Il “Course in Medicine and Surgery” ha fatto 13

“Avete capito? Giurate”. La domanda del professore che esce dall’aula T2b dell’edificio di Biotecnologie per la salute ha la stessa forza comunicativa di un cartello in autostrada. Una specie di freccia immaginaria dice che è proprio lì che si è appena conclusa una lezione del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia in lingua inglese. Se non bastasse, un’ulteriore conferma arriva dal “maybe” che chiude il discorso e precede i saluti. Il professore guadagna l’uscita e in classe ritornano loro, le matricole. In tutto sono tredici, riempiono a stento due file di banchi. Gli italiani, ben nove, cercano di parlare in inglese pure nei momenti di pausa e sui social. Non farlo sarebbe scortese nei confronti dei colleghi provenienti da Inghilterra, Francia e Grecia. Lo conferma Esther, trasferitasi da Rovigo: “è bello parlare con ragazzi di varie culture. In aula ci sono un greco, due inglesi e una francese che ha iniziato oggi. Il resto siamo tutti italiani, ma tra di noi parliamo in inglese perfino sul gruppo WhatsApp”. La socializzazione va a gonfie vele, insomma. Basta chiedere qualcosa sul rapporto con i colleghi al londinese Faiz Saleem, in arte John, per sentirsi rispondere: “fantastic, perfect!”. Faiz ha scelto la Federico II “perché è un’università internazionale con un’ottima reputazione su Internet. Credo che il Corso mi sarà molto utile”. Ha avuto fonti diverse, invece, la parigina Marie Hélène: “una mia amica mi ha informato della possibilità di studiare in inglese in Italia. Tra le mie scelte c’era Napoli, una città interessante e molto diversa dalla mia di origine”. Ragione opposta rispetto a quella che ha portato in Italia il greco Kostis: “è una nazione molto vicina alla mia. Mi trovo bene ed è bello comunicare con italiani e con persone di altri paesi europei”. Inoltre “il Policlinico è enorme”. Pazienza che l’abbia dovuto lasciare dopo una sola settimana di corsi. Tanto è durata l’avventura nell’aula B dell’edificio 5, giudicata poco idonea alle lezioni, soprattutto dagli stranieri. È arrivato così il trasferimento in via De Amicis, dove è vero che gli studenti non vedranno girare…
 
Articolo pubblicato sul nuovo numero di Ateneapoli in edicola (n. 19/2015)
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