Chi ha avuto un cane e non ha sciupato nell’indifferenza l’occasione di vivere con lui, conosce bene quanto profondo possa essere il legame che si stabilisce giorno dopo giorno. Sa anche quanto intenso e struggente possa essere il momento del distacco, sia che l’animale muoia per malattia, per incidente o per vecchiaia, sia che il padrone debba farsi carico del compito di porre fine con l’eutanasia ad una esistenza del quadrupede ormai solo dolorosa. La prof.ssa Ornella Zerlenga, Presidente del Corso di Studi in Architettura quinquennale della Seconda Università, abituata a vivere in compagnia dei quattrozampe da bambina ed attualmente proprietaria di Piccola, un Pointer, ha voluto dedicare un libro ai cani, ai gatti, ai furetti, alle oche, ai cavalli che se ne sono andati e che i padroni raccontano con gli epitaffi incisi sulle lapidi de Il Riposo di Snoopy, un cimitero per animali in provincia di Napoli. Si chiama “Un amore diverso” ed è stato pubblicato di recente da La Scuola di Pitagora editrice.
“L’idea – racconta – è venuta in occasione di una circostanza per me molto dolorosa. Era morto Buch, il boxer trovatello col quale ho condiviso nove anni di vita”. “La circostanza improvvisa”, scrive, “e la volontà di onorare il suo corpo mi hanno portato a conoscere di persona un cimitero per animali di affezione. La vista di tante lapidi, abbellite da foto, fiori, piante, girandole, decori personalizzati mi ha emozionata e sorpresa”. Nasce il progetto di dare pubblicità a quegli epitaffi, in una sorta di Spoon River dei quadrupedi. “Dopo vari rinvii – prosegue la prof.ssa Zerlenga – ecco che finalmente quel desiderio si è concretizzato”.
Sono parole intense, quelle che scrivono i padroni in memoria dei propri animali defunti. Lasciano trapelare rimpianto, malinconia, affetto e la speranza della persistenza di un legame oltre la morte. “Tieni un capo del filo – recita per esempio la scritta sulla lapide di Sally – con l’altro capo in mano, io correrò nel mondo. E se dovessi perdermi, Tu, Sallina mia, tira. Ti vogliamo bene polpettina nostra”.
Il libro, che la prof.ssa Zerlenga dedica al suo Buch, si avvale dei contributi di Jolanda Capriglione, anch’ella docente ad Architettura della Sun, dello psichiatra Antonio d’Angiò, del veterinario Mario Giaquinto e di Veronica Marmone, compagna di passeggiate “canine” della Zerlenga. I diritti d’autore saranno devoluti a favore di progetti per sostegno agli animali, per esempio campagne di sterilizzazione o di anagrafe canina tramite microchip.
Fabrizio Geremicca
“L’idea – racconta – è venuta in occasione di una circostanza per me molto dolorosa. Era morto Buch, il boxer trovatello col quale ho condiviso nove anni di vita”. “La circostanza improvvisa”, scrive, “e la volontà di onorare il suo corpo mi hanno portato a conoscere di persona un cimitero per animali di affezione. La vista di tante lapidi, abbellite da foto, fiori, piante, girandole, decori personalizzati mi ha emozionata e sorpresa”. Nasce il progetto di dare pubblicità a quegli epitaffi, in una sorta di Spoon River dei quadrupedi. “Dopo vari rinvii – prosegue la prof.ssa Zerlenga – ecco che finalmente quel desiderio si è concretizzato”.
Sono parole intense, quelle che scrivono i padroni in memoria dei propri animali defunti. Lasciano trapelare rimpianto, malinconia, affetto e la speranza della persistenza di un legame oltre la morte. “Tieni un capo del filo – recita per esempio la scritta sulla lapide di Sally – con l’altro capo in mano, io correrò nel mondo. E se dovessi perdermi, Tu, Sallina mia, tira. Ti vogliamo bene polpettina nostra”.
Il libro, che la prof.ssa Zerlenga dedica al suo Buch, si avvale dei contributi di Jolanda Capriglione, anch’ella docente ad Architettura della Sun, dello psichiatra Antonio d’Angiò, del veterinario Mario Giaquinto e di Veronica Marmone, compagna di passeggiate “canine” della Zerlenga. I diritti d’autore saranno devoluti a favore di progetti per sostegno agli animali, per esempio campagne di sterilizzazione o di anagrafe canina tramite microchip.
Fabrizio Geremicca