Un cantante -inventore di un genere- in cattedra. Ritorna alla Facoltà di Economia di Capua, dopo il fortunato incontro dello scorso anno, Tony Tammaro. L’evento, che si è svolto il 29 gennaio, rientra nell’ambito delle numerose attività seminariali previste dalla cattedra di Economia e Gestione delle Imprese del Preside prof. Vincenzo Maggioni. Il corso integra in modo dinamico lezioni frontali su tematiche economico-gestionali ad interventi di esponenti celebri del mondo produttivo e delle imprese (tra gli ospiti recenti, il Presidente della Camera di Commercio di Caserta ing. Gustavo Ascione).
Il seminario su “La musica è un’impresa!”, condotto da Tammaro con notevole perizia “tecnica”, da vero “addetto ai lavori” (sono stati affrontati anche temi squisitamente economici come il “punto di pareggio” e la clusterizzazione del mercato musicale), è stato allietato da un mini-concerto finale, che ha coinvolto i numerosissimi studenti presenti (l’Aula Magna da più di 200 posti era piena) accorsi per ascoltare canzoni in allegria, ma tornati a casa con una bella lezione su un mercato dalle indiscutibili potenzialità e dai singolarissimi processi di gestione.
“Il leit motiv dell’invito di un personaggio alternativo -rispetto ai classici e blasonati ospiti che ci si aspetterebbe di trovare nelle aule accademiche- risiede nella volontà di mostrare ai nostri allievi le difficoltà della creazione d’impresa in un campo particolare, spesso erroneamente sottovalutato, come quello della musica- spiega il prof. Manlio Del Giudice- L’impresa musicale (da cui il titolo volutamente provocatorio del seminario) si trova oggi a confrontarsi con un target particolarmente esigente, “mobile”, volubile (la tipica infedeltà del suo consumatore tipo), iperdinamico, trasversale ad ogni logica di segmentazione”. Le determinanti e le peculiarità del mercato in cui si trova a muovere i passi oggi un’impresa giovane come l’etichetta “Massimo Rispetto” fondata da Tammaro, presentano caratteristiche idealtipiche che rendono il settore particolarmente complesso e degno di approfondimenti. Lo start up non presenta grandissimi costi di avvio – ha raccontato Tammaro- ma il dinamismo del mercato, la presenza di “grandi nomi” come competitor (le etichette più rappresentative, alcune raggruppate sotto “umbrella brand”, quasi ad assumere i tratti di pericolosi cartelli oligopolistici) e la durissima concorrenza sleale del mercato pirata hanno complicato, negli ultimi anni, la vita alle imprese emergenti. In particolare, la diffusione delle tecnologie digitali, mobili ed internet, se da una parte ha agevolato una più rapida circolazione dei fenomeni musicali emergenti (sprovvisti di etichetta o rappresentati da giovani imprese del settore musica), ha tuttavia contribuito a sottrarre dalle “tasche” dei musicisti e degli imprenditori ad essi collegati una quota parte relativamente piccola degli utili derivanti dalle vendite. Obbligando, chi abbia voglia di affacciarsi sul settore musicale, spesso ad un ricorso massiccio all’autofinanziamento o a politiche di prezzo di forte penetrazione, basate su prezzi di vendita notevolmente compressi (in modo da ridurre il trade off nella scelta del consumatore tra l’acquisto “pirata” e l’acquisto “di originale”). L’effetto di ritorno sulla compressione dei margini di canale è stato, pertanto, negli anni recenti, immediato ed ha causato la depressione spesso di iniziative imprenditoriali pur validissime, escluse loro malgrado dalle etichette big e tirate fuori dal mercato dai prezzi aggressivi della concorrenza “pirata”. In tale contesto, Tammaro ospite ha lanciato anni fa la sua etichetta. All’aula è stato, dunque, presentato l’iter di creazione del brand “Tony Tammaro”, l’etnografia dei suoi originalissimi e grossolani personaggi (di natura ed estrazione “campana”, ma con caratteristiche comuni ai “grezzi” di tutta Italia), il target di riferimento, il posizionamento del brand rispetto alla costellazione di case musicali che popolano la galassia della musica, le strategie di pricing e la sfida alla pirateria, i costi industriali di realizzazione di un CD (dallo sviluppo dell’idea alla masterizzazione ed alla distribuzione).
Il seminario su “La musica è un’impresa!”, condotto da Tammaro con notevole perizia “tecnica”, da vero “addetto ai lavori” (sono stati affrontati anche temi squisitamente economici come il “punto di pareggio” e la clusterizzazione del mercato musicale), è stato allietato da un mini-concerto finale, che ha coinvolto i numerosissimi studenti presenti (l’Aula Magna da più di 200 posti era piena) accorsi per ascoltare canzoni in allegria, ma tornati a casa con una bella lezione su un mercato dalle indiscutibili potenzialità e dai singolarissimi processi di gestione.
“Il leit motiv dell’invito di un personaggio alternativo -rispetto ai classici e blasonati ospiti che ci si aspetterebbe di trovare nelle aule accademiche- risiede nella volontà di mostrare ai nostri allievi le difficoltà della creazione d’impresa in un campo particolare, spesso erroneamente sottovalutato, come quello della musica- spiega il prof. Manlio Del Giudice- L’impresa musicale (da cui il titolo volutamente provocatorio del seminario) si trova oggi a confrontarsi con un target particolarmente esigente, “mobile”, volubile (la tipica infedeltà del suo consumatore tipo), iperdinamico, trasversale ad ogni logica di segmentazione”. Le determinanti e le peculiarità del mercato in cui si trova a muovere i passi oggi un’impresa giovane come l’etichetta “Massimo Rispetto” fondata da Tammaro, presentano caratteristiche idealtipiche che rendono il settore particolarmente complesso e degno di approfondimenti. Lo start up non presenta grandissimi costi di avvio – ha raccontato Tammaro- ma il dinamismo del mercato, la presenza di “grandi nomi” come competitor (le etichette più rappresentative, alcune raggruppate sotto “umbrella brand”, quasi ad assumere i tratti di pericolosi cartelli oligopolistici) e la durissima concorrenza sleale del mercato pirata hanno complicato, negli ultimi anni, la vita alle imprese emergenti. In particolare, la diffusione delle tecnologie digitali, mobili ed internet, se da una parte ha agevolato una più rapida circolazione dei fenomeni musicali emergenti (sprovvisti di etichetta o rappresentati da giovani imprese del settore musica), ha tuttavia contribuito a sottrarre dalle “tasche” dei musicisti e degli imprenditori ad essi collegati una quota parte relativamente piccola degli utili derivanti dalle vendite. Obbligando, chi abbia voglia di affacciarsi sul settore musicale, spesso ad un ricorso massiccio all’autofinanziamento o a politiche di prezzo di forte penetrazione, basate su prezzi di vendita notevolmente compressi (in modo da ridurre il trade off nella scelta del consumatore tra l’acquisto “pirata” e l’acquisto “di originale”). L’effetto di ritorno sulla compressione dei margini di canale è stato, pertanto, negli anni recenti, immediato ed ha causato la depressione spesso di iniziative imprenditoriali pur validissime, escluse loro malgrado dalle etichette big e tirate fuori dal mercato dai prezzi aggressivi della concorrenza “pirata”. In tale contesto, Tammaro ospite ha lanciato anni fa la sua etichetta. All’aula è stato, dunque, presentato l’iter di creazione del brand “Tony Tammaro”, l’etnografia dei suoi originalissimi e grossolani personaggi (di natura ed estrazione “campana”, ma con caratteristiche comuni ai “grezzi” di tutta Italia), il target di riferimento, il posizionamento del brand rispetto alla costellazione di case musicali che popolano la galassia della musica, le strategie di pricing e la sfida alla pirateria, i costi industriali di realizzazione di un CD (dallo sviluppo dell’idea alla masterizzazione ed alla distribuzione).