Testimonianze in aula e visite nei tribunali nel programma delle nuove docenti di Diritto Processuale Penale

A lezione di Diritto Processuale Penale ci sono due nuovi docenti: la prof.ssa Vania Maffeo per la III cattedra (D/C) e la prof.ssa Clelia Iasevoli per la IV cattedra (D/K). “Ho assunto il ruolo per la disciplina di Procedura Penale qualche mese fa – dice la prof.ssa Maffeo – In precedenza, ho insegnato Procedura Penale Comparata, corso complementare che tengo tuttora con lo stesso entusiasmo”. A quasi un mese dall’inizio delle lezioni, la docente ha ben chiaro cosa voglia trasferire alla platea studentesca. “Al corso cerco di far comprendere agli studenti che siamo di fronte ad una materia in continua evoluzione. Ogni sera, guardando il telegiornale, ci accorgiamo di come il Parlamento metta in atto qualche riforma. Per questo, la cosa più importante da acquisire è il metodo, un sistema generale. Più che imparare la disciplina, mi interessa che gli studenti abbiano capito il senso degli Istituti, senza limitarsi alla materia astratta”. Apprendere il sistema, attraverso le implicazioni delle norme costituzionali nel settore penale è il punto da cui partire. “Gli argomenti sono tutti correlati e le difficoltà iniziali emergono se lo studio è settoriale e mnemonico. I ragazzi, infatti, tendono a ricordare e non a capire. Niente di più sbagliato, ottiene più successo chi si pone il problema e non chi fa uno sforzo di memoria”. In sede d’esame: “anche chi sembra preparato e propina le norme a raffica non è detto che sia bravo e che abbia un buon voto. In quel frangente, mi preoccupo di stabilire se c’è un ragionamento di base e non una pappardella standard imparata ad hoc. Tra qualche anno, quando si preparerà per futuri concorsi, colui che avrà imparato a memoria non ricorderà più nulla e andrà in crisi. Il Codice si può sempre leggere ed imparare, il metodo che permette di ricordare e ragionare, invece, occorre apprenderlo a lezione e con uno studio mirato”. Allieva del prof. Giuseppe Riccio, la prof.ssa Maffeo tiene molto all’aspetto pratico della materia, proprio come il suo Maestro. “Faremo una serie di approfondimenti tematici tenuti da magistrati, notai e vari professionisti – spiega la docente – Durante le lezioni, o nei seminari pomeridiani, affronteremo tanti argomenti, fornendo ulteriore materiale didattico su un fronte giurisprudenziale. Quest’ultimo non deve essere considerato come un peso, meglio studiare qualche pagina in più, che non capire un granché e sbagliare la prova”. La docente appare alquanto esigente. “Per certi versi lo sono, ma ritengo di essere anche disponibile. Nel corso dell’intero anno accademico, sono sempre a disposizione di chi ne avesse bisogno. Do ai ragazzi l’opportunità di ripetere e verificare la preparazione durante il ricevimento ma ritengo l’esame uno scambio, una sorta di do ut des che mi permetta di essere generosa”. 
È in supplenza annuale la prof.ssa Clelia Iasevoli, già docente di Legislazione Penale Minorile, corso complementare che continuerà a tenere in questo semestre. “Il mio metodo è sempre lo stesso – dichiara la docente – Utilizzo l’aula come un Laboratorio giuridico in cui gli studenti partecipano alle lezioni, attraverso un ragionamento sistematico. I ragazzi, oltre a conoscere il diritto interno, dovranno adeguarsi a quello europeo, studiando così la pluralità delle fonti con un’attività di ragionamento interpretativo”. Alla base dello studio, infatti, “vi deve essere l’interpretazione del manuale che, però, non può più essere l’unico punto di riferimento, ma mezzo di supporto in quanto ausilio. Il dato normativo di un testo, in un sistema integrato, non basta. Occorre coinvolgere tutte le fonti del diritto per acquisire il giusto bagaglio di conoscenza, in un confronto continuo fra diritto e giurisprudenza”. Il corso si avvarrà di 5 attività seminariali molto interessanti: “Ci recheremo nelle aule di Tribunale per equiparare lo studio all’attività giudiziaria. Attraverso l’aiuto di giudici e magistrati, saremo spettatori di varie udienze, per avere una visione concreta della disciplina sul piano applicativo. Il confronto con la prassi arriverà all’inizio di maggio, fuori dall’orario di lezione, con visite mirate”. Perché, ricorda la docente, “alla fine del mio corso di studi, dopo la laurea e da studentessa, non avevo idea di cosa fosse l’attività in Tribunale. Mi piacerebbe che i miei ragazzi conoscessero prima il sistema applicativo, per poterlo traslare nello studio e nel post laurea”. Ed invece, guardando all’immediato futuro, in vista degli esami: “non voglio studenti che imparano a memoria e poi vanno in crisi durante l’esposizione. In sede di prova, se si pone una domanda bloccando il discorso, lo studente che ha una preparazione mnemonica non saprà andare avanti. I ragazzi più bravi, quelli che raggiungono i voti migliori, studiano e sanno interpretare e continuare ad esporre anche dopo le interruzioni. Le domande implicano il ragionamento, occorre elasticità mentale per dimostrare di essere preparati”. 
Susy Lubrano
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