Architettura UE, Scienze dell’Architettura e dell’Ingegneria, Design per la Moda e Design e Comunicazione sono i Corsi di Laurea attivati dalla Facoltà di Architettura. Dopo il primo ostacolo dei test d’ingresso – tutti i corsi sono a numero chiuso – ci si prepara a far parte di questo nuovo ambiente universitario. “Dopo i test, programmiamo una giornata di orientamento per le matricole – afferma la prof.ssa Cettina Lenza, Preside della Facoltà, con sede ad Aversa – durante la quale presentiamo la Facoltà, i docenti, i Presidenti dei Corsi di Laurea, il personale della Presidenza e della Segreteria, i rappresentanti degli studenti, insomma tutte le componenti del mondo accademico che si troveranno a frequentare nei prossimi anni. Inoltre, dallo scorso anno, e in collaborazione con la rappresentanza studentesca, viene distribuito ai ragazzi un questionario nel quale chiediamo, attraverso più domande, di definire il loro grado di motivazione”. Poi si comincia con le lezioni. “Mi rendo conto che il nostro punto debole è rappresentato dal recupero delle carenze degli studenti in ingresso e anche in itinere – dice la Lenza – Spesso, i ragazzi si dicono interessati e predisposti al Disegno e alla Storia, ma hanno serie lacune in Matematica. È per questo che l’Ateneo sta individuando la possibilità di organizzare dei corsi in collaborazione con le scuole superiori della zona, in modo da sanare le carenze degli studenti”.
“Al primo anno, – spiega il prof. Paolo Giordano, docente di Disegno dell’Architettura – il professore ha, di fronte a sé, una platea studentesca con una formazione diversa a seconda della tipologia di scuola superiore frequentata. Il problema sta proprio nel fornire una metodologia didattica che possa uniformare le svariate provenienze. Lo studente, invece, si trova ad affrontare una materia di fondamentale importanza, quale il Disegno dell’Architettura, di cui non ha mai sentito parlare. Eccetto coloro che provengono dagli istituti per geometri e i licei artistici che hanno avuto cenni seppur blandi e solo di Storia, tutti gli altri sono sprovvisti del vocabolario semantico del Disegno. A ciò si aggiunge il fatto che le tecnologie contemporanee non si avvalgono più degli strumenti classici quali la matita, bensì del computer e dei programmi informatici”. Com’è possibile superare queste difficoltà iniziali? “Personalmente, parto dal presupposto che tutti devono confrontarsi col disegno tradizionale e, quindi, con lo studio delle tecniche autografiche. Il Disegno deve essere inteso come uno strumento colto, cioè una disciplina che ha una tradizione storica. Quindi, punto molto sull’aspetto teorico in modo da appassionare i ragazzi e farli entrare nel meccanismo dell’Architettura. Durante il corso, affido un tema ad ogni studente che, in sede d’esame, mi dimostra il percorso grafico e i risultati raggiunti”. Cosa dovrebbe fare uno studente per laurearsi bene? “Il mio consiglio è molto semplice: studiare”. E poi occorrono “curiosità e interesse”. E per rendersi conto della scelta fatta, “dopo il primo anno, è bene fare un resoconto critico con libretto universitario alla mano per capire se c’è da migliorare…”.
Altro esame di primo anno, che gli aspiranti architetti non si aspetterebbero mai di dover sostenere è quello di Fisica tecnica, materia che mira all’acquisizione dei concetti relativi alla termodinamica, alla trasmissione del calore con un taglio di riferimento all’edilizia. “Chi si iscrive ad Architettura deve avere la consapevolezza che non si tratta di una Facoltà umanistica bensì tecnica!”, è quanto afferma il prof. Luigi Maffei. “Molti studenti – continua Maffei – hanno grosse lacune di Matematica e Fisica che si portano dietro dalle scuole superiori. E’, quindi, necessaria, da parte loro, una buona dose d’impegno”. Certo è che la Fisica tecnica resta una materia abbastanza complicata. “Negli anni, siamo passati ad un approccio più discorsivo, che, tende, allo stesso tempo, a fare acquisire le necessarie capacità di calcolo. Consiglio ai ragazzi di studiare ragionando e di cogliere i nessi che esistono tra i vari argomenti. Serve poco ricordare le nozioni a memoria!”.
Maddalena Esposito
“Al primo anno, – spiega il prof. Paolo Giordano, docente di Disegno dell’Architettura – il professore ha, di fronte a sé, una platea studentesca con una formazione diversa a seconda della tipologia di scuola superiore frequentata. Il problema sta proprio nel fornire una metodologia didattica che possa uniformare le svariate provenienze. Lo studente, invece, si trova ad affrontare una materia di fondamentale importanza, quale il Disegno dell’Architettura, di cui non ha mai sentito parlare. Eccetto coloro che provengono dagli istituti per geometri e i licei artistici che hanno avuto cenni seppur blandi e solo di Storia, tutti gli altri sono sprovvisti del vocabolario semantico del Disegno. A ciò si aggiunge il fatto che le tecnologie contemporanee non si avvalgono più degli strumenti classici quali la matita, bensì del computer e dei programmi informatici”. Com’è possibile superare queste difficoltà iniziali? “Personalmente, parto dal presupposto che tutti devono confrontarsi col disegno tradizionale e, quindi, con lo studio delle tecniche autografiche. Il Disegno deve essere inteso come uno strumento colto, cioè una disciplina che ha una tradizione storica. Quindi, punto molto sull’aspetto teorico in modo da appassionare i ragazzi e farli entrare nel meccanismo dell’Architettura. Durante il corso, affido un tema ad ogni studente che, in sede d’esame, mi dimostra il percorso grafico e i risultati raggiunti”. Cosa dovrebbe fare uno studente per laurearsi bene? “Il mio consiglio è molto semplice: studiare”. E poi occorrono “curiosità e interesse”. E per rendersi conto della scelta fatta, “dopo il primo anno, è bene fare un resoconto critico con libretto universitario alla mano per capire se c’è da migliorare…”.
Altro esame di primo anno, che gli aspiranti architetti non si aspetterebbero mai di dover sostenere è quello di Fisica tecnica, materia che mira all’acquisizione dei concetti relativi alla termodinamica, alla trasmissione del calore con un taglio di riferimento all’edilizia. “Chi si iscrive ad Architettura deve avere la consapevolezza che non si tratta di una Facoltà umanistica bensì tecnica!”, è quanto afferma il prof. Luigi Maffei. “Molti studenti – continua Maffei – hanno grosse lacune di Matematica e Fisica che si portano dietro dalle scuole superiori. E’, quindi, necessaria, da parte loro, una buona dose d’impegno”. Certo è che la Fisica tecnica resta una materia abbastanza complicata. “Negli anni, siamo passati ad un approccio più discorsivo, che, tende, allo stesso tempo, a fare acquisire le necessarie capacità di calcolo. Consiglio ai ragazzi di studiare ragionando e di cogliere i nessi che esistono tra i vari argomenti. Serve poco ricordare le nozioni a memoria!”.
Maddalena Esposito