Una delegazione dell’Ateneo in visita alla Fiat di Pomigliano

Chi pensa che il territorio campano offra solo storie di camorra e di degrado si sbaglia. A testimoniarlo sono i tanti progetti in atto alla Federico II per stingere legami sempre più forti e proficui con le realtà produttive della Regione. La visita alla Fiat di Pomigliano d’Arco di una delegazione federiciana composta dal Rettore Gaetano Manfredi, dal ProRettore Arturo De Vivo e docenti dell’area ingegneristica ne è un esempio. “I dirigenti Fiat ci hanno invitato nel mese di febbraio per stabilire un primo rapporto e mostrarci lo stato attuale dello stabilimento di Pomigliano – racconta il prof. Piero Salatino, Presidente della Scuola Politecnica e delle Scienze di Base – È stata un’esperienza molto stimolante perché si tratta di un impianto dalle tecniche produttive molto avanzate”. “È sempre interessante per un ingegnere – aggiunge il prof. Adolfo Senatore, Presidente del Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria meccanica per l’energia e l’ambiente e coordinatore del Master Uninauto e membro della delegazione – poter visitare uno stabilimento così avanzato che potrebbe rappresentare un momento di formazione anche per i nostri studenti”.
“Ci siamo ripromessi di creare occasioni di informazione con la nostra platea studentesca – anticipa Salatino – per poter pensare anche ad attività di stage o tirocini. Questo è solo uno dei primi passi per rilanciare il rapporto con un territorio ricco e dimostrare che la nostra terra sa esprimere realtà produttive di altissimo valore”.
Così a breve si farà un punto anche su quelli che sono i risultati del rapporto in convenzione stabilito con l’Unione Industriali di Napoli, e sviluppato attraverso dei progetti pilota e con la collaborazione di importanti esponenti dell’Unione, mentre in Ateneo viene istituita una Commissione che si occuperà di monitorare le corrispondenze tra formazione e profili richiesti dalle aziende.
“Si sta portando avanti – aggiunge Salatino – una riflessione complessa sull’adeguatezza dei profili formativi, partendo, si può anche dire, dalla domanda ‘cosa serve per avere successo in campo aziendale?’. Bisogna parlare di competenze trasversali, guardando anche a quelli che sono stati per diverso tempo considerati profili deboli, cioè facendo un discorso non solo orientato ai profili tecnico-scientifico, ma anche a quelli umanistici. Tutto il mondo umanistico è stato un po’ sottovalutato in passato in ambito produttivo, ma è arrivato il momento di superare i vecchi paradigmi e  sfruttare al massimo le opportunità presenti in tutti i settori”.
Valentina Orellana
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