Una vita professionale da raccontare: la lezione dell’Ambasciatore Greco

Quarantacinque anni dopo la seduta di laurea, tornare nell’Ateneo dove si è studiato rappresenta per tutti una forte emozione. Gli ambasciatori non fanno eccezione ed il 17 ottobre Franco Maria Greco, siracusano di nascita e Federiciano per curriculum universitario, non nasconde il suo stato d’animo. “E meno male – scherza – che sono qui nella nuova sede di Giurisprudenza, quella di via Marina, perché non so cosa sarebbe potuto accadere se oggi avessi varcato, dopo tanti anni, il portone dello storico edificio sul Corso Umberto. Lì mi laureai nel 1972 in Scienze Politiche. Già così sento un po’ di farfalline nello stomaco”. Greco è tornato all’Università di Napoli su invito della prof.ssa Francesca Galgano, che insegna Storia del diritto romano. La docente ha promosso per gli allievi che frequentano il suo corso un ciclo di incontri con ex studenti che hanno vissuto esperienze professionali particolarmente interessanti. L’appuntamento con Greco ha inaugurato la serie nel migliore dei modi possibili. Quella dell’Ambasciatore, oggi in pensione – continua peraltro a lavorare in una società di brokeraggio assicurativo che ha sede a Genova e presiede Flyng Angels Foundation, associazione che ha aiutato finora circa mille bambini a sostenere le spese di viaggio indispensabili a raggiungere i centri di cura specialistici più indicati per le patologie che li avevano colpiti – è certamente, infatti, una vita professionale tutta da raccontare e da ascoltare. Ha incrociato spesso i protagonisti della Storia. Il maresciallo Tito, padre e padrone della Jugoslavia che fu; Benedetto XXI, il Pontefice che con la sua rinuncia all’incarico ha fatto rivivere “il gran rifiuto” di Celestino V; capi di Stato, dittatori, l’ex partigiano Sandro Pertini, quando era già diventato Presidente della Repubblica, lo scrittore Umberto Eco. “Ho cominciato la mia carriera diplomatica – racconta – nel 1974. L’ho conclusa a 65 anni. Ho iniziato a lavorare nella Direzione Generale per gli Affari Politici. Nel 1978 fui destinato a Belgrado. Tre anni più tardi, nel 1981, accettai l’incarico di Console a Bruxelles”. Tappa successiva il Sudest asiatico. “Dal 1983 al 1984 – prosegue Greco – sono stato reggente per l’Ambasciata a Bangkok, per la quale ho ricoperto fino al 1986 la carica di Consigliere”. Nel 1986 rientra a Roma e, fino al 1989, resta nella Capitale, in servizio alla Direzione Generale per il Personale. “Successivamente – ricorda – sono stato assegnato alla rappresentanza di Madrid e poi, nel 1993, alla rappresentanza permanente italiana presso la Nato, dove ho coordinato gli affari politici e militari per l’Italia all’interno dei comitati che organizzano la prima missione di peace-keeping NATO alla fine della guerra in Bosnia. Nel 1996 ero di nuovo a Roma presso la Direzione Generale per il Personale e l’Amministrazione, come responsabile dei movimenti del personale diplomatico e amministrativo. Dal 2000 al 2002 sono stato Consigliere per gli Affari Internazionali del Ministero della Difesa”. Ritorna in Asia come Ambasciatore a Giacarta, in Indonesia. L’ultimo incarico, prima della pensione: Ambasciatore italiano presso la Santa Sede.
Molti gli episodi da raccontare, in una carriera così intensa. Greco pesca nella memoria e ne isola alcuni, che gli sembrano quelli più significativi. In Thailandia ed in Indonesia, ricorda, “sono riuscito per due volte a salvare la vita ad alcuni detenuti italiani che erano finiti in carcere per vicende legate al traffico di stupefacenti. Lì quel reato è punito con la pena capitale. Reale, non virtuale, perché eseguono davvero le sentenze. Fu un lavoro complicatissimo, irto di ostacoli, ma alla fine evitai che gli italiani fossero ammazzati”. Altra vicenda drammatica: il maremoto che nel 2004 ha devastato il Sudest asiatico. “Quando ci fu la scossa – dice – ero in Italia. Partii immediatamente, quando fu chiara la gravità di ciò che era accaduto e l’immensità del danno, e trovai uno scenario apocalittico. Con risorse minime – spendemmo meno di 15 milioni di euro – abbiamo fatto cose straordinarie, tutte con il coordinamento dell’ambasciata”. È avvenuto in Italia il terzo episodio che l’ambasciatore estrae dal cassetto dei ricordi. “Era il 2013 – racconta – e in Aula Nervi, l’auditorium a servizio della Città del Vaticano, ero ad un concerto in onore del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e del Pontefice Benedetto XVI. Doveva essere un evento musicale di auguri per il Papa e di saluto a Napolitano, che era in scadenza di mandato. La Storia, però, prende la direzione che vuole ed i ruoli a volte si invertono. Il Papa, lo capii dopo, aveva già preso la sua decisione di lasciare il Pontificato ed aspettava solo quel concerto per comunicarlo, in quanto non voleva risultare scortese nei confronti del Presidente della Repubblica. Napolitano, a sua volta, sarebbe stato confermato per un nuovo mandato. Lui non se lo augurava per nulla ed infatti, quando scherzosamente gli prospettai questa ipotesi, prima del concerto, mi rispose: ‘Non lo dica neanche per scherzo’. Lo rincontrai dopo la sua elezione e, non so quanto per gioco e quanto sul serio, mi rimproverò di essere stato profeta”.
Fabrizio Geremicca
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