“Sometimes you win, sometimes you learn”. Un motto che riassume il senso e il risultato dell’hackathon, una sfida di analisi di big data per risolvere un caso di previsione del rischio di credito di un’azienda, tenutosi al Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche (Dises) il 18 dicembre scorso. Coinvolti gli studenti del corso di Metodi Statistici per il Data Mining tenuto dalle professoresse Cristina Davino e Rosaria Romano. Divisi in squadre, i partecipanti hanno presentato le proprie soluzioni di credit risk modeling al problema proposto da un team di manager della ING, gruppo olandese che offre servizi e prodotti bancari in più di 40 Paesi con attività di Retail Banking e di Wholesale Banking, in un precedente incontro.
“È stato bello vedere come gli studenti sono riusciti ad ampliare l’idea alla base di questo hackathon mettendo dentro tutto quello che noi proviamo a comunicare con passione. Ringraziamo ING per questa idea che è nata dalla curiosità e proprio dalla curiosità nascono tante cose interessanti. Questo è il primo hackathon in Italia ed è stata una sfida forte che considero già vinta, perché i ragazzi si sono impegnati tantissimo”, dice la prof.ssa Davino nell’aprire l’evento. Tra gli ospiti Valentina Gasparo, Chief Risk Officer per ING Bank.
Dopo un “forza Napoli sempre e comunque” per rompere il ghiaccio suggeritole dai figli e una panoramica sulla sua carriera da giurista d’impresa alla Borsa italiana, attraverso Deutsche Bank, fino a ING nel 2016, afferma: “Più vi aprite gli orizzonti e più diversificate il vostro profilo, più vi arricchite. Da sportiva e anche nella vita professionale penso che bisogna sempre impegnarsi, non vincere sempre. Le cose non vengono sempre bene; anche oggi magari ci saranno momenti in cui non vi sentirete soddisfatti, ma imparerete anche dalle sconfitte. Sometimes you win, sometimes you learn”.
Espone poi i due ‘pillar’, pilastri, di ING Bank che permettono di “fare la differenza”. Il primo: “la ‘superior customer experience’. Il cliente è il motivo per cui esistiamo, perché ‘people don’t need banks, but banking’, il cliente ha bisogno di noi”. Il secondo: “sustainability at the heart”.
Conclude: “Investire sulle persone è una parte integrante del nostro lavoro: per voi sarà una nuova esperienza, per noi si tratta di rimettere tutto in discussione”. Carlo Tullio, COO Risks, racconta ai ragazzi che “a volte la vita cambia rapidamente”: poco dopo l’esordio nel mondo del basket professionale, deve infatti abbandonarlo per colpa di un infortunio. Non si scoraggia però e decide di focalizzarsi sullo studio: “Mi ero iscritto all’Università a Bologna e non ero stato un fenomeno, ma dovevo capire cosa fare della mia vita. Così utilizzai l’estate per studiare e le cose andarono molto bene. ‘Sono più bravo di quello che credevo!’ pensai”.
Dopo la Magistrale inizia a lavorare, ma “sempre alla ricerca di nuove sfide” e decide di trasferirsi a Londra: “Mi dissi ‘sai che c’è? Voglio qualcosa di diverso.’ E me ne andai a Londra senza un lavoro e senza conoscere la lingua. Passavo le giornate a camminare per la città, leggere libri e incontrare persone. Poi ho trovato un lavoro per caso presso l’Università nella gestione dati e dopo due anni un amico e collega mi ha proposto di andare in ING, ed eccomi qui”.
Conclude: “Il Senior Management, Rischio e Finanza sono il cervello della banca e decidono dove allocare liquidità, su quali settori investire e come costruire modelli. I tecnici e i venditori sono i muscoli. La tecnologia è lo scheletro e ossa. La tesoriera i polmoni, e noi delle Operazioni il cuore, motore e sistema circolatorio. Ma il ‘core of the bank’ è offrire servizi al Cliente”. Giuseppe Macchitella, Senior Credit Risk Model Developer, in ING da 6 anni, dà un consiglio agli studenti: “Quando le opportunità arrivano, si deve prendere una decisione”.
Per ultimo parla Nicola Alfano, Senior Credit Risk Model Developer ed ex studente della Federico II: “Ho iniziato l’Università qui a 21 anni perché a 16 avevo deciso di abbandonare la scuola e lavorare. ‘Arrangiarmi’, come si dice a Napoli, mi ha formato molto e ho intrapreso il percorso universitario come un impegno da affrontare seriamente e con cui misurarmi per scegliere le sfide adatte a me”. Prosegue con le sue esperienze prima a Milano, poi in Germania e infine in Olanda e conclude: “Volevo tornare in Campania, ma non ci sono banche. Tuttavia, ovunque sono andato nel mondo, ho visto che c’era bisogno di un po’ di Napoli. A volte bisogna andare via, ma fuori contaminiamo e creiamo delle piccole Napoli”.
Poi gli studenti, suddivisi in sei gruppi, hanno presentato il loro modello di rischio sulla base dei dati del caso proposto dal team ING. Dopo una pausa per un light lunch, Gasparo ha ripreso la parola: “Innanzitutto vi ringraziamo, avete fatto un grande lavoro e il livello medio è stato altissimo. Abbiamo colto il vostro entusiasmo e spero che non ci avrete odiato troppo. Di ognuno abbiamo apprezzato alcuni aspetti, mai i vincitori sono i Power Bank!”. Tra gli applausi generali il team annuncia a sorpresa che in palio per il gruppo vincitore c’è uno stage retribuito di sei mesi presso l’ING Modeling Hub.
Per tutti i partecipanti in omaggio un modellino lego da costruire del leone arancione mascotte della banca e la possibilità di inviare i propri curricula a ING. Alfano conclude la giornata con un’ultima rassicurazione: “Era un caso complicato, ma tutti avete trovato delle soluzioni e dovete essere tutti orgogliosi. Non lasciate scalfire le vostre convinzioni e non fatevi distogliere dalla vostra strada. Più esperienze fate, prima vi formate e più crescete. Siate contenti anche quando vi vanno a punzecchiare, perché allora esce il meglio”.
Eleonora Mele
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Ateneapoli – n.01 – 2024 – Pagina 22