Servizio Buddy da intensificare per gli studenti stranieri

Cambio di guardia al Corso di Laurea a ciclo unico in Medicina e Chirurgia in lingua inglese; la prof.ssa Maria Luisa Balestrieri prende il posto del Presidente “storico” (per usare le parole della docente), il prof. Gianpaolo Papaccio. Docente di Chimica e biochimica, dirigente biologo di primo livello presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Vanvitelli, la prof.ssa Balestrieri vanta un gran numero di pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali. “Ho motivo di credere che la scelta sia ricaduta su di me per l’esperienza accumulata in questi anni, sia come docente che come Vicepresidente di Corso di Laurea – racconta – Sono molto contenta di questa nomina,  dimostra la fiducia che i miei colleghi nutrono nei miei confronti e che non ho certo intenzione di disattendere. Le responsabilità del ruolo non sono poche, e se questo è vero per un Corso tradizionale, lo è ancor di più per quel che riguarda un Corso internazionale che si svolge in una lingua non italiana. Così, in una condizione in cui più realtà differenti devono convivere, serve una figura intermediaria capace, come lo è stata quella del prof. Papaccio e come intendo essere io”.
Le difficoltà del Corso di Laurea non sono, come ci si potrebbe aspettare, soltanto quelle derivanti dalla mole di studio, ma anche dalla modalità stessa degli esami per gli studenti stranieri: “spesso abituati al sostenimento degli esami in forma scritta e che quindi possono presentare più difficoltà di fronte ad una prova orale. Questo, naturalmente, dipende dai differenti sistemi di istruzione dei vari Paesi, ma noi, come Ateneo e Dipartimento, ci sentiamo in dovere di aiutare attivamente gli studenti, con soluzioni rapide ed efficaci. Per questo motivo, uno dei miei primi interventi sarà quello di chiedere l’intensificazione del servizio Buddy, cioè l’affiancamento di uno studente italiano a un collega straniero in modo che quest’ultimo possa godere di una sorta di tutor che lo aiuti per tutto ciò che concerne la vita universitaria”. Un miglioramento della vita degli studenti stranieri nel nostro Paese “vuol dire una semplificazione delle prassi burocratiche, una fruizione maggiore e garantita dei servizi sanitari e la presenza costante dell’istituzione universitaria, cosicché lo studente, già lontano da casa, non si senta smarrito o non aiutato”. Gli studenti italiani del Corso, “il cui livello di inglese è davvero molto alto”, hanno naturalmente aspirazioni ad intraprendere una carriera al di fuori dei confini, “in tal caso il nostro Corso si rivela un passepartout”. I punti di forza sono: “una presenza a tuttotondo nella vita dello studente, che può rivolgersi ai docenti per qualsiasi istanza incontrando sempre la massima disponibilità; gli spazi molto ampi malgrado, essendo la nostra sede un edificio storico, non si tratta di aree progettate per i grandi numeri (nell’ottica di un incremento dei posti messi a bando, sarà necessario lavorare anche a un incremento delle strutture); l’attività pratica, l’aspetto più importante nel percorso di studi di un aspirante medico, perché è sul campo che egli può non soltanto applicare le conoscenze acquisite, ma anche sviluppare quella disposizione emotiva di cui un medico non può mai essere sprovvisto”. E la docente si spende anche in alcune considerazioni sul ruolo del medico, alla luce della persistente emergenza epidemiologica, che ha posto la comunità scientifica e i medici stessi al centro di un ciclone mediatico: “oggi più che mai credo sia necessario riflettere sul ruolo del medico. I media trasmettono spesso notizie capziose, forzate o mutilate, minando così la divulgazione di informazioni scientifiche attendibili e generando panico e disinformazione nella popolazione. Questi non sono certo bei tempi, ma il temperamento dei medici e la loro empatia hanno fatto sì che si fronteggiasse questa epidemia, quantomeno nelle corsie degli ospedali, in modo esemplare”.

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