Un seminario interdisciplinare sugli studiosi eretici

Il 19 e 20 maggio si terranno due giornate di studi a Palazzo Du Mesnil dedicate a personalità dissidenti che in tempi remoti e recenti “sono andate controcorrente rispetto alle forme più consolidate del sapere” distinguendosi per “anticonformismo, autonomia di giudizio e oppressione ideologica”, dice il prof. Michele Bernardini, coordinatore del seminario “Studiosi eretici”,  docente di Lingua e Letteratura Persiana e di Storia dell’Impero ottomano e dell’Iran medioevale e moderno. “L’idea è quella di dare voce a quanti sono stati esclusi nel passato dalla possibilità di narrare le loro ricerche scientifiche, perché non conformi a norme di vario tipo, e quanti in epoche più recenti hanno trovato l’ostilità o comunque il disaccordo dell’accademia ufficiale. In realtà, si avverte nella storia degli studi una costante volontà a superare gli assunti determinati da fattori ideologici e religiosi spesso profondamente dogmatici”, spiega il docente.
Il filo conduttore dei singoli interventi (undici in tutto) sarà il tema della divergenza. “In ogni tempo, ci sono state posizioni divergenti che spesso sono state lasciate nell’oblio o dimenticate, se non addirittura perseguitate: è il caso, per esempio, dell’intervento di Mara Matta che parlerà della drammatica situazione degli studiosi bengalesi, alcuni dei quali uccisi molto di recente per le loro idee e per i loro comportamenti di vita”, anticipa il prof. Bernardini. 
Ma chi sono per definizione gli eretici? “Gli eretici raramente si definiscono essi stessi eretici. Sono gli altri a farlo: questo significa che ci si trova di fronte ad un pensiero dominante, spesso coincidente con un potere politico, religioso o anche accademico che viene contrastato con nuove prospettive culturali e intellettuali. A noi interessa anche analizzare il perché dell’opposizione alle voci eretiche divergenti, che in molti casi hanno dato a posteriori un impulso vitale determinante alle ricerche”.
I docenti chiamati ad intervenire rispecchiano una pluralità di competenze e insegnamenti differenziati con l’intento di “proporre metodologie e stimoli diversificati, permettendo agli studenti di costruire una loro ‘personalità’ scientifica autonoma e di dare spazio alla vivacità intellettuale e ad una discussione che spesso si rivela molto produttiva”, sostiene il prof. Bernardini. Che prosegue: “L’Orientale è un’istituzione molto stimolante per la varietà di materie insegnate e caratteristica vitale dell’Università è la differenza dei saperi: le numerose lingue, insieme alle storie, alle filologie, corrispondono ad una molteplicità che può solo fare bene in un contesto, come quello accademico, spesso troppo specialistico e delimitante. Noi formiamo in effetti degli specialisti ma, nel contempo, abbiamo bisogno anche di formare idee nuove e stimolare l’interdisciplinarietà in modo tale da permettere ai giovani di dare un contributo vitale alla ricerca. Inoltre, si è anche cercato di dare coerenza agli interventi seguendo delle coordinate geografiche e storiografiche che permettessero a specialisti dell’Oriente e dell’Occidente di interagire tra loro”. Nello specifico, “il mio intervento sarà dedicato alla figura del più grande islamista italiano di tutti i tempi, Alessandro Bausani, il quale visse tutto sommato ai margini dell’accademia pur facendone parte. Bausani mi interessa per la sua straordinaria trasversalità – che spaziava dalla storia delle religioni a quella della letteratura, dalla linguistica alla passione per l’astronomia e alla matematica – e per la sua ampia attività come traduttore. Insuperata a tutt’oggi è, a mio avviso, la sua versione del Corano, che portò a rivedere le categorie convenzionali della traduzione dei testi sacri nella nostra lingua”.
Alla fine del seminario, gli studenti dovranno redigere per l’attribuzione di 2 crediti “una piccola recensione di quanto hanno ascoltato. Ciò che principalmente ci interessa è che ognuno di loro sia capace di sintetizzare in poche pagine le proprie idee e di proporre degli spunti ulteriori a quanto percepito. Questo test è per noi anche un momento importante nella valutazione delle nostre capacità di spiegare le cose”.
Intenti metodologici e stimoli creativi convergono in un contesto interdisciplinare in cui si rivela fondamentale il coinvolgimento degli studenti: “per noi il confronto è determinante e contrasta in qualche modo il caratteristico atteggiamento frontale e rigido dell’accademia tradizionale. Non ci si può certo augurare che gli studenti siano degli eretici, ma sarebbe un successo se essi avessero un’autonomia significativa di giudizio. In tal senso, anche i docenti potranno ricavare dal seminario un forte stimolo a compiere le proprie ricerche con un’attenzione particolare per aspetti più o meno inconsci di auto-limitazione e chiusura intellettuale con l’obiettivo finale di rivedere le posizioni consolidate nei saperi de L’Orientale stesso”, conclude il prof. Bernardini.
Sabrina Sabatino
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