Tra Architettura e pomodorini del piennolo

Luciana De Martino ha 24 anni, studia Architettura e amministra un’azienda agricola. È una ragazza sorridente “e logorroica”, aggiungerebbe lei, mal celando un imbarazzo che non tiene a freno la sincerità. È fatta così. Lo si capisce già vedendola mentre serve i clienti al mercatino, dietro a un bancone pieno di vasetti che riportano tutti lo stesso marchio: Antica Trochlea. È il nome di un’azienda nata a Pollena Trocchia, un comune vesuviano arrampicato sul Monte Somma. Nel nome Trochlea, c’è proprio quel Trocchia. È un latinismo. “Significa carrucola. Rimanda al territorio e al lavoro”. A completarlo, l’aggettivo Antica. Letto per intero, il nome sa volutamente di tradizione e di moda: “studiando gli interessi del momento, ci siamo accorti che c’è un ritorno alla tradizione in tavola. Molti miei amici si sono appassionati alla cucina e ai prodotti bio”. Biologico è anche il contenuto dei barattoli esposti al suo stand. Sono rigorosamente in vetro “perché a mamma la latta proprio non piace”. La mamma è Vera Verrone, imprenditrice edile e figlia di Ferdinando, il punto di partenza dell’intero racconto. È stato lui nel 2013 a chiedere a Luciana e a suo cugino Ferdinando di accompagnarlo a visitare tre ettari di terreno a Pollena. Poi, li ha acquistati. Lo ha fatto perché, di famiglia contadina, voleva recuperare il suo rapporto con le origini. Si è spento un anno dopo, lasciando ai figli e ai nipoti il compito di portare avanti l’azienda di famiglia, che dalle terre che profumano di lava vulcanica ha estratto “il pomodoro del piennolo rosso tradizionale, certificato DOP, e quello giallo. Abbiamo poi le noci, le marmellate di ‘pellecchiella’ (l’albicocca del Vesuvio) e 25 famiglie di api curate da un apicoltore professionista. Inoltre c’è il fresco, con prodotti stagionali: adesso in campo ci sono piselli e fave. Abbiamo anche un agrumeto per mandarini, arance e limoni”. Lo scorso dicembre la prima produzione. Banditi i concimi chimici: “la qualità è l’unica cosa che conta. Stiamo seguendo il percorso ICEA (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale) per il controllo e la qualità dei prodotti bio. Dovremmo conseguire la certificazione nel 2019” . Si lavora su più fronti, soprattutto in questo mese: “febbraio è intenso perché si programma la produzione per l’anno successivo”. I clienti sono diversi, sparsi un po’ in tutta la Campania, da Posillipo a Sorrento, passando per il Vomero e per i banconi di famose pizzerie di San Giorgio a Cremano e Portici. Da amministratrice, Luciana si occupa “della parte commerciale, interfacciandomi ai clienti e gestendo gli ordini”. E l’Università? Inevitabile che qualcosa sia cambiato nel rapporto con i libri, sebbene il pensiero di buttare alle ortiche una media del 27.5 non la sfiori nemmeno: “lo studio è stato un po’ accantonato, ma cerco di gestire il tempo lavorando in azienda la mattina e studiando il pomeriggio e nel dopocena. Mi mancano gli ultimi cinque esami, tutti molto tosti”. Scienze delle costruzioni è l’incubo che l’ha tenuta sveglia già tre volte. All’appello si uniscono: “Sintesi finale, l’ho preparato, ma non lo posso sostenere finché non avrò ultimato gli altri. Per Laboratorio di restauro devo preparare il progetto. Mi mancano anche un esame di Storia, che darò ai primi di marzo, e il Laboratorio di Tecnica”. L’obiettivo è chiaro: “sento la necessità di laurearmi e di concludere il percorso quanto prima per potermi dedicare anima e corpo all’azienda”. Magari anche in veste di architetto: “mi piacerebbe progettare la ristrutturazione del rudere che ospiterà gli uffici amministrativi, la trasformazione della cantina in una sala eventi e la realizzazione dei laboratori per la lavorazione dei prodotti”. Nel frattempo, se serve un po’ di svago, c’è il ballo: “sono diplomata in danza classica e contemporanea. Dopo un anno di sosta ho ripreso con il Flamenco, ma mi alleno solo due volte al mese. La danza è uno sfogo. Nella vita di tutti i giorni sono logorroica. Ballando mi esprimo senza parlare”. Il sabato si esce: “mi piace andare a mangiare, ma fare tardi è un problema”. Perché il giorno dopo la sveglia suona alle cinque del mattino. C’è il mercatino. Serve parlare per presentare Antica Trochlea. Serve sorridere per far conoscere e apprezzare l’azienda ai clienti. Allo stand, con gli altri membri della famiglia, serve Luciana De Martino, sorridente e logorroica, con in testa un progetto per il futuro: “trasformare l’Antica Trochlea in un’azienda internazionale”. 
Ciro Baldini
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