Un corso per progettare con gli occhi dei bambini ed “imparare a mettere da parte il proprio Io”

Progettare con gli occhi dei bambini, ascoltando le richieste che avanzano, coinvolgendoli ed immaginando spazi a loro misura. Sfida affascinante per qualunque architetto e istruttiva per le ragazze ed i ragazzi i quali frequentino un Corso di Studi in Architettura. Il tema è al centro del corso a crediti liberi che propone per il primo semestre
la prof. ssa Emma Buondonno e che, alla data del 20 ottobre, aveva già raccolto 59 iscrizioni. “Sono previste trenta ore di attività – spiega la docente – nell’ambito delle quali gli allievi si cimenteranno con la progettazione della cucina della Città dei Bambini e delle bambine che ha sede a Villa Falanga, nel Comune di San Giorgio a Cremano. Uno spazio ed un luogo di incontro dove si svolgono varie attività che hanno i bimbi come protagonisti e
dove c’è pure una ludoteca”. Manca una cucina e proprio per questo la docente ha ritenuto che fosse interessante proporne la progettazione ai suoi studenti. “Non voglio però – sottolinea – che le idee siano calate dall’alto. È fondamentale che i lavori degli studenti partano dai desideri e dalle aspettative dei piccoli fruitori. Deve essere un
lavoro di architettura partecipata. Dunque, sono previsti in apertura del corso due incontri con i bambini,
entrambi a San Giorgio. Il 4 novembre proporremo ai frequentatori delle cinque scuole che collaboreranno al progetto questionari per capire quali siano le loro esigenze e le loro aspettative. Il 5 novembre i miei studenti ed io ci confronteremo con i componenti del Consiglio dei bimbi che è stato formato tempo fa nella cittadina vesuviana”. Per gli studenti del corso, sottolinea Buondonno, il confronto con i piccoli fruitori della futura cucina sarà anche l’occasione per imparare, nella fase progettuale, a mettere da parte il proprio Io. “È un tratto comune agli architetti ed agli studenti di Architettura – sottolinea – ritenere che il progetto debba essere l’esaltazione della propria individualità, della propria visione delle cose e del mondo. Quale occasione migliore, per ridimensionarci e recuperare uno spirito autentico di servizio verso la collettività, che progettare ascoltando le esigenze dei più piccoli e coinvolgendoli nelle attività?”. Grazie ai bambini, prosegue la docente, “ciascuno studente potrà anche esercitarsi a rompere gli schemi e le convenzioni. Imparare a guardare il mondo con gli occhi dei più piccoli sarà una lezione importante per i miei allievi”. Anche perché, aggiunge, “ai tavoli istituzionali dell’urbanistica ancora
oggi siedono prevalentemente maschi adulti in età lavorativa, che decidono sulle città. È il motivo per cui le realtà urbane sono in gran parte invivibili. Quei signori stanno lì e scelgono per tutti gli altri, senza consultarli. Decidono anche in nome e per conto delle donne, degli anziani, dei bambini. Sono fermamente convinta che, se si coinvolgessero anche gli anziani, i bambini e le donne, le città sarebbero migliori di quanto siano ora. Più
vivibili e più umane”. Complessivamente, nel primo semestre sono venticinque i corsi a crediti liberi proposti agli studenti di Architettura, di Scienze dell’architettura e di Urbanistica. I temi spaziano dalla progettazione del verde
alla storia della fotografia, dal calcolo automatico delle strutture all’architettura sostenibile, dalla riqualificazione della periferia alla gestione dei suoli urbani.
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