“Leadership e Team Building nel Rugby” il titolo dell’interessante ed inusuale seminario rivolto agli studenti di Economia ed Organizzazione Aziendale dei Corsi di Laurea in Ingegneria Gestionale. Il seminario, che si è tenuto giovedì 23 aprile presso la Facoltà di Ingegneria, è stato promosso dai professori Guido Capaldo, Antonio Falconio, Michele Raffa e Pierluigi Rippa.
Nel suo saluto introduttivo, il prof. Capaldo, Presidente del Corso di Laurea in Ingegneria Gestionale dei Progetti e delle Infrastrutture, ha evidenziato le finalità dell’iniziativa: sensibilizzare gli studenti sull’importanza delle relazioni tra gli individui nella vita delle organizzazioni. “Le prestazioni di un’organizzazione – ha ricordato il docente – non dipendono infatti solo dalle variabili organizzative strutturali (organigramma, mansioni, procedure, obiettivi, compiti, etc.) ma anche dalle variabili organizzative informali, quali le capacità di costruire e gestire gruppi di lavoro, di motivare i collaboratori, di scegliere lo stile di leadership più appropriato a gestire specifiche e mutevoli situazioni. Gli sport di gruppo, il rugby in particolare, sono sempre stati degli eccellenti esempi di sperimentazione ed affinamento delle tecniche prima menzionate. Alla meta si arriva con azioni corali e spirito di sacrificio, è la prestazione di gruppo ad ispirare le azioni dei singoli giocatori, l’individualismo esasperato non solo non è produttivo ma può essere controproducente. Una buona squadra di rugby costituisce un esempio virtuoso per qualsiasi tipo di Impresa”.
È stata poi la volta del prof. Raffa, docente di Gestione dell’Innovazione, con trentennale esperienza nel mondo del rugby professionista alle spalle, il quale ha sottolineato come l’esperienza nel rugby sia stata fondamentale nella sua formazione di individuo, professionista, docente. È passato poi ad introdurre i relatori: Franco Ascione, Responsabile Formazione Federazione Italiana Rugby, e Gino Donatiello, Responsabile Tecnico Nazionali Juniores Federazione Italiana Rugby.
Attraverso il ricorso ad approcci didattici diversi (brevi video, racconti dalla propria esperienza, quesiti), Ascione, nel suo intervento, ha appassionato il pubblico – l’aula T3 era gremita, circa 150 gli studenti presenti – toccando argomenti diversi (dalla nascita del rugby all’organizzazione del gioco, le sue regole, la suddivisione dei ruoli in campo) ma sempre evidenziando, per ogni argomento, il parallelismo con il mondo dell’impresa e con le sfide che chi governa l’impresa deve fronteggiare quotidianamente. Così, se nel rugby i giocatori, fieri della maglietta che indossano e che non regalerebbero a nessuno, scendono in campo con l’obiettivo di avanzare per segnare la meta, sostenere per avanzare, e continuare a sostenere per avanzare, l’impresa deve a suo modo avere la capacità di costruire un insieme di tattiche e strategie per avanzare e sostenere la propria capacità competitiva, quotidianamente e costantemente. E come nelle sfide che il mercato impone ogni giorno alle imprese stili di gestione per garantirne la sopravvivenza, così nel rugby è fondamentale lo stile della leadership e la capacità di costruire un gruppo coeso ed orientato al raggiungimento dell’obiettivo finale per sconfiggere l’avversario. Ma sempre nel rispetto delle regole.
Scroscianti e convinti gli applausi alla fine del seminario, chiuso dal prof. Capaldo con l’ultima metafora: “il professore è il vostro coach, e da bravo leader deve guidarvi alla meta. Ma voi studenti siete i giocatori, ed il vostro obiettivo, lo studio, deve essere sempre chiaro e consapevole. Perché la vita è una formazione continua. Come l’azione del rugby”.
Nel suo saluto introduttivo, il prof. Capaldo, Presidente del Corso di Laurea in Ingegneria Gestionale dei Progetti e delle Infrastrutture, ha evidenziato le finalità dell’iniziativa: sensibilizzare gli studenti sull’importanza delle relazioni tra gli individui nella vita delle organizzazioni. “Le prestazioni di un’organizzazione – ha ricordato il docente – non dipendono infatti solo dalle variabili organizzative strutturali (organigramma, mansioni, procedure, obiettivi, compiti, etc.) ma anche dalle variabili organizzative informali, quali le capacità di costruire e gestire gruppi di lavoro, di motivare i collaboratori, di scegliere lo stile di leadership più appropriato a gestire specifiche e mutevoli situazioni. Gli sport di gruppo, il rugby in particolare, sono sempre stati degli eccellenti esempi di sperimentazione ed affinamento delle tecniche prima menzionate. Alla meta si arriva con azioni corali e spirito di sacrificio, è la prestazione di gruppo ad ispirare le azioni dei singoli giocatori, l’individualismo esasperato non solo non è produttivo ma può essere controproducente. Una buona squadra di rugby costituisce un esempio virtuoso per qualsiasi tipo di Impresa”.
È stata poi la volta del prof. Raffa, docente di Gestione dell’Innovazione, con trentennale esperienza nel mondo del rugby professionista alle spalle, il quale ha sottolineato come l’esperienza nel rugby sia stata fondamentale nella sua formazione di individuo, professionista, docente. È passato poi ad introdurre i relatori: Franco Ascione, Responsabile Formazione Federazione Italiana Rugby, e Gino Donatiello, Responsabile Tecnico Nazionali Juniores Federazione Italiana Rugby.
Attraverso il ricorso ad approcci didattici diversi (brevi video, racconti dalla propria esperienza, quesiti), Ascione, nel suo intervento, ha appassionato il pubblico – l’aula T3 era gremita, circa 150 gli studenti presenti – toccando argomenti diversi (dalla nascita del rugby all’organizzazione del gioco, le sue regole, la suddivisione dei ruoli in campo) ma sempre evidenziando, per ogni argomento, il parallelismo con il mondo dell’impresa e con le sfide che chi governa l’impresa deve fronteggiare quotidianamente. Così, se nel rugby i giocatori, fieri della maglietta che indossano e che non regalerebbero a nessuno, scendono in campo con l’obiettivo di avanzare per segnare la meta, sostenere per avanzare, e continuare a sostenere per avanzare, l’impresa deve a suo modo avere la capacità di costruire un insieme di tattiche e strategie per avanzare e sostenere la propria capacità competitiva, quotidianamente e costantemente. E come nelle sfide che il mercato impone ogni giorno alle imprese stili di gestione per garantirne la sopravvivenza, così nel rugby è fondamentale lo stile della leadership e la capacità di costruire un gruppo coeso ed orientato al raggiungimento dell’obiettivo finale per sconfiggere l’avversario. Ma sempre nel rispetto delle regole.
Scroscianti e convinti gli applausi alla fine del seminario, chiuso dal prof. Capaldo con l’ultima metafora: “il professore è il vostro coach, e da bravo leader deve guidarvi alla meta. Ma voi studenti siete i giocatori, ed il vostro obiettivo, lo studio, deve essere sempre chiaro e consapevole. Perché la vita è una formazione continua. Come l’azione del rugby”.