Autrice di un capitolo sul mare nel volume ‘One Health – Pensare le esigenze del pianeta’, a cura di Vittorio Lingiardi e Isabella Saggio, edito da il Saggiatore, presentato il 3 aprile al Palazzo delle Esposizioni di Roma, la prof.ssa Simonetta Fraschetti, docente di Ecologia e Marine Ecology al Dipartimento di Biologia, spiega: “l’iniziativa nasce nel contesto del Centro Nazionale per la Biodiversità, progetto che proviene dai finanziamenti nell’ambito del Pnrr.
È stato portato avanti da Isabella Saggio, genetista che insegna Terapia genica all’Università La Sapienza di Roma. Lei ha riflettuto sul fatto che forse è arrivato il momento di affrontare il tema della Salute Unica. La salute dell’uomo non esiste se non in un contesto di ambiente sano”.
La prof.ssa Saggio ha dunque coinvolto nel progetto del libro medici, veterinari, architetti, ecologi, psichiatri per scrivere su questo tema, che spesso è invece affrontato in maniera settoriale. “Ciascuno di noi si è occupato del concetto di Salute Unica in contesti diversi”.
Il progetto è durato un anno, la docente ha scritto di come la salute dell’uomo sia legata a quella del mare: “il mare è la matrice della nostra vita, la matrice primaria. Gli oceani sono riserve di biodiversità, regolatori del clima e della salute. Il cibo proviene dal mare. Così l’ossigeno, perché l’aria che respiriamo deriva anche dall’attività del fitoplancton. Dal mare possiamo ricavare energia, grazie ai campi eolici off-shore, che però devono essere gestiti e realizzati ispirandosi al principio della sostenibilità e della tutela. Il mare è un regolatore del clima ed in esso vivono specie ed organismi che utilizziamo per produrre molecole bioattive utili per esempio nello sviluppo di farmaci oncologici. Il mare può essere fonte di lavoro ed arricchimento per noi e le generazioni che verranno, se rispettato. Pensiamo all’ecoturismo. È infine anche fonte di divertimento, di relax, di piacere, di gioia”.
Le minacce alla salute del mare e, dunque, indirettamente, alla nostra stessa salute non sono poche. La più importante, spiega la prof.ssa Fraschetti, “è certamente oggi quella legata ai cambiamenti climatici. L’aumento delle temperature e le anomalie termiche sono fattori che determinano mortalità di massa negli organismi che vivono sott’acqua”. Prosegue: “Altro tema è la pesca industriale. Impatta molto negativamente non solo in termini di riduzione della risorsa, ma è anche dannosa dal punto di vista dell’integrità dei fondali. Non solo rimuove i pesci, dunque, ma distrugge gli habitat fondamentali per la sopravvivenza degli stessi pesci, compromettendo il recupero dell’ecosistema marino. Rischiamo di trasformare il mare e gli oceani in una piscina vuota”. Tra gli altri pericoli: gli inquinanti (“non conosciamo ancora fino in fondo i danni provocati dai pesticidi che arrivano a mare”) e le plastiche “che formano ormai vere e proprie isole galleggianti in certe zone degli oceani. Bisognerebbe modificare radicalmente il packaging. In questo modo tanta plastica non finirebbe più a mare”.
Il libro al quale ha collaborato la docente è edito in un periodo nel quale da più parti è messa in discussione la necessità di intraprendere azioni adeguate per tutelare l’ecosistema e per almeno arginare fenomeni potenzialmente devastanti, come l’incremento globale delle temperature. C’è chi nega che il problema esista e c’è chi sostiene che il cambiamento climatico non dipenda dall’uomo, nonostante siano ormai molti gli studi i quali dimostrano che l’incremento delle temperature avanza a livelli mai osservati da quando sono iniziate le rilevazioni in materia, che fenomeni estremi come gli uragani e le alluvioni, le assenze di pioggia per mesi e mesi stanno diventando sempre più frequenti in diverse aree del Pianeta.
Queste correnti di opinione e di pensiero, che negli Stati Uniti hanno trovato il proprio portavoce nel presidente Trump e dietro le quali ci sono ovviamente precisi interessi economici, per esempio dell’industria estrattiva del fossile, tendono ad etichettare le preoccupazioni per l’ambiente e i moniti per invertire la rotta come divagazioni intellettuali o lussi che possono consentirsi pochi Paesi privilegiati. “In realtà – avverte la prof.ssa Fraschetti – è vero il contrario. I Paesi più poveri sono anche quelli che subiranno, e in parte stanno già subendo, le conseguenze peggiori dei fenomeni estremi meteorologici e dell’impoverimento degli ecosistemi. Alluvioni, siccità, uragani colpiscono più duramente chi è più indifeso perché ha meno mezzi. Alla Cop 16 (la Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica) l’idea era infatti di finanziare in maniera significativa politiche per supportare la biodiversità e quei popoli che ne sono custodi”.
Conclude: “C’è un tema etico alla base della necessità di mettere in campo politiche capaci di conciliare sviluppo ed ambiente. La Terra non è nostra, non lo è il mare, non lo sono le montagne ed i boschi. Sono beni che abbiamo ricevuto per il tempo che vivremo ed abbiamo il dovere di consegnarli a chi verrà dopo di noi, alle generazioni future”. L’ultima battuta è per Zerocalcare che ha firmato la copertina del libro: “è molto sensibile ai temi ambientali e sociali. Ha accettato senza esitazioni l’invito di Saggio e ci ha fatto un bellissimo regalo”.
Fabrizio Geremicca
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Ateneapoli – n. 6 – 2025 – Pagina 17