Viganoni: “offerta culturalerazionalizzata, non penalizzata”

Incontro con il Rettore dell’Università L’Orientale per fare il punto sui temi di attualità dell’ateneo tra cui la vicenda della Facoltà di Studi Arabo Islamici.
Il Rettore apre con uno spot: “conservare senza snaturare. Questa è stata la nostra linea di condotta”. “Abbiamo proceduto ad una razionalizzazione che è stata però operata anche in altre Facoltà, non solo a Studi Arabo Islamici.” E cita alcuni esempi: “tra la Facoltà di Lettere e quella di Lingue, abbiamo realizzato 2 Corsi di Laurea interfacoltà (Plurilinguismo e Interculturalità nel Mediterraneo, che trasforma Lingue, Culture e Istituzioni dei Paesi del Mediterraneo, e Mediazione Linguistica e Culturale, che trasforma due Corsi di Laurea della stessa classe accorpati in uno interfacoltà), che all’interno conservano un curriculum in Mediazione Culturale con l’Europa Orientale”. 
Come nasce allora tutta questa contestazione di Studi Arabo Islamici sui giornali? “Non lo so. Perché le Facoltà, compreso Studi Islamici, hanno deliberato favorevolmente nel senso della razionalizzazione. Il nuovo Corso di Laurea interfacoltà è stato oggetto di apposite delibere delle due Facoltà, Lettere e Studi Arabo Islamici. Altro non so”. “Abbiamo avuto un passaggio un po’ più problematico sul nome di questo intercorso. Inizialmente si propendeva per ‘Lingue e Culture dell’Africa, dell’Asia e dei Paesi Islamici’. Poi, però, c’è stata una piccola modifica e il nome è diventato ‘Lingue e Culture Orientali ed Africane’”. Cilardo parla di imboscata, nel Senato accademico del 12 gennaio, con deliberazione a sorpresa. “No. Nel Senato Accademico si è discussa la denominazione del Corso di Laurea, non altro che era già stato deliberato dalle due Facoltà. Ma l’ordine del giorno arriva a tutti con largo anticipo, dunque tutti sapevano di cosa si sarebbe parlato”. Gli studenti sono preoccupati che spariscano alcuni Corsi di Laurea a cui sono iscritti. “Preciso che: noi garantiamo il triennio di completamento (come da 509) per gli iscritti fino al 2008/2009. Cioè, per loro, non cambia nulla. Dal 2009/2010 va in attivazione il nuovo ordinamento”, puntualizza. Dunque, gli studenti attualmente “possono stare tranquilli”. “Abbiamo dovuto attuare direttive ministeriali. E come noi, mi risulta, anche gli altri atenei”. Cerchiamo allora di capire di cosa si tratta.
“La questione si inserisce nel decreto 270 del 2004, varato dalla Moratti, che modifica il 509 del 2001 che aveva registrato il passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento. Il decreto 270 riduceva i Corsi di Laurea, che in Italia erano cresciuti a dismisura: si era passati da 2.000 circa a 5.000 e passa. Noi, come tutti gli atenei del nostro paese, abbiamo dovuto adeguarci: 20 esami alla Triennale e 12 alla Specialistica, e così sulla norma della copertura dei posti di docenza con posti di ruolo. Le legge indicava tre anni per l’attuazione e noi, come gli altri atenei, siamo al secondo anno e dunque tenuti a procedere. Dunque abbiamo dovuto adeguare l’offerta didattica, con un lungo lavoro collettivo – di 1 anno e mezzo – senza tagliare tout court, ma con una adeguata riflessione, tenendo conto delle nostre peculiarità. Abbiamo proceduto ad accorpamenti con i corsi interclasse o con Corsi di Laurea interfacoltà, che ci è sembrata la strada più possibile, con criteri di efficienza ed economicità (indicati dal decreto) senza scadere di qualità”. “Lavoro enorme su cui tutte le Facoltà, con grande senso di responsabilità, hanno votato a favore. Alla fine con un’offerta didattica più efficiente della precedente, senza modificare l’assetto culturale dell’ateneo”.
“Non siamo riusciti 
a salvare tutto”
La Facoltà di Studi Arabo Islamici. È qui il punto. “Non avendo la necessaria copertura di posti di docente di ruolo (come indica il 270) non rendeva possibile la copertura totale dei 2 Corsi di Laurea, Triennale e Specialistica. Sia per l’uno che per l’altro mancavano i requisiti minimi di docenza. Si è così giunti ad un Corso interfacoltà: Lingue e Culture dell’Africa e dell’Asia e Lingue, Storia e Cultura dei Paesi Islamici sono stati fusi in un unico Corso di Laurea interfacoltà, denominato Lingue e Culture Orientali ed Africane. All’interno del quale sono fatte salve le aree dell’uno e dell’altro”. “La sostanza delle cose è che l’offerta culturale è stata razionalizzata, ma non penalizzata”. E aggiunge: “la Facoltà di Studi Arabo Islamici, oltre all’interfacoltà, conserva la Laurea Magistrale in Scienze delle Lingue, Storia e Cultura dei Paesi Islamici”. “Non siamo riusciti a salvare tutto. È vero. Abbiamo razionalizzato l’offerta sulla base delle risorse umane disponibili. Con un parere ampiamente favorevole del Nucleo di Valutazione, presieduto dalla prof.ssa Giusy Zanasi” e con molti posti vuoti. “Purtroppo sì, causati da mobilità, pensionamenti ed altre cause non previste. Siamo perciò in un momento di grande difficoltà. Sono scoperti anche settori peculiari e caratterizzanti. Però stiamo tendendo a scendere sotto il 90% dell’FFO, che consente di bandire concorsi (come previsto dall’art. 1 della legge 180 di dicembre)”. 
“Abbiamo a malincuore eliminato il Corso di Laurea in Filosofia, che scompare mentre resta la Magistrale in Filosofia Politica e comunicazione”. 
Accorpamenti anche a Scienze Politiche: “da due Triennali ad una Magistrale: Scienze Politiche e Relazioni Internazionali”. Altre forme di razionalizzazione “sono i Corsi interclasse”, che sono accorpamenti di Corsi di Laurea. E sono tanti, “dai Beni Culturali ad Archeologia”. 
“Studi Islamici 
non chiude”
C’è preoccupazione che la Facoltà di Studi Arabo Islamici possa scomparire. “Al momento è destituito di ogni fondamento. Parlare di scomparsa è sempre pericoloso. Con questa razionalizzazione sono fatti salvi i contenuti e l’offerta culturale complessiva dell’ateneo”.  
Allora mettiamola così: in tempi di Gelmini e di una crisi economica di vaste dimensioni, è possibile tenere in vita Facoltà di 300 studenti? La Viganoni si ferma un attimo, prende tempo, poi risponde. La domanda non appare gradita. “In linea generale devo dire di no. Ma ci sono poi delle peculiarità, come L’Orientale, che debbono essere viste in modo diverso dagli organi competenti. Nelle Università ci sono sprechi, ma non si possono fare generalizazzioni. Nel nostro caso, le peculiarità sono un investimento e dovrebbero fare breccia al  Ministero, in questa Regione ed a livello internazionale. Ed è ciò che io intendo fare”. E come la mettiamo con il rapporto studenti-docenti, come requisiti minimi? “Non può essere generalizzato su discipline di nicchia”. “Ed io non ho alcuna voglia di intervenire su certe discipline. Ma sono anche la Crui e il Ministero che devono portare una riflessione diversa sull’FFO di questo ateneo – tema su cui anche Umberto Eco si è fatto sentire – Ed in tal senso intendo operare. Perché la ricaduta di tagli indiscriminati sarebbe devastante, anche perché i docenti non debbono fare solo didattica ma anche ricerca”. “Sono poi d’accordo che negli atenei, dove ci sono sprechi, vanno eliminati. Ma sono contraria ad ipotesi di impoverimento culturale”. Il Rettore poi precisa: “Noi sforiamo il 90% dell’FFO, ma non abbiamo, né abbiamo mai avuto, bilanci in rosso”. “Però la macchina è impazzita – il Ministero, n.d.r. – Il nuovo decreto 180 di dicembre consente agli atenei che spendono meno del 90% di stipendialità di fare assunzioni. Però ci sono anche atenei che hanno questi requisiti, ma con i bilanci in rosso. Eppure, secondo questa norma, possono assumere. E questo è assurdo!!”. “A L’Orientale non abbiamo casi di nepotismo, non abbiamo sedi distaccate, non abbiamo fatto assunzioni con concorsi tra giugno e novembre dell’anno scorso. Dunque, L’Orientale sta facendo la sua parte”. 
Ricercatori licenziati? 
Una bufala
10 ricercatori licenziati da L’Orientale. Così titolava un quotidiano cittadino ai primi di gennaio. Altro tema caldo. Tutti con 40 anni di anzianità. È vero? “No! È assurdo! Noi non abbiamo licenziato nessuno. Che poi sarebbero pensionamenti e non licenziamenti, come previsto dalla legge 133, con 6 mesi di preavviso. Ribadisco, non ho licenziato nessuno, né portato delibere in tal senso in Senato Accademico. Non è stato fatto assolutamente nulla. Certo, in un quadro che spinge gli atenei a stare sotto il 90% di FFO, entrambe queste norme spingono gli atenei ad andare in questa direzione. Ma io ci vado cauta, anche perché mi sembra che il quadro normativo nazionale sia in evoluzione – e mi aspetto nuove modifiche – sia per rispetto delle persone, sia perché abbiamo varato un piano che prevede razionalizzazioni e requisiti minimi ed è un piano fatto tenendo conto dei numeri di corpo docente che abbiamo in organico. E fra questi intendo anche i ricercatori”. Dunque intende rassicurare? “Al momento la questione a livello nazionale è ancora molto confusa. Smentisco però categoricamente di avere inviato lettere di licenziamento. Ho solo illustrato in Consiglio di Ateneo e in Senato Accademico i termini della legge 133. Ma a futura riflessione”. 
Global Service. Anche da voi ha vinto Alfredo Romeo, in questo momento pluri-indagato. Come andrà a finire? “Il pacchetto complessivo dei servizi è conveniente. Sulla procedura di gara noi siamo assolutamente tranquilli. Il tutto è precedente gli arresti al Comune di Napoli. Abbiamo però sospeso l’assegnazione provvisoria – come scritto da Ateneapoli – ed abbiamo chiesto un parere all’Avvocatura dello Stato, vista la mutata situazione societaria del soggetto risultato primo in graduatoria, che oggi è sotto amministrazione giudiziaria. Altro non posso dire”. 
Paolo Iannotti
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