Il Real Orto Botanico federiciano si trasforma in un palcoscenico a cielo aperto per il ciclo di seminari ‘I sogni delle Stagioni’. Un progetto che coniuga arte e natura, promosso nell’ambito del PRIN PNRR 2022 Open Air Theatres in Italy (OATI) e realizzato con il patrocinio della Fondazione ‘Il Vittoriale degli Italiani’ e del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Centenario della morte di Eleonora Duse (1924-2024).
Responsabile scientifica dell’unità di ricerca federiciana è la prof.ssa Maria Pia Pagani, ricercatrice di Discipline dello spettacolo presso il Dipartimento di Studi Umanistici, che descrive così l’iniziativa: “Un’occasione per far riscoprire le radici del teatro, che è nato all’aperto, sia ai nostri studenti del Dipartimento che a tutta la comunità, in un luogo di straordinario fascino, patrimonio del nostro Ateneo”.
Dopo l’incontro inaugurale ‘Benvenuto alla Primavera’ (21 marzo), il secondo appuntamento, intitolato ‘Margherite in scena’ e tenutosi il 24 marzo, mantiene un simbolismo preciso. “Ogni data dei nostri cinque incontri – che proseguiranno fino al 16 aprile – è scandita da un fiore che rappresenta qualcosa di specifico”, spiega la docente. “In questo caso, la delicata margherita richiama l’esibizione della nostra studentessa Margherita, che si esibirà insieme alle colleghe al termine della passeggiata culturale”.
La giornata si apre infatti con una sosta nello spazio principale dell’Orto Botanico, dove l’attore Salvatore Iermano, voce narrante e direttore artistico del programma, intrattiene con una lettura tratta dalla prima pagina de ‘Il Maestro e Margherita’ di Michail Bulgakov. “Il modo migliore per iniziare il cammino di oggi. Il romanzo, infatti, si apre in un luogo ben preciso di Mosca: gli stagni del Patriarca – spiega Iermano – Si tratta dunque di un parco cittadino. Un’assonanza con questo incontro, che si svolge in uno spazio urbano dove però viene concesso alla natura di stare. E poi c’è quell’alone di humor nero che ci ammonisce sulla vacuità dei nostri progetti, perché i tempi della natura e della vita seguono ritmi diversi dai nostri”.
“Un inno alla primavera ma anche all’amore”
Si avanza poi con una tappa dedicata a Salvatore Di Giacomo, celebrato attraverso la poesia ‘Marzo’ e seguita da un omaggio alla poetessa statunitense Emily Dickinson con la sua poesia ‘La Margherita’. Ad ogni passo, i rumori della città si dissolvono, lasciando emergere il respiro della natura, tra suoni e profumi. È proprio vicino ad un candido campo di margherite che avviene la terza lettura, un passo da ‘La signora delle Camelie’ di Alexandre Dumas, che evoca l’amore tormentato tra la protagonista, Margherita, e il suo Armando.
L’evento culmina di fronte allo stagno con l’esibizione musicale dell’orchestra composta da Margherita De Luca (chitarra), Ilenia Scala (flauto traverso), Cristiana Aiello e Chiara Pesce (voci). Le studentesse della Magistrale in Discipline della Musica e dello Spettacolo incantano il pubblico con un repertorio che spazia dalla tradizione napoletana – ‘Reginella’ ed ‘Era de maggio’ – fino a ‘Fiori rosa, fiori di pesco’ di Lucio Battisti. “Un inno alla primavera ma anche all’amore, perché questa stagione richiama spesso la passione di questo sentimento”, commentano le artiste, accolte dall’entusiasmo degli spettatori che chiedono un bis. La giornata si conclude con un’improvvisazione corale di ‘Amore disperato’ di Nada, intonata insieme da studenti federiciani e visitatori dell’Orto.
“Il teatro all’aperto è una grande sfida – riflette in ultima analisi Pagani – Sia per l’attore che per il cantante: devono proiettare la voce, dominare il rumore ambientale e, al contempo, conservare la carica espressiva e le sfumature della loro interpretazione. È questo il senso profondo del nostro progetto: immergersi in un contesto dove la natura comanda e l’arte vi si lascia abbracciare”.
La parola alle studentesse protagoniste
Condivisione di passioni, riscoperta dell’amicizia e del legame profondo con l’ambiente. Così le studentesse protagoniste raccontano l’esperienza. “Siamo state tutte coinvolte dalla professoressa Pagani, che ci ha unite nonostante le nostre diverse specificità all’interno dello stesso percorso accademico – afferma Chiara Pesce – Da lì abbiamo iniziato le prove insieme, sperimentando molto, spesso anche sbagliando. Questo ci ha permesso di creare una sintonia speciale tra di noi”.
Un’armonia costruita passo dopo passo, spiega Margherita De Luca: “Ognuna ha messo in gioco la propria esperienza musicale o interpretativa per adattarsi al contesto e affrontare la sfida di esibirsi senza amplificazione. Abbiamo scelto brani che potessero risuonare al meglio in uno spazio aperto e, alla fine, persino quelli più arpeggiati si sono sentiti in modo sorprendente”. A sottolineare l’importanza del gruppo è Cristina Aiello: “All’inizio ci hanno definite una mini-orchestra, come se fossimo già una formazione consolidata, ma in realtà siamo diventate un vero ensemble proprio grazie a questa esperienza”.
Una connessione che si sprigiona dalla musica andando oltre, come racconta Ilenia Scala: “La musica unisce. All’inizio c’era un certo distacco, man mano che il percorso avanzava, immersi in questo magnifico spazio, però tutto è diventato più familiare. La musica ha questa straordinaria capacità di abbattere le barriere: nel momento in cui si suona o si canta insieme, ci si libera dagli schemi. Anche chi non è intonato o chi non ha conoscenze di base può sentirsi parte di qualcosa, lasciandosi trasportare dall’armonia dell’esperienza condivisa. Una sensazione impareggiabile che siamo grate di aver vissuto”.
Giovanna Forino
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Ateneapoli – n. 6 – 2025 – Pagina 24