Il prof. Ricci nel Nucleo tecnico per la politica economica della Presidenza del Consiglio dei Ministri

Da qualche mese il prof. Paolo Ricci, docente di Economia aziendale e Coordinatore dei Corsi di Laurea in Scienza dell’organizzazione e dell’amministrazione ed in Scienza della pubblica amministrazione (entrambi afferiscono al Dipartimento di Scienze Politiche della Federico II) fa parte del Nucleo tecnico per la politica economica della Presidenza del Consiglio dei Ministri. “Prepariamo – spiega – studi e proposte, studiamo aspetti particolari di interventi e misure economiche del Paese. Io mi occupo in particolare della velocizzazione della spesa pubblica. Una criticità che abbiamo da sempre in questo Paese. Il Nucleo è composto anche da colleghi di altri Atenei”. L’incarico è nato da una consuetudine tra Ricci ed il sottosegretario Mario Turco: “Lui è un professore universitario ed insegna in Salento. Ci conosciamo e ci stimiamo. Mi ha proposto di far parte per un anno del Nucleo tecnico ed ho accettato perché quando posso dare un contributo alla cosa pubblica mi fa piacere. Caso ha voluto che tutto ciò sia coinciso con una fase come quella che stiamo vivendo, di grande emergenza, e nella quale la spesa pubblica sarà determinante come non mai. È una sfida. Per sua natura la spesa pubblica richiede controlli e verifiche indispensabili che allo stesso tempo possono determinare anche vincolo e lentezza. La programmazione si fonda anche molto sul monitoraggio: mentre si programma, si verifica anche quali impatti ha. Bisogna studiare bene le questioni di impatto e sviluppare procedure che siano in grado di portare più risorse là dove ci sia bisogno. È una fase, quella che si apre, nella quale si dovranno evitare allo stesso modo eccessi di centralismo e di protagonismi locali”.
Al netto del nuovo impegno istituzionale, anche il prof. Ricci, come tutti gli altri Coordinatori dei Corsi di Laurea dell’Ateneo federiciano, ha trascorso le ultime settimane a gestire al meglio la didattica in rete, indispensabile per garantire la continuità agli studenti costretti a casa dall’emergenza sanitaria: “nonostante alcune difficoltà iniziali, il semestre è cominciato regolarmente. Abbiamo con puntualità avviato i corsi. Venti colleghi sono partiti utilizzando tutti i mezzi e le piattaforme delle quali disponiamo. Tutto sommato gli studenti hanno seguito e stanno seguendo. Funziona, ma chiaramente dobbiamo capire anche che ci sono controindicazioni”. In particolare, sottolinea il docente, “il contatto umano è perso. È la mancanza più grave, e per questo mi auguro che dall’emergenza si esca presto. La dimensione umana, gestuale, è indispensabile alla didattica, anche a quella universitaria. Lo racconta un bel libro, ‘La lezione dei maestri’ di George Steiner. Spiega la relazione tra allievo e maestro e dice che c’è un rapporto affettivo quasi, fatto di presenza fisica. Ebbene, nelle attuali circostanze è venuto completamente meno”. Un’altra criticità: “la tecnologia non sempre è perfetta, anzi non lo è quasi mai, per cui le lezioni on-line richiedono un’attività preparatoria a volte più faticosa di quella che si ha in presenza. Io non sono – lo si sarà capito – un digitale convinto. È uno strumento, non un fine, e come tale va trattato”. Per quanto concerne il tutorato, “abbiamo fatto grande leva sulla posta elettronica. Poi abbiamo sfruttato la possibilità di  utilizzare videoconferenze e videochiamate che sono risultate molto preziose”. Per gli esami “abbiamo utilizzato la piattaforma Teams ed ha funzionato bene”. A fine aprile si svolgeranno da remoto “anche le sedute di laurea”. Conferenze: “ci stiamo organizzando per allargare l’uso delle piattaforme anche a questa forma ulteriore di attività”. La ricerca, invece, va avanti: “personalmente ho licenziato quattro lavori su ricerche internazionali”.
Fabrizio Geremicca
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