“Alla base di ogni artista c’è una sensibilità profonda che lo porta a immaginare mondi altri”, rivela lo scrittore napoletano Nando Vitali, ospite del seminario che si è tenuto mercoledì 25 maggio a cura del prof. Armando Rotondi, docente di Letteratura Italiana. “Uno scrittore progetta l’architettura di storie fantastiche attraverso sì una tecnica che si impara, ma soprattutto in virtù di un sentimento, spesso è la solitudine. È proprio vero che l’arte è lo splendido lutto di un amore, è la morte e la vita insieme che si alimentano a vicenda”, continua Vitali raccontando la propria esperienza personale, dai primi contatti con la scrittura alla consapevolezza matura di volerne fare il proprio mestiere. Un consiglio utile per i giovani autori in erba è “assecondare la propria voce interiore, la vocazione, e non agire seguendo i modelli di comportamento altrui. Uno scrittore non è mai un conformista, piuttosto osserva il mondo con la coda dell’occhio prestando attenzione alle cose che sfuggirebbero a qualsiasi cittadino normale”. Tuttavia, scrivere vuol dire confrontarsi con se stesso e gli altri. “Il nostro lavoro non è mai autoreferenziale. Uno scrittore è uno che si scontra con il mondo e vuole imprimere la propria orma nella storia. Vorrebbe anche essere colui che aiuta gli altri a trovare una via d’uscita. È un artista umile e, nello stesso tempo, un narcisista votato all’infinito, perché spera che il suo tentativo possa divenire un contributo significativo per le persone”. Lo conferma anche il prof. Rotondi affermando che “uno scrittore professionista non scrive mai per se stesso, ma compone per un lettore universale”. La scrittura è un gesto che supera il tempo e, dunque, rasenta l’immortalità, soprattutto – sottolinea Vitali – “nell’epoca dei nuovi media, in cui tutto sembra essere destinato all’impermanenza, alla volatilità”, solo le parole conservano uno spessore immanente. “Oggi allora sono possibili
altre tipologie di scrittori?”, domanda il prof. Rotondi. “Esistono coloro che nascono nelle foreste intricate del web e bypassano le strutture dell’editoria tradizionale grazie alle tecnologie. Tutto si trasforma, ma resta l’individuo il sale del mondo, con il suo eroismo, le sue défaillances e le sue emozioni”, risponde lo scrittore. Che prosegue: “non è importante l’emozione fine a se stessa, ma come quell’emozione si può raccontare attraverso le parole e i personaggi. Gli spettatori a teatro non vogliono vedere ciò che è scritto, bensì gli stati d’animo mossi dalla vita, perché la vita e la letteratura sono strade che si incrociano”. In un connubio perfetto tra arte e vita, “leggete e scrivete nostop, senza dimenticare che però è la vita a formarvi, l’esperienza concreta”. Il primo problema che un autore deve considerare quando scrive è in assoluto la lingua. In un mare di romanzi, racconti brevi, saggi e poesie, “in che modo uno scrittore definisce la propria modalità di scrittura e sulla base di quale criterio circoscrive l’idea del proprio narrare?”, chiede il prof. Rotondi. “Il linguaggio letterario deve sempre misurarsi con la tradizione. Scrivere è un compito estetico, non etico. La domanda che bisogna porsi, invece, è: fino a che punto siamo disposti a metterci in gioco per la bellezza? La lingua adoperata dovrebbe trovarsi a metà strada tra l’istintualità
e le sofisticazioni della mente”. Questo approccio vale anche per la critica letteraria. “Ogni volta che leggo un testo, ci entro con i sensi. Uno dei problemi della nostra città è che non esistono più i veri critici, quelli che sono disposti a rischiare per onestà e a farsi dei nemici pur di dire ciò che pensano, in direzione contraria alle generazioni che
hanno usato le parole come armi”. Nando Vitali è, inoltre, fondatore e direttore di ‘Achab’, “rivista letteraria
che cerca di assolvere a un compito: la letteratura, la scrittura e la narrazione al servizio degli altri, ma anche rapporto con l’immagine e ‘design’ della cultura. Un tempo le riviste svolgevano un ruolo fondamentale nello ‘scouting’ di nuovi talenti e sono ancora tuttora un buon punto di partenza per chi vuole scrivere di mestiere. Oggi, però, internet ha assorbito in parte questa funzione, mi viene da pensare ad esempio alla fan fiction. Noi vogliamo ridare forza e colore alle parole rinsaldando la tradizione e facendo emergere contemporaneamente scritture altre, affinché la letteratura non si estingua”. In particolare, le graphic novels e i comics sono generi narrativi “bistrattati in
Italia, ma la letteratura deve avere il coraggio di ampliare i propri confini artistico-comunicativi e creare punti di contatto tra le varie discipline: musica, teatro, cinema, pittura”, fa presente il prof. Rotondi. È questo il miracolo dell’arte: “stare in una cornice, ogni volta in forma diversa”, sostiene Vitali. “E scrivere è come un naufragio: felici di aver conquistato la libertà, dobbiamo comunque aggrapparci a qualcosa. Perciò, è giusto fare della scrittura inizialmente un atto monacale, una fase di attraversamento dell’io, finché non arriva il momento di unirsi ad altri compagni di viaggio, e magari fondare una rivista, affinché la fiamma della letteratura si accenda”. Per diventare scrittori, “servono un po’ di ispirazione e un allenamento continuo. La letteratura è una prigione solo in fase primordiale, quando si passa dall’imitazione all’originalità. Poi ognuno deve trovare delle strategie per mettere le ali, poiché gli artisti vanno visti solo in volo”, conclude Vitali.
Sabrina Sabatino
altre tipologie di scrittori?”, domanda il prof. Rotondi. “Esistono coloro che nascono nelle foreste intricate del web e bypassano le strutture dell’editoria tradizionale grazie alle tecnologie. Tutto si trasforma, ma resta l’individuo il sale del mondo, con il suo eroismo, le sue défaillances e le sue emozioni”, risponde lo scrittore. Che prosegue: “non è importante l’emozione fine a se stessa, ma come quell’emozione si può raccontare attraverso le parole e i personaggi. Gli spettatori a teatro non vogliono vedere ciò che è scritto, bensì gli stati d’animo mossi dalla vita, perché la vita e la letteratura sono strade che si incrociano”. In un connubio perfetto tra arte e vita, “leggete e scrivete nostop, senza dimenticare che però è la vita a formarvi, l’esperienza concreta”. Il primo problema che un autore deve considerare quando scrive è in assoluto la lingua. In un mare di romanzi, racconti brevi, saggi e poesie, “in che modo uno scrittore definisce la propria modalità di scrittura e sulla base di quale criterio circoscrive l’idea del proprio narrare?”, chiede il prof. Rotondi. “Il linguaggio letterario deve sempre misurarsi con la tradizione. Scrivere è un compito estetico, non etico. La domanda che bisogna porsi, invece, è: fino a che punto siamo disposti a metterci in gioco per la bellezza? La lingua adoperata dovrebbe trovarsi a metà strada tra l’istintualità
e le sofisticazioni della mente”. Questo approccio vale anche per la critica letteraria. “Ogni volta che leggo un testo, ci entro con i sensi. Uno dei problemi della nostra città è che non esistono più i veri critici, quelli che sono disposti a rischiare per onestà e a farsi dei nemici pur di dire ciò che pensano, in direzione contraria alle generazioni che
hanno usato le parole come armi”. Nando Vitali è, inoltre, fondatore e direttore di ‘Achab’, “rivista letteraria
che cerca di assolvere a un compito: la letteratura, la scrittura e la narrazione al servizio degli altri, ma anche rapporto con l’immagine e ‘design’ della cultura. Un tempo le riviste svolgevano un ruolo fondamentale nello ‘scouting’ di nuovi talenti e sono ancora tuttora un buon punto di partenza per chi vuole scrivere di mestiere. Oggi, però, internet ha assorbito in parte questa funzione, mi viene da pensare ad esempio alla fan fiction. Noi vogliamo ridare forza e colore alle parole rinsaldando la tradizione e facendo emergere contemporaneamente scritture altre, affinché la letteratura non si estingua”. In particolare, le graphic novels e i comics sono generi narrativi “bistrattati in
Italia, ma la letteratura deve avere il coraggio di ampliare i propri confini artistico-comunicativi e creare punti di contatto tra le varie discipline: musica, teatro, cinema, pittura”, fa presente il prof. Rotondi. È questo il miracolo dell’arte: “stare in una cornice, ogni volta in forma diversa”, sostiene Vitali. “E scrivere è come un naufragio: felici di aver conquistato la libertà, dobbiamo comunque aggrapparci a qualcosa. Perciò, è giusto fare della scrittura inizialmente un atto monacale, una fase di attraversamento dell’io, finché non arriva il momento di unirsi ad altri compagni di viaggio, e magari fondare una rivista, affinché la fiamma della letteratura si accenda”. Per diventare scrittori, “servono un po’ di ispirazione e un allenamento continuo. La letteratura è una prigione solo in fase primordiale, quando si passa dall’imitazione all’originalità. Poi ognuno deve trovare delle strategie per mettere le ali, poiché gli artisti vanno visti solo in volo”, conclude Vitali.
Sabrina Sabatino