Una nuova Magistrale in Diritto ed Economia

Rinnova la sua offerta didattica guardando alle nuove professionalità richieste dal mercato del lavoro: il Dipartimento di Giurisprudenza è in attesa dell’approvazione da parte del Ministero del nuovo Corso Magistrale in Diritto ed Economia (il titolo è ancora in via di definizione) che va a completare il percorso collegandosi alla Triennale in Scienze dei Servizi Giuridici. “Di solito i nostri studenti chiudevano la carriera al triennio, oppure convergevano sul IV anno della Magistrale a ciclo unico in Giurisprudenza, con pochi debiti. Adesso avranno un’ulteriore possibilità di completare il percorso con un biennio dalla forte connotazione economica”, spiega il prof. Lorenzo Chieffi, Direttore del Dipartimento. Il Corso, che presumibilmente partirà per l’anno accademico 2020/21, prevede 48 crediti formativi in materie giuridiche, i restanti saranno in gran parte dedicati a materie economiche. “Ormai il giurista, sia che lavori nel privato che nel pubblico, deve avere competenze economiche: deve saper leggere un bilancio, avere capacità organizzativo-manageriali e contabili”. Si sta anche valutando la possibilità di un doppio titolo con il Dipartimento di Economia. “In tutta Italia l’area giuridica ha perso immatricolati e questo perché per tanti anni, mentre i concorsi pubblici erano fermi, i privati, come le banche, hanno preferito i laureati in Economia. Dobbiamo, quindi, pensare che oggi il giurista che sa solo di diritto non esiste più: anche per fare il magistrato bisogna avere competenze economiche. Molti Dipartimenti di Giurisprudenza oggi si stanno muovendo in questa direzione e anche noi abbiamo bisogno di adeguare la nostra offerta didattica”.
Allo stesso modo sono necessarie competenze linguistiche, e qui si inseriscono i due double degree attivi presso il Dipartimento con la Spagna e con l’Università di San Paolo in Brasile. “Abbiamo già avuto una laureata all’Universidad de Murcia e attualmente abbiamo circa sette iscritti al doppio titolo. I ragazzi hanno compreso l’importanza di avere un titolo doppio: la possibilità di svolgere tre semestri all’estero offre la possibilità loro di approfondire la lingua, sia inglese che spagnolo, e di stringere contatti per futuri inserimenti lavorativi. Penso proprio alla penisola iberica dove molti, dopo aver sostenuto lì l’esame di avvocato, trovano lavoro e restano a vivere. Abbiamo anche tre ragazzi brasiliani che ogni anno vengono ospitati presso le nostre strutture per un semestre di studio in convenzione con l’Università di San Paolo”.
Anche per la ricerca il Dipartimento sta guardando all’estero e alle possibilità offerte dai finanziamenti europei, ad esempio quelli di Horizon 2020: “Si tratta di una nuova frontiera per noi che, da buon Dipartimento umanistico, eravamo abituati ai Pon o ai Prin. Abbiamo voluto rischiare presentando dei progetti anche per finanziamenti europei e abbiamo avuto l’approvazione di due proposte, e siamo in attesa di una terza per febbraio. Il primo progetto di cui siamo capofila, con un finanziamento di 500 mila euro, riguarda il personale delle carceri. Si tratta di attività di formazione che coinvolge i vari paesi coinvolti nel progetto (tra cui Albania e Macedonia), il Garante Nazionale per i diritti dei Detenuti ed ‘Antigone’, per l’aggiornamento del personale sui diritti dei detenuti, in particolare pensando ai migranti e ai diversi approcci culturali e le varie esigenze della popolazione carceraria straniera. Il secondo progetto, con un finanziamento di 1 milione e 100mila euro, vede capogruppo l’Università di Murcia, e coinvolte anche Costa Rica e Lilla: riguarda la formazione e l’aggiornamento del personale sanitario su temi di bioetica quanto mai attuali come il fine vita, la fecondazione eterologa o il testamento biologico”. Il terzo progetto riguarda la creazione di un consorzio tra università europee. “Questi progetti europei sono un’occasione importante non solo di finanziamento ma anche per incrementare i rapporti di collaborazione e di scambio culturale con gli atenei stranieri”, conclude il prof. Chieffi.
Valentina Orellana
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