Sensibilità: il tratto caratteristico di chi studia Architettura

“Cinque anni di grande impegno, un periodo di formazione continua che non è fine a se stesso, piuttosto un cambiamento di vita, la costruzione della propria personalità”. Questa la descrizione del percorso di laurea in Architettura secondo il prof. Nicola Pagliara, docente di Composizione presso la Facoltà del Federico II. “Col passaggio all’Università – continua Pagliara – si chiude la vita spensierata del liceo, e si entra nella realtà”. Una realtà, quella dei futuri architetti, fatta di impegno, di studio intelligente  e approfondito. “Gli studenti dovrebbero affrontare  il corso di laurea come una vocazione, sapendo dei sacrifici che dovranno fare, rendendosi conto che è importante studiare anche le materie scientifiche, che spesso possono risultare noiose. Il tutto in un clima di felicità e allegria perchè l’Università deve essere vissuta in allegria”. Al primo anno , le matricole si troveranno a seguire insegnamenti di tipo scientifico quali Matematica e Geometria, affiancati ad altri più caratterizzanti quali Storia dell’Architettura, Scienze delle costruzioni, Urbanistica. Per ogni insegnamento, ci sono due corsi paralleli tenuti da docenti diversi tra i quali lo studente può scegliere liberamente. “Alla base – spiega Pagliara – occorre attenzione alla conoscenza, alla storia dell’arte e alla filosofia. Va bene, quindi, scartabellare i libri di Filosofia del liceo, per una preparazione che è infinita… consiglio agli studenti, soprattutto del primo anno, di seguire i corsi scegliendo quelli tenuti dai docenti più carismatici. E’ molto importante, infatti, anche il feeling che viene a crearsi tra studente e docente, a mio avviso deve essere un rapporto profondo”. Grande impegno ma anche sensibilità è la caratteristica, secondo Pagliara, necessaria per gli aspiranti architetti. “E’ importante essere sensibili verso tutto quello che ci circonda, al dolore, al piacere, etc.. Disegnare è l’ultima cosa che devono saper fare, al contrario di ciò che molti diplomati pensano. Quello dell’architetto è un lavoro creativo, in quanto la tecnica appresa serve solo per esprimersi, ma gli avvenimenti devono essere filtrati. E forse è proprio questa sensibilità che differenzia un architetto da un ingegnere, questo esprit de finesse che permette di trasformare l’indispensabile in necessità di configurazione della forma”.
- Advertisement -




Articoli Correlati