Alla guida del Dipartimento di Giurisprudenza per il triennio 2025/2027 ci sarà la prof.ssa Carla Masi, docente di Diritto romano. Con 105 voti su 201, infatti, ha prevalso, in seconda battuta, sull’altro candidato, Massimiliano Delfino (Diritto del lavoro), e succede così al prof. Sandro Staiano. Un incarico che, come lei stessa racconta, si appresta a ricoprire con grande entusiasmo e, soprattutto, fiducia verso il futuro: “Tutto il sistema universitario sta vivendo una stagione nuova, per regole e principi, e mi piace pensare che gli obiettivi che siamo chiamati a perseguire nel prossimo futuro possano essere realizzati con il contributo di tutti”.
Il lavoro dei prossimi anni avrà, allora, un focus ben chiaro: “Dobbiamo esaltare il prestigio della nostra tradizione. Il Dipartimento ha una storia importante e, da un lato, dobbiamo mantenerlo fedele a se stesso e, dall’altro, guardare al futuro in una prospettiva di crescita ed evoluzione”. In questi mesi di candidatura, continua, “attraverso un dialogo continuo ho avuto modo di conoscere meglio la comunità che anima il nostro Dipartimento: le varie componenti hanno condiviso con me esigenze, progetti ed esperienze ed è stato un grandissimo arricchimento e un patrimonio che, ad oggi, rappresenta il punto di partenza da cui muovere per traghettare verso il futuro questo Dipartimento, che per me è la nostra casa comune”.
Già Delegata dal Rettore per l’Internazionalizzazione e responsabile della Cattedra Argentina istituita presso la Federico II, d’intesa con l’Ambasciata della Repubblica Argentina, l’internazionalizzazione è, per lei, ‘pane quotidiano’ e promette di continuare a impegnarsi su questo fronte anche da Direttrice di Dipartimento: “Sto lavorando ad un nuovo doppio titolo con l’Università di Siviglia: un ateneo che ci somiglia per grandezza e tradizione. In più abbiamo portato a casa due importanti vittorie nell’ambito del progetto “TNE” (TransNational Education) che ci consentiranno di creare importanti opportunità di mobilità per docenti e studenti. In uno, che vede come capofila il Consorzio Universitario Italiano per l’Argentina – di cui è presidente – ho proposto l’istituzione di un doppio titolo di laurea con la Pontificia Università Cattolica di Santiago, in Cile: la migliore dell’America Latina”.
A tutto ciò si aggiunge, poi, il desiderio di “costruire un percorso di laurea interamente in inglese, anche per attrarre studenti internazionali e che porrebbe l’accento sull’aspetto socio-legale”.
Sulle questioni spinose ancora non del tutto raffreddatesi in Dipartimento, come l’organizzazione della didattica, il metodo d’approccio sarà “un dialogo che veda coinvolte tutte le componenti del Dipartimento. Mi rendo conto che il tema è ancora caldo, per i vari cambiamenti di sistema che, credo, abbiano disorientato gli studenti”. La sua soluzione, eventualmente, sarebbe quella di “semestri diversificati”: “Sono d’accordo sul fatto che alcuni insegnamenti abbiano bisogno di più tempo per essere metabolizzati e, allora, potremmo pensare che i corsi da più crediti formativi possano iniziare prima o terminare dopo”, in maniera ‘sfalsata’, “per consentire a questi insegnamenti di tenere una didattica sostenibile e avere più tempo a disposizione”.
Altro punto da mettere a segno sarà l’istituzionalizzazione delle tante attività extracurriculari che, per ora, sono rimesse ai singoli docenti nell’ambito delle loro cattedre e che, invece, andrebbero estese al più alto numero di studenti possibile: “In questi anni abbiamo sperimentato occasioni formative che sono state molto apprezzate dai ragazzi: le moot court competition, le visite nei luoghi di amministrazione della giustizia, anche sovranazionali, o la possibilità di entrare nelle sedi degli organi costituzionali o nelle carceri. Sono tutte attività che vanno sostenute e incentivate, anche con fondi dedicati, perché hanno un valore formativo importante”.
Lei stessa, dal 2009, porta avanti una di queste attività: l’International Roman Law Moot Court Competition. Una simulazione processuale nata da Oxford e Cambridge a cui partecipano Università da tutto il mondo e dove la Federico II è l’unica italiana in gara. “Sono momenti straordinari anche per stare insieme agli studenti in modo diverso. Loro si trasformano in avvocati e devono produrre argomentazioni per difendere una parte o l’altra. Ricordo che uno dei primi studenti che partecipò era talmente entusiasta che disse che quest’esperienza gli aveva insegnato che l’università non è solo un esamificio”.
Se le si chiede quale sarà la sua priorità, appena insediatasi, la risposta sarà: “rimboccarmi le maniche con tutti i colleghi e gli studenti e il personale tecnico e amministrativo perché il Dipartimento sia al centro dell’ateneo e della città, rispetto alla quale possiamo essere interlocutori autorevoli”. C’è, tuttavia, un obiettivo in particolare che ha a cuore, quasi un sogno: “Vorrei più di tutto riuscire a diventare Dipartimento di Eccellenza ed essere inclusi in quei 180 Dipartimenti che, ogni 5 anni, il Ministero dell’Istruzione seleziona. Sarebbe un traguardo importante anche per i vantaggi che produrrebbe in termini di attrazione di fondi, che per l’università in generale sono in diminuzione. Sarebbe una vittoria per tutti noi”.
Giulia Cioffi
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Ateneapoli – n. 19-20 – 2024 – Pagina 15