Tesi: un lavoro sperimentale può fare la differenza

La maggior parte delle tesi della Facoltà di Scienze sono di tipo sperimentale. Si deve seguire un progetto di ricerca, occupandosi di un segmento in particolare. Se la tesi affronta un campo particolarmente innovativo, o impegnativo, può fare la differenza nel curriculum. Un buon lavoro di tesi, specie se di tipo magistrale, può richiedere anche più di un anno di lavoro. Paola Frallicciardi, 27 anni, si è laureata in Fisica Medica a marzo, con una tesi sulla SPECT (Single Photon Emission Computer Tomografy), la tomografia ad emissione di singolo fotone. Serve per avere un’immagine fedele degli organi interni di piccoli animali, in genere cavie da laboratorio geneticamente modificate. La tomografia è una mappatura. Si introduce nella cavia un elemento chimico radioattivo, che emette delle particolari radiazioni, dette radiazioni gamma. L’energia è trasportata da particelle di luce che si chiamano fotoni. Queste emissioni vengono raccolte da un rivelatore ad alta risoluzione, per visualizzare il tessuto in esame. Accoppiato a questo rilevatore c’è un collimatore “quello che ho utilizzato viene di solito adoperato in astrofisica, per captare le raggi gamma provenienti da corpi celesti. Il suo utilizzo nel campo della produzione di immagini di piccoli animali è recente” spiega Paola. Lo studio è stato intrapreso perché le recenti scoperte sul genoma, cioè il corredo genetico di ogni specie, hanno rivelato le similitudini esistenti tra gli esseri umani e i topi.  Paola ha vinto una borsa di studio presso uno dei Centri di Competenza della Regione -strutture che si occupano di fare da collegamento tra l’università e le piccole e medie imprese, allo scopo di sviluppare l’innovazione tecnologica nei processi di produzione-. “Concilia la ricerca universitaria con la concretezza di un lavoro in azienda. Studiare la fisica applicata alla medicina mi affascina molto. Ho accettato di fare questa esperienza per imparare cose nuove e decidere del mio futuro”, commenta.
“Io mi sono occupata della tomografia computerizzata della mammella per la prevenzione del cancro al seno” dice Rossella Avitabile, anche lei laureata in Fisica Medica che spiega il suo lavoro. “La mammografia tradizionale è una tecnica dolorosa che presenta dei limiti diagnostici perché la mammella è schiacciata e non si riesce a vedere ogni sua parte. Quella che proponiamo noi è un’alternativa che speriamo si riveli migliore”. Con questo sistema la donna fa l’analisi in posizione prona, distesa sulla pancia, con la mammella inserita in un foro. Intorno c’è il sistema di rilevamento, costituito da un tubo a raggi X che fa una scansione del seno e ne permette la ricostruzione dalla punta alla base. “In realtà questo è uno studio preliminare. Ci siamo limitati a delle prove su piccoli fantocci di cera e fili di tungsteno”. La cera simula il tessuto grasso del quale la mammella è costituita, mentre il tungsteno è un elemento ad alto contrasto. Serve a simulare le microcalcificazioni che si formano all’interno della mammella. Rossella ha trent’anni e l’impatto con l’università non è stato dei più semplici, “ci ho messo molto tempo, poi ad un certo punto, mi sono data una scrollata ed ho sostenuto dieci esami in un anno. Ora seguo i corsi al Centro di Competenza e in futuro mi piacerebbe lavorare in azienda”. 
“Nella mia tesi ho studiato un sistema di automatizzazione dei processi di manutenzione aeronautica, occupandomi della classificazione di piccole avarie” dice Gaetano Zazzaro laureato in Matematica, che ha svolto una tesi al CIRA, il Centro di Ricerche Aerospaziali che si trova a Capua. Corrosione di un’ala o di una fusoliera, bulloni allentati, problemi ad un impianto, sono le più frequenti piccole avarie, anche dette non conformità, che un tecnico può registrare quando un velivolo è fermo in un hangar. “Sono problemi che non si trovano   manuali di aeronautica. Abbiamo lavorato alla creazione di alberi di classificazione delle regole produttive, per trovare delle anomalie nei velivoli, applicando tecniche di estrazione di dati numerici e testuali”. Queste procedure sono state applicate ad un campione di 1200 non conformità. Gaetano ha 29 anni, innamorato della matematica in ogni suo aspetto, ha maturato questa consapevolezza nel tempo. “Prima ero iscritto ad Agraria, avevo anche fatto degli esami ma non mi piaceva. Spero di continuare a studiare, perché è la cosa che so fare meglio. Mi piacerebbe fare il dottorato, ma nel frattempo invio curricula e faccio corsi di inglese”. “Nel corso di questi anni, sono stati raccolti numerosi dati che hanno permesso di identificare due proteine la cui sintesi è aumentata notevolmente in seguito all’addestramento ad un apprendimento associativo di piccole cavie” racconta Carolina Cefaliello, ricercatrice di Neuroscienze, che spiega di cosa si è occupata nella sua tesi di dottorato. Carolina ha 34 anni, si è sposata presto ed ha avuto una bambina perciò per un lungo periodo ha dovuto interrompere gli studi. E’ tornata all’università quando la bambina aveva un paio d’anni e da allora non si è più fermata. “Spero di continuare su questa strada perché adoro la biologia”. Gli studi di cui si è occupata con il suo gruppo hanno permesso un nuovo approccio alla biologia del neurone.
Simona Pasquale
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