Tra pastoie burocratiche e caro libri

“Avere risposte dalla segreteria è più difficile che passare Anatomia”, è questa l’aspra critica che muovono gli studenti del secondo anno di Medicina, stufi di dover fare la spola per un anno intero tra Napoli e Caserta, causa un banale passaggio di Corso. “In 46 abbiamo chiesto disperatamente il passaggio da Caserta a Napoli, perché lì vige una totale disorganizzazione. Si segue uno stesso corso per oltre sei ore o ci sono 3 o 4 ore di spacco tra una lezione e l’altra. Per trasferirsi, occorre una media alta e diversi crediti totalizzati. Ho saputo di essere stato accettato per puro caso (non tramite comunicazione della segreteria) il 23 ottobre”, lamenta Roberto Improta. Il passaggio costa 100 euro, per uno stesso Corso di Laurea nel medesimo Ateneo, e perché sia concluso, c’è una lunga procedura burocratica da seguire. “Quando abbiamo saputo di essere passati, per vie traverse, non ci è stato detto quali moduli consegnare alle due segreterie di Napoli e Caserta. Spesso, non accordandosi, forniscono notizie contrastanti, per cui si fanno ore di fila inutilmente dall’una e dall’altra parte e si rischia anche di essere trattato male”, aggiunge Giovanna Lauro. Per dare un’idea della disorganizzazione, la studentessa racconta un episodio accaduto l’anno precedente: “smarrirono i miei moduli d’immatricolazione, e, visto che siamo obbligati a consegnare tutto in cartaceo, rischiavo di non poter sostenere gli esami, se non mi fossi accorta dell’anomalia in tempo”. I ragazzi in attesa del passaggio hanno contattato più volte gli addetti per avere notizie a riguardo: “ho chiamato le segreterie tutti i giorni, due o tre volte al giorno per tutto il mese di settembre, ma non mi ha risposto nessuno. Quelle poche volte che rispondevano, erano totalmente disinformati”, continua Giovanna. “In più, non c’è mai stato un elenco ufficiale di trasferiti e, visto che qui le notizie bisogna averle attraverso voci di corridoio, non sappiamo se effettivamente i nostri nominativi sono registrati nella struttura di Napoli. Manca un canale univoco d’informazione ed il sito non è all’altezza, perché dà notizie che non corrispondono alla realtà, come nel caso dei moduli da compilare per il passaggio”, sottolinea Roberto. L’importo medio delle tasse dovrebbe far pensare ad un sistema impeccabile, ma spesso non è così: “oltre alle carenze burocratiche, facciamo pratica solo dal quinto anno in poi e sono stati tagliati i posti alle Specializzazioni. Paghiamo 2.000 euro l’anno di tasse, il test d’ingresso ne costa 100, i libri che dobbiamo acquistare (tutti originali, perché dei docenti che tengono il corso) hanno un prezzo medio di 70 euro, quello di Anatomia ne costa 300. Non meritiamo questo trattamento per tutti i sacrifici che sopportiamo”, conclude Roberto. Anche Chiara Todaro critica le carenze burocratiche, riportando l’esperienza di colleghi: “in molti hanno dovuto sostenere l’esame d’inglese, anche se poteva essere convalidato, perché la notizia della convalida è arrivata troppo tardi. Ci sono, inoltre, casi opposti in cui ti convalidano esami senza avvertirti, quindi ti trovi comunque a sostenerli inutilmente”. Ai problemi di passaggi e convalide, Chiara aggiunge le difficoltà strutturali della sede di Caserta: “si segue nel palazzo dell’ex Inps, dove il soffitto gronda acqua e crollano i pannelli. Siamo tra il Giudice di Pace, la BNL e la Scuola di Parrucchieri, non c’è nulla che somigli ad un’Università lì. Non ci sono aule studio e quelle poche chiudono alle 15.00, mentre i corsi terminano alle 17.00”. 
Anatomia, 
troppo corposo
 l’esame unico
Meno severi dei colleghi nei giudizi, ma non per questo poco inclini a critiche, gli studenti del primo anno, appena usciti dalle aule SP3 ed SP4 del complesso di Santa Patrizia, dopo la lezione d’inglese. Il loro luogo d’incontro preferito è il Chiostro, dove scambiano quattro chiacchiere davanti ad un caffè del distributore, poiché il bar in Dipartimento non c’è. “Non ci pesa, visto che qui al centro storico siamo strapieni di punti ristoro”, spiega Gianmarco Polverino. Non pesa loro neanche spostarsi in diversi edifici per seguire i corsi: “gli orari sono ben distribuiti, tra un corso e l’altro abbiamo mezz’ora di pausa che ci serve a cambiare aula. Seguiamo tra Santa Patrizia, Sant’Andrea delle Dame e il Policlinico. Talvolta è sconveniente, perché se si arriva con un po’ di ritardo non si trova posto, visto che ne siamo circa 200 in totale, tra matricole pari e dispari”, commenta Andrea Mormone. Un’aula in particolare è scomoda: “quella di Biochimica nel Complesso di Sant’Andrea. Ci sono panche in legno e banchi distanti, quasi come fosse una cappella”, precisa Flora Romagnuolo. Quattro gli esami da sostenere quest’anno, non troppo difficili secondo i più, che si scagliano contro chi malignamente afferma che i futuri medici non hanno vita sociale e sono figli di papà. “Non abbiamo un medico in famiglia e usciamo la sera come tutti gli altri ragazzi. Dobbiamo superare gli esami di Chimica, Fisica, Biologia Molecolare, più un’idoneità d’inglese, ma studiamo dalle tre alle quattro ore al giorno dopo i corsi, niente di più”, afferma Nicola Paciello. L’esame più difficile sembra essere proprio Biologia Molecolare: “è interessante, riesco a seguirlo perché ho le basi, per chi non le ha risulta problematico. Gli altri esami sono una ripetizione con approfondimenti delle materie che abbiamo già studiato per il test d’ingresso”, fa presente Gianmarco. Proprio del test parlano i due fortunati che ce l’hanno fatta al primo colpo: “sono entrato pur avendo totalizzato -0,8 punti in Matematica e Fisica. La metà del test quest’anno si è basata su logica e cultura generale”, informa Manuel Francesco Azzarello. “La fortuna per me gioca al 50%”, interviene Claudia Palma, pugliese, che è rientrata nella graduatoria napoletana ma ha qualche difficoltà a comprendere la strana procedura ministeriale: “prima del test d’ingresso era quasi scontato che ci avrebbero riconosciuto punti bonus relativi al voto di maturità, ma il giorno della prova la notizia è stata smentita. Ora il Ministero ha deciso di aggiungerli di nuovo, per cui cambieranno le graduatorie e chi sarà idoneo nell’Università vicino casa dovrà pagare doppiamente le tasse per il trasferimento”. La ragazza parla anche del problema causato dal ritardo nell’inizio delle lezioni: “comporterà una proroga nel termine dei corsi che finiranno il 13 gennaio, ed il 15 già avremo il primo appello. Di conseguenza dobbiamo studiare durante il corso per riuscire a dare tre esami nei quattro appelli previsti per materia”. L’esame annuale di Anatomia è troppo corposo, per la maggioranza degli studenti: “le lezioni si seguono in due tranche, da marzo a giugno 2014 e da settembre a gennaio 2015, ma l’esame è unico. Bisognerebbe spezzarlo in varie parti, come si fa alla Federico II”. È proprio da questo Ateneo (ma da percorsi differenti) che proviene la maggioranza degli immatricolati, che ha tentato il test l’anno scorso. “Veniamo quasi tutti da Biotecnologie, perché è un Corso di Laurea affine, che permette la convalida di più esami”, chiarisce Nicola. “Lì le strutture sono nuovissime e vieni seguito molto di più, visto che conta pochi iscritti”. C’è invece chi, come Antonio Monaco, è affascinato dalle aule storiche del Policlinico: “seguire è emozionante, se pensi che i più grandi medici del passato erano sugli stessi banchi”. Ottavio Volino proviene da Chimica e Tecnologie Farmaceutiche e preferisce il piano di studi di Medicina della SUN a quello della Federico II: “perché lì ci sono troppi esami difficili e una forte selezione al primo anno, per cui vivi con l’ansia e davvero non riesci ad avere vita sociale. Qui gli esami sono meglio distribuiti”.
Allegra Taglialatela
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