Una marea di studenti a Giurisprudenza

Una marea di studenti. Ovunque. Un gruppo di ragazzi studia e ripete sulle terrazze. “Purtroppo in mancanza di aule studio preferiamo stare qui all’aperto – dice Elena Sarti al terzo anno – In questi giorni dovunque vai c’è confusione e allora meglio godersi la terrazza. Abbiamo provato a cercare posto nelle aule, ma da stamattina alle otto tutti i banchi sono già occupati”. Anche gli studenti al bar hanno i libri aperti sui tavoli, la bouvette diventa non solo luogo di aggregazione ma all’occorrenza si trasforma in aula studio. “Ho l’esame oggi pomeriggio, Procedura Penale, – racconta Tullio Procope all’ultimo anno – e non ho trovato un solo angolo libero per ripetere. A questo punto va bene anche il bar che sarà rumoroso, ma almeno è più comodo delle scale!”. Meno male che c’è ancora qualche studente che si rilassa bevendo una bella tazza di caffè. “Non mi sognerei mai di studiare al bar – dice Nicola Romi – questo è l’unico posto dove dimentico di essere in facoltà. Vengo qui per divertirmi, per mangiare qualcosa, inganno il tempo tra un corso e l’altro, insomma faccio di tutto tranne che studiare”. 
Lasciamo il bar per recarci nelle aule dove si svolgono i corsi. Alle lezioni del primo anno c’è chi segue seduto per terra, chi si poggia al davanzale delle finestre, alcuni non sono riusciti nemmeno ad entrare nell’aula, seguono sull’uscio. “L’impatto è stato molto forte – dice Rita Fusco – mi avevano raccontato della folla dei primi giorni, ma vivere personalmente questa esperienza è molto diverso. Il primo giorno sono arrivata tardi e ho seguito sull’uscio. Ormai mi anticipo sempre di più: alle sette è già ressa fuori ai cancelli. Alle otto è già tutto occupato”. “Purtroppo è così – incalza Sabrina Giusti – Il primo giorno sono ritornata a casa dopo poche ore. Mi sentivo sconfitta. Dopo aver trascorso ben tre ore seduta per terra ho deciso di andarmene perché non riuscivo a seguire con attenzione. Volevo quasi abbandonare la facoltà ed iscrivermi a qualche corso  meno frequentato. Poi l’amore per il diritto ha preso il sopravvento. Dopo la prima settimana, va decisamente meglio”. C’è poi una parte di studenti che vive con disagio il primo approccio al linguaggio giuridico adoperato dai professori  che appare decisamente troppo tecnico. “Sono spaventato – racconta Giulio Pepe – non riesco a stare al passo con le spiegazioni. Provengo da un istituto tecnico e per me è veramente difficile mantenere la concentrazione per tante ore. Alcuni colleghi lamentano l’assenza di tutor che ci diano sostegno nei primi giorni. Ci vorrebbe un po’ di assistenza per noi che siamo così disorientati, qualcuno che capisca il nostro stato d’animo e ci rassicuri. Molti ragazzi hanno già abbandonato i corsi perché a volte diventa impossibile seguire. Perché nessuno si accorge di questa situazione?”. 
Le ansie da matricola sembrano baggianate agli studenti degli anni successici rispetto agli esami ostici che bisogna affrontare. Ci dirigiamo presso l’aula in cui si seguono i seminari di Procedura Civile. C’è meno affollamento. Gli studenti sono tutti attentissimi. “Sono seminari molto utili – spiega Lea Giovannini – mettono in chiaro alcune zone in ombra del programma. Purtroppo sono stata bocciata a luglio e spero di potermela cavare nei prossimi mesi. Ricordi da matricola? Non tanti, dico solo ai ragazzi di non perdere tempo. Alla fine i meccanismi sono gli stessi, dopo l’impatto iniziale bisogna studiare  da subito. Ecco il vero segreto. Il tempo è il nostro unico alleato, meglio non sprecarlo in paranoie inutili”. “Tutto ha i suoi tempi e presto se ne accorgeranno le matricole – dice Tonia  Felago – Per quanto riguarda noi del vecchio ordinamento siamo lo specchio di come questa facoltà può indurti a perdere tempo. Purtroppo, programmi lunghi e bocciature frequenti non aiutano. I nostri percorsi non sono per nulla agevolati, anzi a volte i professori ci guardano con indignazione, siamo troppo vecchi per essere ancora studenti. Ecco perché è fondamentale laurearsi nei tempi previsti”. “Tutti si ricordano delle matricole, ma nessuno parla mai di noi studenti del vecchio ordinamento – dice Paolo – Non è solo colpa nostra se non ci siamo ancora laureati. Qui si tende a colpevolizzare lo studente imputando il ritardo ad una sua incapacità di gestirsi. Non è assolutamente vero. Per noi è difficile andare avanti tra insegnamenti disattivati e sguardi più che diffidenti…ma il colmo si raggiunge in sede d’esame. Ho verificato di persona che c’è qualche studente che ha sostenuto Procedura Civile ben 4 volte prima di essere promosso con un mediocre 18. Io sono alla seconda esperienza e non credo di essere così sprovveduto da non aver mai studiato. La realtà è un’altra: siamo scoraggiati perché ci sentiamo dimenticati. I nuovi ordinamenti fanno dimenticare quelli precedenti, che sono ancora più che mai attivi”. 
Ultima tappa obbligatoria: la Segreteria Studenti. Una lunga fila si snoda tra i vari sportelli, come ogni anno è ressa anche qui. C’è chi deve immatricolarsi, chi deve verificare gli importi delle tasse, chi chiede spiegazioni relative alle sedute di laurea. Purtroppo non tutti gli sportelli sono attivi e quindi l’attesa si dilata. “Sono in fila da circa un’ora e non penso di riuscire ad andare via presto. Ma sono abituata. Ogni volta che vengo qui so che se ne andrà una mattinata intera – dice Monica Rispoli – Devo consegnare il mio tesserino magnetico. Si è smagnetizzato e non posso prenotare più gli esami”. Stessa sorte per Davide: “Da circa un’ora sono qui e devo consegnare i moduli delle tasse. Mio padre è andato in pensione e la mia fascia di contribuzione si è notevolmente modificata”.
Susy Lubrano
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