Università collegata al territorio è anche questo: due giovani tesisti lavorano ad un progetto che vuole riconvertire in un’azienda eco-sostenibile un sito confiscato alla camorra. L’iniziativa è nata grazie alla collaborazione del Dipartimento di Ingegneria Industriale con la Filca Cisl della Campania che, rappresentando il settore delle costruzioni, ha da tempo intrapreso un percorso di sensibilizzazione sul tema della legalità e del recupero dei beni confiscati alla criminalità organizzata. In questo filone si è innestata l’anno scorso la possibilità di tracciare le linee guida per la costituzione di una filiera eco-compatibile che partendo dalla coltivazione della canapa arrivasse alla costruzione di mattoni per l’edilizia. Così a due laureandi di Ingegneria Gestionale, che lavoravano alla tesi con il prof. Guido Capaldo, è stato chiesto di sviluppare un elaborato che immaginasse diversi scenari possibili per la realizzazione della filiera. “Per noi è stata una grossa opportunità di poter lavorare su un caso concreto e non solo sui testi”. spiegano Cristina Ciocia e Antonio Belmonte.
L’area su cui hanno dovuto lavorare è quella di un’azienda di calcestruzzi in regime di confisca definitiva, situata a Santa Maria La Fossa, in particolare la Beton Campania. “Abbiamo ipotizzato tre possibili scenari, dalla semplice coltivazione, alla coltivazione-produzione fino alla filiera completa. Sicuramente – spiega Cristina – lo scenario più interessante è proprio quello della filiera che partendo dalla coltivazione della materia prima, il canapulo, arriva fino al prodotto finale, i mattoni. Si tratta, inoltre, di un prodotto completamente biodegradabile, che in Italia ancora non è molto conosciuto, ma viene molto usato in Nord Europa”. La parte più difficile del lavoro, sostiene la neo laureata, è stata proprio il reperire informazioni su questo prodotto. “Poi abbiamo dovuto stendere un vero e proprio business plan calcolando tutti gli aspetti legati alla produzione e alla distribuzione, arrivando a considerare fino all’ultimo dettaglio, ad esempio se era più conveniente avere dei nostri camion o fittarli. Abbiamo dovuto fare milioni di calcoli e ricerche! Anche se è stato un lavoro lungo, durato circa 6 mesi, è stato bello per noi poter contribuire con il nostro impegno a dare un volto nuovo all’edilizia italiana, togliendo spazio alla camorra”. Purtroppo, aggiunge Cristina, “non sappiamo se vedremo mai realizzato il progetto. Sono previsti dei fondi regionali, ma dai nostri calcoli occorre una spesa di circa 1 milione 500 mila euro, partendo dalla bonifica dell’area fino al completamento degli impianti. La realizzazione del progetto sarebbe per noi un sogno che diventa realtà”.
Valentina Orellana
L’area su cui hanno dovuto lavorare è quella di un’azienda di calcestruzzi in regime di confisca definitiva, situata a Santa Maria La Fossa, in particolare la Beton Campania. “Abbiamo ipotizzato tre possibili scenari, dalla semplice coltivazione, alla coltivazione-produzione fino alla filiera completa. Sicuramente – spiega Cristina – lo scenario più interessante è proprio quello della filiera che partendo dalla coltivazione della materia prima, il canapulo, arriva fino al prodotto finale, i mattoni. Si tratta, inoltre, di un prodotto completamente biodegradabile, che in Italia ancora non è molto conosciuto, ma viene molto usato in Nord Europa”. La parte più difficile del lavoro, sostiene la neo laureata, è stata proprio il reperire informazioni su questo prodotto. “Poi abbiamo dovuto stendere un vero e proprio business plan calcolando tutti gli aspetti legati alla produzione e alla distribuzione, arrivando a considerare fino all’ultimo dettaglio, ad esempio se era più conveniente avere dei nostri camion o fittarli. Abbiamo dovuto fare milioni di calcoli e ricerche! Anche se è stato un lavoro lungo, durato circa 6 mesi, è stato bello per noi poter contribuire con il nostro impegno a dare un volto nuovo all’edilizia italiana, togliendo spazio alla camorra”. Purtroppo, aggiunge Cristina, “non sappiamo se vedremo mai realizzato il progetto. Sono previsti dei fondi regionali, ma dai nostri calcoli occorre una spesa di circa 1 milione 500 mila euro, partendo dalla bonifica dell’area fino al completamento degli impianti. La realizzazione del progetto sarebbe per noi un sogno che diventa realtà”.
Valentina Orellana