Perché i turisti arrivano a Napoli e non ci restano? Perché Napoli non fa niente per farli rimanere! A questo proposito gli studenti del terzo anno di Scienze e Tecniche Psicologiche, coordinati dalla prof.ssa Caterina Arcidiacono, hanno pensato a un Hub: “Porta Capuana: dal degrado ad hub turistico di Napoli”, presentato il 14 aprile al cospetto degli assessori comunali al Turismo e all’Urbanistica Nino Daniele e Carmine Piscopo, di Maurizio Maddaloni, Presidente della Camera di Commercio, e del Sindaco Luigi de Magistris. L’iniziativa è stata organizzata dal Dipartimento di Studi Umanistici in collaborazione con il Coordinamento “I love Portacapuana”, presieduto da Franco Rendano. “Sono stati mostrati i risultati della ricerca sulla vivibilità del quartiere napoletano, condotti da Community Psychology Lab per una proposta di studio di fattibilità. La ricerca è stata svolta dagli studenti coordinati da un ampio team, per 363 interviste agli abitanti e a coloro che lavorano nel quartiere. Hanno raccolto le percezioni, posizionamenti e aspettative in merito alla vivibilità e progettualità della zona”, spiega la prof.ssa Arcidiacono. L’esperienza del tirocinio è stata duplice: “con un flash mob si è voluta restituire una presenza attiva nel quartiere, in più, come aspetto professionalizzante, con l’analisi del territorio, in base alla legge regionale dell’agosto 2013 sullo Psicologo territoriale (ovvero su come la psicologia possa influire sul territorio urbano al fianco delle amministrazioni locali), si è pensato di combattere il degrado attraverso la valorizzazione turistica, in modo da far partire gruppi di turisti non più da Piazza del Gesù, ma da Porta Capuana, non zona da ignorare, ma possibile ritrovo serale, dove ci si avvicina alla tradizione gastronomica con il famoso brod’ e purp”. Illustra nel dettaglio il progetto la ricercatrice in Psicologia Daria Grimaldi: “abbiamo lavorato con gli studenti in gruppi e sottogruppi, che si sono occupati della popolazione di artigiani, albergatori, turisti, immigrati presenti in zona. I ragazzi hanno posto domande sulla vivibilità, dopo un sopralluogo che è servito per comprendere abitudini, attaccamento al quartiere e spazi. La ricerca è durata tre mesi di tirocinio. È stata la prima esperienza dei ragazzi sul campo”.
“Vogliamo promuovere la figura dello psicologico territoriale”
I vantaggi del progetto per la città: incremento del flusso turistico e del tasso di occupazione negli alberghi della zona, allargamento delle zone turistiche della città, con conseguente decongestione delle aree del centro antico, miglioramento della vivibilità del quartiere, aumento dell’indotto commerciale dell’area. Buoni motivi per farlo a Porta Capuana? È l’ingresso monumentale della città antica, è direttamente collegata alle vie principali di accesso a Napoli (tangenziale, autostrada, porto, aeroporto), si trova a pochi metri dal più importante snodo ferroviario della Campania (la Stazione Centrale), è dotata di un’ampia superficie di parcheggio, conta oltre il 50% dei posti letto in alberghi dell’intera città ed è ricchissima di attrattori turistici, quali: le Chiese di Santa Caterina a Formiello, S. Giovanni a Carbonara e Castel Capuano, l’impegno economico è a costo zero. Come fare? Implementare i servizi offerti ai turisti, facilitare l’accesso pedonale alla Porta attraverso una sinergia tra poteri politico, amministrativo ed economico della città. “La ricerca racconta un’azione collettiva e corale per il recupero di un’area negletta di Napoli; descrive conoscenze e metodologie di una psicologia che agisce sul campo; propone un modo di fare psicologia introducendo il policy maker, l’operatore e il ricercatore sociale al valore aggiunto di un approccio psicologico nella lettura degli eventi che definiscono la vita delle città. Con questa azione di ricerca vogliamo esplicitare le competenze che la psicologia offre ai processi di innovazione e rigenerazione urbana. Vogliamo dar voce e promuovere la figura dello psicologo territoriale così come proposto dalla Regione Campania. Vogliamo offrire competenze mirate alla costruzione di legami sociali, partecipazione e cittadinanza attiva”, afferma la prof.ssa Arcidiacono. La ricerca ha interessato: 56 operatori di servizi, 20 membri di associazioni, 57 rappresentanti di organi istituzionali, 54 docenti delle scuole, commercianti, 12 albergatori, 35 turisti e 20 immigrati che frequentano la zona o che hanno attività commerciali sul territorio. È emerso che il 90% degli intervistati percepisce condizioni di degrado nella zona, dovute sia a mancanza di sicurezza che all’eccesso di spazzatura presente. “La raccolta dei dati sul quartiere e sui vissuti degli abitanti è stata integrata con 27 movie, che i nostri giovani ricercatori hanno ideato per esprimere lo spirito che Porta Capuana evoca oggi nell’immaginario del turista o forestiero. I movie assumono come punto di forza della comunità il rapporto tra le persone, individuato come l’elemento risolutore delle situazioni problematiche”. Ad esempio, il protagonista dello sceneggiato “Desaparecido a Porta Capuana”, Alejandro, uno studente spagnolo in Italia grazie al Progetto Erasmus, avendo problemi a capire l’italiano, e soprattutto il dialetto napoletano, si ritrova a Porta Capuana smarrito e disorientato. Dall’incontro con Carmen, guida turistica della zona, potrà scoprire le bellezze storico-architettoniche presenti nel quartiere e, soprattutto, ritrovare la strada per raggiungere l’ufficio dell’Università dove era diretto. “Ciò che colpisce nei racconti è la difficoltà dei personaggi a ideare soluzioni attive di cambiamento. Il negativo descritto è sempre superato per un evento magico. Da rilevare, dunque, una tendenza all’attivazione individuale/relazionale nella soluzione dei problemi, e allo stesso tempo una tendenza verso l’auto-deresponsabilizzazione sociale”.
Allegra Taglialatela
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