Diritto Giapponese “una porta di accesso sull’Asia”

Una porta di accesso sull’Asia: è il corso di Diritto Giapponese della prof.ssa Mariko Igimi, studiosa di Diritto Romano arrivata alla Federico II a novembre come visiting professor, direttamente dalla Kyushu University di Fukoka. È lei stessa a definirlo così: a suo dire “per comprendere il diritto asiatico, il diritto giapponese è un ottimo strumento” per esplorare ulteriormente e fare un primo passo verso il panorama giuridico orientale. “Il Giappone ha modernizzato il proprio sistema giuridico prima di qualsiasi altro paese asiatico – spiega – Già alla fine del XIX secolo ci eravamo allineati con gli ordinamenti europei mentre, ad esempio, la Cina lo ha fatto solo negli anni ’80 del Novecento. E poi molti paesi asiatici, a quel punto, piuttosto che prendere dall’Europa hanno rivolto lo sguardo direttamente all’esempio del Giappone, perché per loro era più conveniente”.

Ma come può lo studio della tradizione giuridica orientale essere utile ai futuri giuristi federiciani? “Viviamo in un momento storico in cui il mondo sta cambiando tantissimo e paesi come la Cina sono sempre più attivi nello scenario globale – suggerisce la prof.ssa Igimi – Addentrarsi nel diritto cinese, però, è davvero complesso e per comprenderlo avere un background di diritto giapponese può aiutare tantissimo”.

Per uno studente di Giurisprudenza italiano, poi, può incuriosire scoprire che esistono dei punti di contatto tra ciò che studia quotidianamente e gli ordinamenti dei paesi del Sol levante. Ad esempio, il nostro Codice Civile: “Il diritto giapponese ha accolto la tradizione civilistica derivante soprattutto dal Diritto Romano e se guardiamo al Codice Civile italiano notiamo che molti istituti sono esattamente identici”, continua. Ecco allora un ciclo di incontri che spazierà dal diritto civile al diritto penale giapponese, soffermandosi anche sulla casistica della giurisprudenza e le sfide che l’ordinamento nipponico sta attualmente affrontando, passando per il diritto di famiglia e l’influenza ricevuta dalla cultura giuridica occidentale.

Il corso, che permetterà l’acquisizione dei 4 crediti formativi derivanti dalle Ulteriori attività formative, sta riscuotendo grande successo tra i futuri giuristi federiciani, che lo hanno scelto soprattutto a fronte di un interesse personale per il mondo orientale. È il caso di Vincenzo Maione che racconta: sono da sempre interessato al Giappone, sia per la sua storia che per la sua cultura, che è molto diversa dalla nostra. Questo corso mi è sembrato una buona opportunità per imparare qualcosa in più a riguardo e per approcciarsi ad un diritto diverso dal nostro”.

Concorda il collega Jacopo Mauro, che si dimostra particolarmente soddisfatto dalle prime lezioni: “Il primo incontro ha avuto un taglio molto storico e mi ha affascinato soprattutto quando la docente ha parlato della restaurazione Mejii che ha costituito un radicale cambiamento sociale e politico. Mi ha sorpreso scoprire quanto il Giappone dell’800 fosse diverso da com’è oggi”. Per lui, che ambisce a diventare avvocato specializzato in diritto societario all’estero, “conoscere almeno un minimo la base del diritto anche di altri Paesi credo possa aprirmi nuovi orizzonti”. Affascinata dagli aspetti storici è stata anche Mariapia Reale che, pur avendo scelto come attività formativa il corso di Clinica Legale, segue comunque ogni venerdì con passione le lezioni della prof.ssa Igimi: “Mi ha incuriosito come poi anche altri Paesi siano stati influenzati dal diritto giapponese, soprattutto a seguito delle conquiste”.

Per Ilenia Caruso, un plus del corso è l’essere interamente in inglese: un ottimo esercizio per perfezionare la lingua anche da un punto di vista del lessico giuridico. Le piacerebbe, confessa, che il Dipartimento offrisse corsi che approfondissero il diritto anche di altri Paesi: “credo che gli ordinamenti stranieri possano essere tutti potenzialmente interessanti. Anche se deciderò di non lavorare all’estero, penso possa essere una conoscenza in più che può sempre tornare utile”.
Giulia Cioffi
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Ateneapoli – n. 6 – 2025 – Pagina 23

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