Tre nuove docenti a Diritto Privato

Tre nuove docenti in cattedra, dopo i pensionamenti dello scorso novembre, per l’insegnamento di Diritto Privato. “Sono professore associato di II fascia – spiega la prof.ssa Carolina Perlingieri, II cattedra (B-C) – da quest’anno titolare a tempo indeterminato della cattedra. Sono cresciuta alla Federico II, il mio Maestro è stato il prof. Carmine Donisi, presente in aula alla mia prima lezione da docente di Privato, a testimonianza della continuità della nostra tradizione”. La prof.ssa Perlingieri ha insegnato per tre anni Diritto Privato dell’Informatica: “Quest’esperienza mi ha reso particolarmente sensibile alle problematiche concernenti le nuove tecnologie. Il diritto odierno deve tenere presente la globalizzazione dei rapporti civili. Tempo fa, ad esempio, un contratto doveva essere firmato face to face, per avere validità. Oggi, invece, basta un clic via internet. Il diritto deve essere contestualizzato nella realtà in cui si vive”. Quindi, durante il corso si affronteranno anche “le complessità che vivono le fonti giuridiche in un sistema ormai ‘aperto’. È un aspetto a cui tengo molto, i ragazzi devono conoscere non solo il codice fisso, ma anche una serie di regole non scritte dedotte dal ragionamento, che ci indicano come gestire i rapporti civili odierni”. Perché “non vogliamo giuristi ‘livellati’ a nozioni mnemoniche, siamo intenzionati a fornire uno strumento didattico capace di formare e non di informare e basta. I ragazzi debbono acquisire esperienza pratica, non è sufficiente imparare il codice a memoria o citare la fonte. Quello che mi interessa è il ragionamento giuridico di base”. Per questo: “A lezione propongo lucidi per riassumere gli argomenti del giorno, aiutando la schematizzazione e il primo apprendimento. Voglio che i ragazzi studino bene fin dalla prima lezione, perché è facile restare indietro, Privato è un impegno serio”. La docente, seppur disponibile e pronta all’aiuto, si ritiene molto rigorosa: “Rispetto il rapporto con i ragazzi, do tanto ma al contempo pretendo tanto. All’esame bisogna conoscere l’intero programma, anche quello che, purtroppo, per via del tempo, non riesco a spiegare. Tutti gli argomenti sono importanti, soprattutto per il futuro”. 
È professore associato della III cattedra (D-F) la prof.ssa Anna Scotti, già docente di Diritto dei contratti. “Ho accolto con grande entusiasmo questa sfida – racconta la docente – Fin da subito ho cercato una maggiore comunicazione con gli studenti, sia a lezione, sia tramite internet, ho implementato le possibilità di contatto. Vorrei sfatare la leggenda dei docenti irraggiungibili, con buona volontà da parte di tutti riusciremo a stringere ottimi rapporti”. Si parte dalla didattica: “Stiamo organizzando le attività seminariali, a queste andranno affiancati i moduli curriculari, che tratteranno le parti del programma che non riusciremo a coprire. È meglio partire ben lanciati, gli studenti devono disseminare i dubbi nelle prime settimane, altrimenti si rischia di non centrare l’esame. Inoltre, invito a frequentare l’orario di ricevimento, è lì che si iniziano a capire i primi errori”. Perché, dopo anni passati all’Università da ricercatrice, “mi sono resa conto che solo al momento dell’esame i ragazzi si accorgono del metodo di studio sbagliato. Al primo tentativo si tende a fallire, solo alla seconda prova, frequentando il Dipartimento e senza studiare da soli, si riesce a superare l’ostacolo. Questo non va bene perché lo strumento del ricevimento c’è da sempre, occorre solo sfruttarlo”. E in sede d’esame: “seppur rigorosa ed esigente, manterrò una sorta di dialogo con i ragazzi. Nel momento in cui dovesse emergere una difficoltà, cercherò di capire da dove deriva. Con questo non dico che le bocciature non ci saranno, ma non intendo mandare nessuno a casa senza sapere dove ha sbagliato nell’impostazione del programma”. Perché quello che maggiormente sta a cuore alla prof.ssa Scotti: “è accendere la passione degli studenti verso una disciplina altamente formativa”. 
Si è laureata all’Università di Benevento, continuando la sua formazione a Napoli, la prof.ssa Oriana Clarizia, IV cattedra (G-M). “Sono professore associato ed è il primo anno che ho quest’insegnamento. Durante il corso, ho notato studenti attenti ed interessati, è lo spirito giusto, si deve partire con entusiasmo”, afferma la docente. Che consiglia: “Occorre studiare il pomeriggio quello che si è appreso in aula. Se trascorre troppo tempo, gli appunti diventano improduttivi e i dubbi, che magari potevano essere chiariti il giorno dopo, si trascinano all’infinito. Bisogna avere una visione sistematica della materia. Privato si apprende solo con uno studio continuo. Inoltre, è importante seguire i seminari di approfondimento, queste lezioni danno una visione più completa degli argomenti”. I seminari si svolgeranno, di pomeriggio, lo stesso giorno dei corsi: “Così chi è fuori sede viene a Napoli un solo giorno, sfruttando il resto della settimana per lo studio individuale. L’inizio delle lezioni è la parte più difficile, entrare nel linguaggio giuridico del Diritto Privato destabilizza lo studente. Ho già avvisato i miei ragazzi che l’insegnamento è impegnativo. Però non si devono scoraggiare. L’impegno, la passione, la forza di volontà aiutano ad ottenere ottimi risultati”. Perché è importante anche lo stato d’animo con cui si affrontano le cose: “Per questo cercherò di avere un confronto continuo con gli studenti. Mi prefiggo di dare gli strumenti necessari per apprendere già in questi primi giorni. Studiare il manuale non è come sfogliare un giornale e fare un resoconto finale, Privato non è un esame che si studia nell’ultimo mese, prima della prova”. Perché da docente –  appassionata e volenterosa – come si definisce: “So anche essere molto esigente. Credo che occorra uno scambio equo alla base del rapporto con i docenti, vi è un dare e un avere. Dal canto mio, voglio studenti attenti e attivi, con il Codice Civile in mano, pronti a far funzionare il ragionamento giuridico appreso”.
Susy Lubrano
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