differente da quello che immaginava. “Il progetto prevedeva l’impiego di sostanze pericolose e mancavano alcuni requisiti di sicurezza. Mi aspettavo una maggiore organizzazione”. È stata però un’ottima occasione “per rendermi conto che la mia è un’ottima università. Il nostro bagaglio culturale ci consente di risolvere in fretta eventuali problemi nelle attività pratiche”. Tommaso ha sfruttato questa occasione per imparare bene la lingua. Sulla vita in Canada: “Abbiamo affittato casa insieme, eravamo quattro colleghi… Siamo ancora quattro. Nessuno è morto anche se lì faceva davvero tanto freddo!”, scherza. “London è una città prevalentemente universitaria ed è stata una fortuna. Abbiamo incontrato tantissimi ragazzi di diverse nazionalità”. In definitiva, consiglia “fortemente questo tipo di esperienza. Anche se le cose non sono sempre come te le aspetti, puoi imparare molto”.
Gaetana Guida ha appena concluso il suo percorso universitario in Ingegneria Chimica ed è rientrata in Italia da Siviglia prima dell’estate. “Ero all’ultimo anno della Magistrale. Sono partita per sviluppare all’estero la mia tesi, anche se le cose non sono andate esattamente come avevo previsto. Ci tenevo a completare gli esami a Napoli perché la nostra didattica è nettamente superiore, ma volevo vivere un’esperienza di studio all’estero per essere più competitiva perché è richiestissima nel mondo del lavoro ed è fondamentale nel curriculum. Sono partita con una collega di corso ed è stato un vantaggio perché ci siamo supportate in tutto. Trovare un alloggio non è stato facile perché nessuno ci accettava per un periodo breve. E anche con la lingua all’inizio non è stato semplice”. All’università Gaetana aveva una postazione computer e la sua attività consisteva nell’analizzare il processo di rimozione del cloro da un impianto di trattamento dei rifiuti urbani. “Il professore che mi seguiva era giovane e disponibile, ma non molto presente. La mia tutor, invece, era poco interessata al mio lavoro. Ho curato la parte sperimentale della mia tesi prima di partire. All’università di Siviglia hanno un laboratorio bellissimo, ma non molto funzionale. Immaginavo un lavoro bellissimo per la mia tesi, ma lì ho potuto curare solo l’aspetto simulativo e modellistico”. Se l’esperienza formativa non è stata brillantissima, però, sottolinea Gaetana: “Mi sono arricchita in altre cose”. A Siviglia, Gaetana ha sperimentato la cucina tradizionale spagnola come il salmorejo, una zuppa fatta con il pomodoro, ha avuto l’occasione di viaggiare molto nei week-end tramite alcune associazioni del luogo (“sono stata a Gibilterra, in Portogallo e in Marocco”) e di conoscere “persone di varie nazionalità, tedeschi, argentini con le quali ho ancora contatti”. L’esperienza Erasmus ha portato a Gaetana molta fortuna dal momento che, ancor prima di rientrare in Italia, ha ricevuto alcune proposte di lavoro: “ai colloqui ora ho molte più cose da raccontare. Potrei avere anche la possibilità di lavorare in qualche sede estera”.
Differente è stata, invece, l’esperienza di Tommaso Santagata, anche lui dottorando, laureato in Ingegneria Chimica. “Non sono stato uno studente Erasmus, ma ho avuto un’esperienza in Canada nell’ambito del progetto Messaggeri della Conoscenza. Il mio Dipartimento aveva stretto un accordo con la University of Western Ontario di London. Un professore canadese, ma originario dell’Italia, è venuto alla Federico II, ha tenuto un corso il cui tema principale erano i combustibili ecosostenibili e i quattro migliori studenti sono partiti per il Canada. Avevo finito già tutti gli esami e ho deciso di preparare la mia tesi lì, incentrandola sul progetto che avrei seguito: come disfarsi di un particolare inquinante che derivava dalla produzione dell’alluminio”. Sull’esperienza, tuttavia, Tommaso ha qualcosa da dire. Il progetto, infatti, è stato modificato in corso d’opera e il bagaglio che ha portato a casa è stato differente da quello che immaginava. “Il progetto prevedeva l’impiego di sostanze pericolose e mancavano alcuni requisiti di sicurezza. Mi aspettavo una maggiore organizzazione”. È stata però un’ottima occasione “per rendermi conto che la mia è un’ottima università. Il nostro bagaglio culturale ci consente di risolvere in fretta eventuali problemi nelle attività pratiche”. Tommaso ha sfruttato questa occasione per imparare bene la lingua. Sulla vita in Canada: “Abbiamo affittato casa insieme, eravamo quattro colleghi… Siamo ancora quattro. Nessuno è morto anche se lì faceva davvero tanto freddo!”, scherza. “London è una città prevalentemente universitaria ed è stata una fortuna. Abbiamo incontrato tantissimi ragazzi di diverse nazionalità”. In definitiva, consiglia “fortemente questo tipo di esperienza. Anche se le cose non sono sempre come te le aspetti, puoi imparare molto”.
Gaetana Guida ha appena concluso il suo percorso universitario in Ingegneria Chimica ed è rientrata in Italia da Siviglia prima dell’estate. “Ero all’ultimo anno della Magistrale. Sono partita per sviluppare all’estero la mia tesi, anche se le cose non sono andate esattamente come avevo previsto. Ci tenevo a completare gli esami a Napoli perché la nostra didattica è nettamente superiore, ma volevo vivere un’esperienza di studio all’estero per essere più competitiva perché è richiestissima nel mondo del lavoro ed è fondamentale nel curriculum. Sono partita con una collega di corso ed è stato un vantaggio perché ci siamo supportate in tutto. Trovare un alloggio non è stato facile perché nessuno ci accettava per un periodo breve. E anche con la lingua all’inizio non è stato semplice”. All’università Gaetana aveva una postazione computer e la sua attività consisteva nell’analizzare il processo di rimozione del cloro da un impianto di trattamento dei rifiuti urbani. “Il professore che mi seguiva era giovane e disponibile, ma non molto presente. La mia tutor, invece, era poco interessata al mio lavoro. Ho curato la parte sperimentale della mia tesi prima di partire. All’università di Siviglia hanno un laboratorio bellissimo, ma non molto funzionale. Immaginavo un lavoro bellissimo per la mia tesi, ma lì ho potuto curare solo l’aspetto simulativo e modellistico”. Se l’esperienza formativa non è stata brillantissima, però, sottolinea Gaetana: “Mi sono arricchita in altre cose”. A Siviglia, Gaetana ha sperimentato la cucina tradizionale spagnola come il salmorejo, una zuppa fatta con il pomodoro, ha avuto l’occasione di viaggiare molto nei week-end tramite alcune associazioni del luogo (“sono stata a Gibilterra, in Portogallo e in Marocco”) e di conoscere “persone di varie nazionalità, tedeschi, argentini con le quali ho ancora contatti”. L’esperienza Erasmus ha portato a Gaetana molta fortuna dal momento che, ancor prima di rientrare in Italia, ha ricevuto alcune proposte di lavoro: “ai colloqui ora ho molte più cose da raccontare. Potrei avere anche la possibilità di lavorare in qualche sede estera”.