“I cambiamenti dell’organizzazione universitaria, della ricerca e della valutazione”, il tema dell’incontro (on-line) promosso dalla Società Italiana degli Storici Economici (SISE). Oltre ai Presidenti delle Società scientifiche di Area 13b (Scienze economico-aziendali), ha spiccato la presenza, in qualità di ospiti, del Presidente del Consiglio Universitario Nazionale (CUN) Paolo Vincenzo Pedone (ordinario presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali, Biologiche e Farmaceutiche della Vanvitelli) e del Presidente dell’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) Giuseppe Uricchio, invitati, il 15 dicembre, “per avere informazioni precise su quanto sta accadendo nel mondo universitario”, ha detto Marco Doria, Presidente SISE.
Che ha poi posto gli obiettivi di giornata – a sua volta moderata dal prof. Amedeo Lepore, ordinario di Storia Economica alla Vanvitelli. Al netto di tanti tecnicismi per i soli addetti ai lavori, sono state due le macro-questioni di interesse generale sulle quali si è discusso: la riforma delle Classi di laurea (richiesta dal Pnrr, missione 1.5) per percorsi più flessibili e interdisciplinari, e la valutazione delle pubblicazioni e dei lavori di ricerca. Dopo un breve intervento di Gianpiero Fumi, ancora della SISE, sui cambiamenti sensibili di contenuti e fini di insegnamenti come Storia economica e Storia del pensiero economico – “le nostre discipline hanno grande duttilità”, questo il senso – ha preso parola Pedone.
“La riforma delle Classi è in corso – ha esordito – c’era la volontà di apportare cambiamenti già prima del mio arrivo. Bisogna intercettare nuovi saperi che le attuali classi non sono più in grado di cogliere”. In particolare, come riporta il sito del Ministero, si punta alla “creazione di percorsi di laurea interdisciplinari e ad ampliare le Classi di laurea professionalizzanti, facilitando l’accesso all’istruzione universitaria per gli studenti provenienti dai percorsi ITS”. Pedone ha aggiunto: “Andranno aggiornati anche gli obiettivi delle Classi. Si costruiranno i Corsi di Studio in base a nuove cornici. Il lavoro è stato ed è imponente: sono stato io stesso a coordinare la Commissione didattica del Cun, abbiamo riscritto 144 Classi di laurea”.
Dopo i pareri positivi delle Commissioni parlamentari, l’ok della Ministra Bernini sulla continuazione del percorso di riforma delle classi, quali sono i prossimi passaggi fondamentali? Lo scorso 19 dicembre, dunque solo qualche giorno dopo l’incontro organizzato dalla SISE, Bernini ha firmato i decreti ministeriali n. 1648 e n. 1649 (relativi rispettivamente a Trienni e Magistrali). Ora tocca agli Atenei: “dovranno provvedere alle modifiche dei vigenti regolamenti didattici, con riferimento all’introduzione di nuovi corsi, a decorrere dall’anno accademico 2024/2025 e sono tenuti a completare l’adeguamento entro l’anno accademico 2025/2026”, si legge nel comunicato stampa del Mur. Che sul senso della riforma spiega che “si tratta di un primo importante contributo al superamento della visione fondata sui programmi di studio vincolati da un sistema di crediti formativi basato su settori disciplinari circoscritti, prediligendo un ampliamento degli stessi e l’interdisciplinarietà dei Corsi di studio”.
Concluso l’excursus sulle classi di laurea, Pedone è passato ad annunciare i prossimi temi portanti del CUN: abilitazione scientifica nazionale e reclutamento dei docenti. “La volontà dell’accademia è di riappropriarsi della valutazione per essere credibile nei confronti della politica e dei giovani soprattutto. Servono momenti di condivisione del metodo. Solo una comunità accademica sana e matura, che condivide gli obiettivi, può dare risposte unitarie e proiettarsi ben oltre l’essere scrivani di lavori di scarso valore”. Qui il riferimento è a pubblicazioni anche brevi che riportano cinque o sei firme, o ad altre che risultano copie di lavori precedenti. Tutto, solo per accumulare, appunto, valutazioni positive.
In rappresentanza dell’Anvur, il Presidente Uricchio, con un breve intervento, fa sostanzialmente eco a Pedone, affermando che “il rapporto con Cun e Società scientifiche è solidissimo. La valutazione è condivisione e partecipazione. L’Anvur in questo non è un crocchio di vati che interpreta il verbo ma è parte integrante del mondo accademico”.
Ma è il prof. Michele Pizzo, ordinario al Dipartimento di Economia della Vanvitelli e Presidente di Aidea (Accademia italiana di economia aziendale) ad andarci giù duro sulla questione, portando un documento per generare discussione e confronto: “Serve trasparenza nella valutazione che porta al reclutamento. Se diamo l’idea di voler piegare i parametri alle nostre esigenze corporative, il messaggio che mandiamo è tutt’altro che positivo. Mentre in Italia chi finisce il dottorato deve affannarsi a diventare assegnista, all’estero può aspirare tranquillamente a stipendi di 150mila euro l’anno”.
Forte il j’accuse: “Dobbiamo eliminare la moltiplicazione dei pani e dei pesci (ovvero pubblicazioni, ndr) e, soprattutto, prima di concorrere per diventare ordinario, un docente deve essere associato per almeno un anno. Non accettiamo con piacere i salti che vediamo, al netto dei geni”. Pizzo avanza una proposta: “Scegliere tre o quattro lavori di un docente e valutarne l’effettiva preparazione”. In generale, chiude Pizzo, “bisogna puntare su pochi concetti fondamentali e rendere la valutazione coerente con quello che facciamo. Oggi le aziende non leggono più ciò che scriviamo. Dunque ricerca, didattica e terza missione devono essere componenti di valutazione; perché è in questi ambiti che il docente esplica il suo lavoro”.
Claudio Tranchino
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Ateneapoli – n.01 – 2024 – Pagina 3