Potenziare le capacità ermeneutiche, interpretative e comunicative sfruttando la forza evocativa della poesia: la finalità del Laboratorio ‘Interrogare l’esperienza con la parola poetica’, inaugurato il 10 marzo e rivolto agli studenti della Magistrale in Coordinamento dei servizi educativi per la prima infanzia e il disagio sociale. “Portiamo avanti questo progetto sin dalla fondazione del nostro Corso di Studi, perché riteniamo che il setting laboratoriale, integrato con le lezioni teoriche, sia essenziale per la formazione dei nostri iscritti”, racconta la prof.ssa Francesca Marone, docente di Pedagogia Generale e Sociale e Coordinatrice del Corso di Laurea. Il percorso, strutturato in 24 ore con cadenza settimanale, prevede la lettura di testi di autori classici e contemporanei, affiancata da momenti di scrittura spontanea. Un elemento cardine è, ovviamente, l’infanzia: “La poesia ci consente di raccontare l’infanzia non solo come fase della vita, ma anche come categoria dell’esperienza umana. Attraverso il linguaggio poetico, esploriamo le molteplici sfaccettature di questa età, restituendone la complessità e la profondità emotiva”. L’attività si arricchisce con la partecipazione di relatori esperti che offriranno prospettive diverse sulla relazione tra poesia ed educazione. “Già nella scorsa edizione – ricorda la docente – il laboratorio ha ospitato figure di rilievo come Franco Arminio, Gianfranco Gallo e Nadia Terranova. Anche quest’anno si attendono ospiti d’eccezione tra poeti, scrittori e artisti viventi”.
L’approccio adottato mira a sviluppare una crescita personale e professionale. “Negli educatori – prosegue la docente – si riscontra un duplice coinvolgimento: da un lato, la poesia rappresenta un dispositivo formativo che aiuta gli studenti ad entrare in contatto con le proprie emozioni e con le dinamiche psicologiche delle relazioni interpersonali. Dall’altro, è uno strumento per esplorare le dimensioni esistenziali dell’individuo”. Questo perché la parola poetica, intesa come ‘parola-immagine’, ha la capacità di evocare e rendere accessibili esperienze e vissuti difficilmente esprimibili con il linguaggio comune: “Consente di raggiungere dimensioni inconsce e tematiche complesse che non sempre trovano spazio nei codici comunicativi ordinari”. Ma la poesia è anche molto di più: “È una pratica che nutre sia l’anima sia l’intelletto, una risorsa da integrare nella quotidianità. Permette di dare forma e significato alla propria esperienza, anche dal punto di vista mentale. Non è un lusso riservato a pochi, ma uno strumento di cura di sé”. Inoltre, agisce come antidoto contro il conformismo e la rigidità del pensiero, aprendo nuove prospettive: “Ci proietta in una dimensione utopica, aiutandoci a pensare e progettare il futuro in modi inediti. Come affermava Gianni Rodari, la poesia scompagina, spinge a immaginare e creare ciò che ancora non esiste, sia a livello individuale che collettivo”.
Un elemento imprescindibile, dunque, “per i futuri educatori ed educatrici, ma non solo: per tutti gli esseri umani”.
Giovanna Forino
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Ateneapoli – n. 5 – 2025 – Pagina 26