L’Ateneo Federico II per festeggiare gli ottocento anni dalla sua fondazione, che risale al 1224, sta promuovendo già da tempo diverse iniziative. Convegni, concerti, murales in alcune sedi ed altre attività. Ad Architettura hanno pensato che sarebbe stato interessante coinvolgere gli allievi del Corso di Laurea Triennale in Design per la comunità in un progetto di didattica che trae spunto dalla ricorrenza degli 800 anni. I risultati sono stati esposti il 23 febbraio in due aule della sede del Dipartimento, in via Forno Vecchio.
Uno dei promotori dell’iniziativa è stato il prof. Paolo Giardiello, che insegna Design. “Gli studenti al terzo anno – dice – devono frequentare il Laboratorio, che è costituito da due discipline. Una è Allestimento, l’altra è Comunicazione. L’obiettivo del Laboratorio è di insegnare a chi lo frequenta ad intervenire in contesti storici per comunicare eventi attraverso la grafica e gli allestimenti. Questi ultimi sono in qualche modo gli eredi delle antiche macchine da festa”.
Prosegue: “Ebbene, quest’anno abbiamo invitato ciascun gruppo di studenti a scegliere un Dipartimento dell’Ateneo e a progettare allestimenti e grafica per individuare modalità di comunicazione e di interpretazione dello spirito di ciascuno di essi. Il filo rosso, il tratto comune, doveva essere l’impiego dei materiali: tubi Innocenti. Hanno partecipato un centinaio di ragazze e ragazzi al Laboratorio che si è tenuto nel primo semestre. Ho invitato anche i Direttori dei Dipartimenti. Chissà che qualcuno non si innamori del progetto dei ragazzi e decida di ospitarlo nella struttura. Noi siamo disponibili ad un workshop di approfondimento per provare a realizzare nella seconda parte del 2024 qualcuno degli allestimenti progettati durante il Laboratorio”.
La prof.ssa Marialuisa Firpo, che insegna Architettura degli interni, è un altro docente che ha coordinato il Laboratorio. “Abbiamo chiesto ai ragazzi – spiega – innanzitutto di studiare i Dipartimenti, di approfondirne la conoscenza, di coglierne lo spirito e l’essenza. Hanno svolto un bel lavoro di ricerca e lo hanno restituito negli allestimenti. Molto interessante, secondo me, questo aspetto della ricerca del contenuto che dà forza e sostanza alla comunicazione. Sono riusciti a cogliere le specificità, le particolarità dei Dipartimenti sui quali hanno lavorato nei progetti. Per esempio la collezione di veleni di Agraria, i sensi degli animali a Veterinaria, una particolare superstizione che si tramanda nella sede che ospita il Dipartimento di Studi Umanistici in via Porta di Massa”.
Ecco, dunque, qualche esempio dei lavori che sono stati realizzati dagli allievi del Laboratorio di Allestimento e Comunicazione. “Io ero parte – racconta Assunta Venditto, 21 anni – di un gruppo di 4 che ha progettato in relazione alla sede centrale dell’Ateneo, quella che ospita il Rettorato e parte del Dipartimento di Giurisprudenza. Abbiamo deciso di intervenire sulle coorti, realizzando cubi con sedute e piccoli spazi espositivi con le illustrazioni di alcuni tra i tantissimi allievi celebri della nostra Università”. Va avanti Serena Passaro, anch’ella nel gruppo: “è un modo per celebrare l’edificio nella sua funzione di nucleo centrale dell’Ateneo”. Prosegue Rossella Giulia Napolano: “Le illustrazioni rimandano a venti celebrità federiciane, dal matematico Renato Caccioppoli a Stefania Filo Speziale, la prima donna a laurearsi in Architettura a Napoli. Dall’ingegnere Luciano De Crescenzo a Roberto Saviano, che si è laureato in Filosofia”.
La maledizione del vialetto centrale di Studi Umanistici
Per il Dipartimento di Scienze Sociali un altro gruppo di allievi del Laboratorio ha scelto la realizzazione di tiranti luminosi e colonne. “I primi – dice Giulia Pasca, una delle componenti – rimandano alle connessioni necessarie in una società, le seconde ai pilastri, alle basi etiche fondamentali”. Un altro progetto di allestimento e comunicazione, quello che fa riferimento al Dipartimento di Scienze Politiche, prevede l’installazione di segnali analoghi a quelli che si vedono nei cantieri edili. Ne spiega le ragioni Chiara Parlato: “Richiamano i processi di costruzione di una società”. Vincenzo Ragozzini, compagno di gruppo di Chiara, sottolinea: “Il Laboratorio è stato molto interessante. Abbiamo sperimentato e abbiamo creato allestimenti per dare identità. Lavorare in gruppo abitua a dividere i ruoli e assegnare i compiti in base ad attitudini e interessi”.
Carmine Pappalardo e i suoi ‘compagni di squadra’ hanno giocato in casa: hanno progettato allestimenti e grafica per restituire lo spirito di Palazzo Gravina, la sede storica di Architettura. “Abbiamo immaginato – dice – percorsi di conoscenza di tre grandi architetti: Mango, Loris Rossi, Alison”. Aggiunge Alessandro Telesca: “I percorsi in tubi Innocenti conducono all’approfondimento della vita e delle opere dei tre”. Uno dei due gruppi di lavoro su Studi Umanistici ha immaginato un allestimento che permetta di evitare la “maledizione del vialetto centrale”.
Pare si tramandi di generazione in generazione di studenti. Racconta Ilaria Rinaldi: “C’è la credenza che nella sede di via Porta di Massa l’attraversamento del vialetto centrale vada evitato in ogni modo, perché pregiudizievole della laurea. Chi passa di lì non tocca il traguardo, si dice. Abbiamo, dunque, immaginato un ponte in tubi Innocenti che passi sopra il vialetto e che sia arricchito dalla grafica che illustra questo tabù”. Aggiunge Federica Volpe: “Abbiamo avuto l’occasione di approfondire la realtà di un Dipartimento diverso da quello che frequentiamo e di coglierne anche aspetti particolari. Tra essi, appunto, la superstizione del vialetto centrale”. Raffaella Vitelli ha progettato con il gruppo del quale era parte gli allestimenti e la grafica per il complesso di Monte Sant’Angelo e in particolare per i Dipartimenti di Economia, di Fisica e di Matematica. “Richiamiamo – dice – forme sinusoidali, moti e oscillazioni”.
Fabrizio Geremicca
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Ateneapoli – n.04 – 2024 – Pagina 15