Urne deserte, perché…?

A L’Orientale gli studenti credono poco nella rappresentanza studentesca e, di conseguenza, disertano le urne. “Non votiamo perché non abbiamo mai visto alcun risultato raggiunto grazie al lavoro dei nostri rappresentanti”, dicono Francesca, Stefano e Raffaella, studenti all’ultimo anno di Studi Arabo-islamici. Della loro stessa opinione gli altri colleghi che il 25 febbraio erano nel Palazzo del Mediterraneo più per sostenere esami (Sociologia e Diritto Pubblico) che per votare. Un’affluenza scarna giustificata in parte anche dalla poca pubblicità data alle votazioni. “Non sapevo neppure che ci fossero le elezioni. Non ci sono avvisi in giro”, dice Anna. E Fulvio, che sembra più preparato sull’argomento: “non mi va di votare perché elezioni con un’unica lista non sono democratiche”.
D’altra parte, anche chi ha espresso la sua preferenza nell’urna è parso poco attento e poco interessato alle vicende elettorali dell’Ateneo. Si è ritrovato così a votare perché fermato nei corridoi del Palazzo, come succede di solito ad ogni elezione universitaria. È questo il caso di Tiziana Papa e Alba Napolitano, terzo anno di Lingue. “Ignoravamo che ci fossero le elezioni. Si è avvicinato un ragazzo e ci ha mostrato il suo programma. Le idee ci sono piaciute e abbiamo pensato di esercitare il nostro diritto”. 
Elisa Esposito, terzo anno di Studi Arabo-islamici, è alla sua prima elezione universitaria. “In tre anni – afferma la studentessa – non ho mai visto l’ombra di un rappresentante. Anzi, quando qualche amico mi faceva domande sull’argomento, quasi mi vergognavo ad ammettere che non ne conoscessi neppure uno”. A dare man forte alla collega ci pensa Rossella Cacace, che non ha potuto votare perché senza documenti: “Se non conosciamo i nostri rappresentanti, un motivo ci sarà… Nessuno considera gli iscritti a Studi Arabo-islamici poiché è una Facoltà piccola”. A detta di Elisa e Rossella, evitare l’accavallamento di corsi ed esami e migliorare i laboratori informatici (“ci hanno dato i computer ma non abbiamo il collegamento ad internet”) sono i punti su cui si dovrebbe concentrare il lavoro delle rappresentanze studentesche. Aggiungono le ragazze: “abbiamo bisogno di maggiori spazi per studiare. Nell’unica biblioteca di cui la nostra Facoltà dispone l’accesso è consentito solo se abbiamo con noi libri di arabo e materie simili. Se, per esempio, vogliamo studiare inglese, dobbiamo trovarci un altro posto”.
Rispetto ai colleghi, Silvia è un’eccezione. Laureanda in Lettere, Silvia non c’era mai stata prima all’ex Fimoper; è venuta qui solo per votare. Un candidato è un suo amico. “Ho la mia linea politica, ma per queste elezioni ho votato per la persona più che per lo schieramento”. Una migliore organizzazione didattica e amministrativa che si accompagni ad un numero maggiore di appelli d’esame per gli studenti del vecchio ordinamento, secondo Silvia le priorità da affrontare. Per Donato Ferraro, secondo anno di Scienze Politiche, “la rappresentanza è l’unico modo per dare voce alle esigenze di noi studenti”. Gaetano Masi, suo collega del primo anno: “ho votato per alcuni amici che conoscevo già dai tempi di scuola. Spero che riescano a risolvere il problema della segreteria, chiedendo che vengano attivati un numero maggiore di sportelli”.
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