Tasse più basse, borse di studio, bonus per superare il Digital Divide

Sostegno agli universitari, didattica online, lauree abilitanti, Scuole di Specializzazione Medica: tante le domande dai partecipanti all’incontro al Ministro Manfredi sui temi più importanti del momento. È stato previsto un qualche tipo di strumento per evitare che, data la crisi economica nella quale ci stiamo addentrando, alcuni potenziali studenti non possano accedere all’istruzione universitaria perché obbligati a dover aiutare in famiglia e quindi trovare un lavoro? Secondo lei, sarà necessario potenziare non solo gli strumenti che già esistono, quindi borse di studio, ma anche dare una sorta di bonus alle famiglie per ripagarle del mancato reddito? (Gaetano Polichetti, secondo anno in Economia e Commercio, DISES, Federico II). “Quello dell’accesso all’università è un tema molto importante e critico. L’esperienza che abbiamo vissuto con la crisi del 2008 e poi con la crisi del debito sovrano successiva è stata fortemente pagata, in Italia, con la riduzione dell’accesso all’università. Abbiamo perso dal 15 al 20% degli immatricolati dopo il 2008 e questo in un Paese dove già l’accesso alla formazione superiore è un accesso ridotto. La politica che stiamo seguendo si basa su due direttrici. Per quanto riguarda il mio Ministero, di un intervento sul diritto allo studio, che significa un abbattimento delle tasse universitarie, almeno per i redditi medio-bassi, un aumento delle borse di studio, una serie di bonus che riguarda no il Digital Divide e una serie di altre necessità con un investimento complessivo di quasi 300 milioni. Questo è stato introdotto nel Decreto che abbiamo approvato l’altra sera. Poi ci sono delle forme di sostegno al reddito, alle famiglie, che significa cassa integrazione, bonus e contributi che dovrebbero ridurre l’impatto della riduzione del reddito sulle famiglie. La combinazione di questi due interventi dovrebbe parzialmente o completamente sterilizzare la riduzione delle iscrizioni”. La didattica online è una necessità in questo periodo emergenziale. In un futuro in cui la normalità prima o poi tornerà, ha senso continuare con la didattica online? È uno strumento che ha dei pregi, ma ha il grosso contro di far mancare allo studente quel vivere universitario, quella condivisione all’interno di una comunità che è un valore aggiunto. (Roberto Formettelli, Economia, Università degli Studi di Brescia). “Io credo che l’università sia comunità e che quindi debba fare didattica in presenza. Però non dobbiamo perdere questa esperienza perché può rappresentare uno strumento utile per una didattica integrativa, anche per essere più interattiva con gli studenti e, quindi, può essere un pezzo della formazione aggiuntiva, ma non può essere la formazione”.
Specializzazioni mediche e lauree abilitanti
Da poco abbiamo avuto la notizia dell’aumento delle 4200 borse di Specializzazione. Vorrei chiedere, dato che siamo a due mesi da quello che dovrebbe essere il periodo del test di accesso alle Scuole di Specializzazione Medica, se verrà effettuato a luglio o verrà spostato. (Matteo Mancino, laureato alla Cattolica di Roma, Medico abilitato). “Sulla gestione del concorso siamo riusciti, con un investimento importante, ad aumentare il numero di borse. Abbiamo previsto 4200 borse in più quindi avremo una platea di borse molto importante, circa il 50% in più di quelle messe a bando lo scorso anno. Entro la fi ne della prossima settimana decideremo il calendario. Normalmente il concorso si è sempre svolto l’ultima settimana di luglio e adesso stiamo valutando anche la possibilità di tenerlo a settembre. Ricordo che l’anno accademico comincia il 1° novembre, quindi, eventualmente, si può spostare a settembre. Questo dipende da diversi fattori: dall’aspetto sicuramente organizzativo, poi abbiamo anche un problema di accreditamento delle Scuole, cioè c’è un processo di distribuzione delle borse che riguarda non solo il Ministero dell’Università, ma anche il Ministero della Salute. Adesso, avendo cristallizzato con l’approvazione del Decreto, anche se forse ci sarà possibile ancora qualche aggiunta in sede di conversione parlamentare per il numero di borse, siamo in grado di fare la programmazione, quindi attribuire le borse alle Scuole e defi nire il calendario”. Visti i pregressi dell’ultimo concorso per le Scuole di Specializzazione Medica, in cui le modalità concorsuali hanno costituito degli importanti ritardi nell’assegnazione delle borse e una grave perdita, c’è la possibilità di istituire un tavolo di lavoro congiunto anche con le associazioni per poter lavorare ad una riforma concreta delle modalità concorsuali ed evitare sprechi basati sulla scelta di borse pur di accaparrarsi un contratto anziché seguire le proprie inclinazioni e favorire così i medici che, in questo momento, sono a spasso per colpa di un viziato meccanismo? (Umberto D’Errico, laureato all’Alma Mater Studiorum, Medico). “Hai sollevato un tema che mi sta particolarmente a cuore. Si verifica ogni anno che una percentuale importante delle borse di studio si perda perché dei laureati accettano posizioni in Scuole di Specializzazione e in sedi che non sono gradite. Quindi prendono il contratto, l’anno successivo partecipano di nuovo al concorso, abbandonano quello precedente che si perde. Questo numero è tra il 15 e 20% di borse, quindi è una cosa inaccettabile. È mia intenzione affrontare questo tema, avremo un incontro anche con le vostre associazioni. Non so se saremo in grado di poter apportare una modifica sostanziale delle modalità di concorso per questo concorso perché i tempi sono estremamente stretti e ci sono delle procedure amministrative complesse. Cercheremo, se possibile, degli aggiustamenti almeno parziali per dare una risposta alle distorsioni più grandi, per affrontare, poi, una riforma complessiva delle modalità di accesso. La procedura di accesso con il concorso nazionale, che sicuramente ha rappresentato un passo avanti per la trasparenza, ha determinato con le modalità di scelta una serie di problemi e distorsioni che si sono amplificati nel tempo”. Si sta prendendo in considerazione la possibilità per dottorandi, assegnisti di ricerca e ricercatori di ottenere una proroga delle borse di studio al fine di consentire di ultimare i percorsi di ricerca all’estero o le analisi che, per necessità, devono essere condotte sul campo? (Serena Mottola, dottoranda Università Parthenope di Napoli). “Nel provvedimento che abbiamo adottato l’altro giorno c’è una proroga, per l’ultimo anno per i dottorandi di ricerca, di due mesi che è coperta anche finanziariamente. Possibilità di proroga anche per gli assegni di ricerca, in questo caso senza copertura perché verrà utilizzato un meccanismo diverso in quanto gli assegnisti hanno uno status un po’ diverso”.
5 mila nuovi ricercatori
Siamo collegati in tanti, ricercatori a tempo indeterminato abilitati di vari Atenei italiani. Abbiamo bisogno di una rassicurazione. Siamo molto felici per la stabilizzazione dei precari e i 5000 posti previsti per gli RTDB. Però, lei che conosce la nostra situazione, immagina che siamo terrorizzati all’idea di essere ulteriormente scavalcati e dimenticati dopo 20 anni di servizio e di insegnamento, a fronte di questi 5000 posti per RTDB? (Roberta Mongillo, anche a nome di tanti ricercatori a tempo indeterminato abilitati, da vari Atenei italiani). “Sono consapevole di questo problema e sono convinto che l’opportunità per i nostri ricercatori a tempo indeterminato debba essere data il più presto possibile. Nel Decreto Milleproroghe già avevamo inserito 1000 posizioni di ricercatore, sono posizioni di avanzamento per i ricercatori a tempo indeterminato. Il mio impegno sarà di fare in modo che la soluzione del problema di tutti i ricercatori a tempo indeterminato in Italia, che hanno l’abilitazione e che hanno la giustissima aspirazione ad un passo in avanti nella carriera, non avvenga dopo che vengano svolti i concorsi per questi ricercatori RTDB. Dal nostro monitoraggio ci dovrebbero essere 3000 ricercatori a tempo indeterminato oggi che hanno l’abilitazione e non sono passati ancora ad associato. Faremo un provvedimento che consentirà di risolvere questo problema in tempi rapidi”. Parlo per coloro che dovranno affrontare un Esame di Stato e, in particolare, per noi architetti. Vorrei sapere se è possibile rendere le nostre lauree abilitanti come è stato fatto per Medicina. (Roberta Silvestri, laureata in Architettura alla Federico II di Napoli). “Questa domanda mi permette di chiarire una serie di cose. Sono stato il primo ministro a realizzare una laurea abilitante. Della laurea abilitante in Medicina si parlava da dieci anni, una serie di provvedimenti sono stati rinviati di anno in anno. La mia idea è che anche altre lauree lo diventino, sto preparando un disegno di legge da portare in Parlamento. Mi preme spiegare che quello delle lauree abilitanti è un tema di rilevanza costituzionale perché nella Costituzione è previsto che ci sia un Esame di Stato per l’accesso alle professioni. Per Medicina c’è stato un intervento straordinario dovuto all’emergenza sanitaria. Abbiamo operato con un decreto, cosa che normalmente non viene mai fatta su un argomento di rilevanza costituzionale. Quella è stata un’operazione eccezionale. Presenterò in Parlamento, è quasi pronto, un disegno di legge che rende abilitanti una serie di lauree a ciclo unico”. Anche io avevo una domanda in merito alle lauree abilitanti. Quali sono i tempi in cui verrà proposto in Parlamento questo disegno di legge? (Gianluca Corongiu, Parma). “Nel giro di qualche settimana presenteremo questo disegno di legge. Poi chiaramente dovrà essere approvato dal Parlamento”.
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