Le sempre più rapide evoluzioni tecnologiche e i profondi cambiamenti nelle modalità di apprendimento delle nuove generazioni sono alla base del progetto SIMA, Società Italiana di Management, sull’Innovazione Didattica delle discipline di management che è giunto al secondo step della mappatura. Ora si passa la parola agli studenti. “Come rappresentante di sede della Sima per il nostro Ateneo sto veicolando il questionario ai docenti che hanno insegnamenti attivi di Economia e gestione delle imprese in questo semestre, affinché lo ripropongano agli studenti”, spiega la prof.ssa Nadia Di Paola.
Il progetto si inserisce in uno più ampio, internazionale, partito nel 2023. La prima fase ha previsto “la mappatura dello stato dell’arte delle discipline di management, un’analisi empirica per raccogliere informazioni sulle pratiche didattiche attuali tramite una survey e focus group di approfondimento tra i 700 colleghi che insegnano corsi di Gestione aziendale”, spiega la prof.ssa Maria Colurcio, coordinatrice del Progetto Didattica Innovativa, assieme a Fabio Musso. I risultati della comparazione interna sono stati poi presentati in occasione del convegno annuale di Parma durante una roundtable con editori nazionali e internazionali.
Per la seconda fase la survey passa agli studenti tramite la somministrazione di un questionario. “I modelli teorici riguardano non solo metodologie e contenuti degli insegnamenti, ma anche i risultati in termini di apprendimento, inclusione e miglioramento delle skill relazionali, sia tra pari che nell’interazione con i docenti e successivamente con gli attori del mondo del lavoro, al momento del placement”, racconta la prof.ssa Colurcio. Per il questionario è stato usato un tool di raccolta dati Collect.chat, “un software per la somministrazione tramite WhatsApp, come fosse una chat”, e le domande proposte “si rifanno a costrutti della letteratura riguardo all’apprendimento di nuove metodologie e l’inclusione sociale.
Nello specifico ai descrittori di Dublino, agli indicatori per l’apprendimento che affermano che si deve misurare non solo il sapere, ma anche il saper fare e affidano un ruolo particolare alla comunicazione, al senso critico e all’autonomia”. Tra i quesiti: “Se reputano il corso che hanno seguito innovativo o meno, se pensano che i metodi abbiano influito sulle modalità di apprendimento e di relazionarsi agli altri, e soprattutto se hanno suggerimenti e cosa vorrebbero migliorare”.
Dopo la pandemia i mutati stili di consumo e il cambiamento tecnologico hanno influito sui processi di apprendimento, ci sono strumenti didattici innovativi come “i business games, i project work e gli hackaton, come Make IT a Case, la competizione nazionale della SIMA, e anche l’Intelligenza artificiale, usata consapevolmente come guida e come risorsa di base sulla quale ragionare, ma a questo stadio di sviluppo la didattica innovativa è ancora affidata alle abilità del singolo docente, tranne eccezioni eccellenti, e non ci sono piani formalizzati degli Atenei – conclude la prof.ssa Colurcio – Però negli ultimi 5 anni ci stiamo attrezzando interrogandoci su come mettere a punto percorsi di formazione utili ed efficaci perché il futuro è qui”.
Eleonora Mele
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Ateneapoli – n. 9 – 2025 – Pagina 15