“Imparai a giocare a flipper per socializzare. A freccette no perché ero troppo scarsa”. La prof.ssa Rita Mastrullo, l’ingegnere elettrotecnico che ha infranto un tabù ed è la prima donna Prorettrice dell’Ateneo Federico II, racconta i suoi esordi di studentessa in Ateneo. Era l’inizio degli anni Settanta del secolo scorso e lei, fresca di diploma di maturità, aveva compiuto una scelta controcorrente per quell’epoca, quella di immatricolarsi ad Ingegneria. Nel Corso di Laurea in Ingegneria elettrotecnica per la precisione, dove si trovò unica ragazza in una platea di studenti maschi. “Essere donna in un contesto prettamente maschile – sottolinea – è stata per me sempre una sfida. Sentivo ogni volta di dover dimostrare che ce la potevo fare e che potevo sfatare la convinzione diffusa in quei tempi che il mondo dell’ingegneria non si adattasse alle donne. Mi sono laureata in regola e con 110 e lode perché mi misuravo ogni giorno per capire se fossi all’altezza della situazione”. Quasi mezzo secolo dopo quell’esordio universitario la sfida è vinta e la Prorettrice lo sa, ma tiene a precisare un aspetto importante: “Se leggiamo la mia nomina da parte del Rettore, il prof. Matteo Lorito, come una occasione per riflettere sulla necessità che siano garantite le pari opportunità, mi sta bene. Quello che non condivido è il discorso delle quote rosa. Questa è la mia impostazione che appartiene alla mia storia universitaria ed alla mia esperienza personale in Ateneo”. C’è ancora un problema di pari opportunità alla Federico II? “Ci sono difficoltà – risponde la Prorettrice – soprattutto nell’aiutare le persone a trovarsi nelle condizioni di avere pari opportunità. Oggi nel Dipartimento di Ingegneria Industriale e relativamente al mio settore, che è Fisica tecnica, il cinquanta per cento degli ordinari sono donne e quindi, sotto questo aspetto, rappresentiamo un fiore all’occhiello. In generale nell’Ateneo c’è però ancora un certo lavoro da fare ed è anche un percorso culturale che va ultimato. Credo, però, che il punto non sia per le donne di proporsi necessariamente secondo un certo modello maschile. Lo sforzo è porsi con la propria identità e sensibilità in modo da arricchire con esse gli organi di governo e di funzionamento dell’Ateneo”. Spiega: “Il professore che mi ha preceduto alla direzione del Dipartimento è stato Antonio Moccia, un riferimento sicuro perché ho apprezzato quello che ha fatto negli anni di direzione ed ho declinato la mia esperienza in continuità con lui. Ho, però, cercato anche di interpretare il mio ruolo con una specificità ed una originalità legata anche alla mia sensibilità femminile. Ho poi avuto l’occasione, negli anni di direzione del Dipartimento, di lavorare con quattro donne. Mi hanno consentito di entrare virtualmente nelle loro case in ogni momento nel periodo di chiusura degli Atenei per la pandemia. Abbiamo familiarizzato molto e credo che il funzionamento della struttura ne abbia tratto grande vantaggio”.
Dei suoi esordi da studentessa, oltre allo spaesamento legato alla circostanza di essere la sola donna in un’aula composta interamente da maschi, Mastrullo ricorda anche “il grande innamoramento per quello che studiavo e facevo. Ho avuto la fortuna di avere svolto un lavoro che mi ha sempre emozionato. Nel mio percorso ho avuto tante opportunità di incontro e possibilità che ho colto anche grazie all’abitudine alla caparbietà ed all’impegno che è derivata dai miei esordi universitari. Sono stata Direttore di Dipartimento prima della riforma Gelmini e dopo Presidente dell’Associazione scientifica nazionale che abbiamo. Mi sono sempre ritrovata in un posto nel quale è riconosciuto il merito”.
La professoressa Mastrullo conosceva già il nuovo Rettore che l’ha nominata Prorettrice: “eravamo entrambi in Senato Accademico. Abbiamo lavorato insieme nelle Commissioni in varie occasioni. Quando mi ha chiesto se fossi disposta a fare la Prorettrice sono rimasta sorpresa, però, e mi sono emozionata. È stata una emozione perché per me la Federico II è una realtà di grande prestigio ed è stato un luogo di crescita personale, oltre la professionale. Avere un riscontro ed un’attestazione di stima ed avere la possibilità di mettere a disposizione dell’Ateneo quello che ho ricevuto è certamente una grande soddisfazione”.
Dopo il Rettore, dunque – Gaetano Manfredi, ora Ministro dell’Università – Ingegneria esprimerà nei prossimi sei anni anche il Prorettore. Prosegue il periodo magico e, secondo la prof.ssa Mastrullo, non è casuale. “Ingegneria – riflette – è sempre stata al servizio dell’Ateneo in varie forme. Anche in passato ha espresso Prorettori. Pensiamo, ma non vorrei dimenticare qualcuno, ai professori Ovidio Bucci e Giuseppe Marrucci. Appartiene alla natura degli ingegneri mettersi al servizio e lavorare per l’istituzione. Abbiamo una componente pragmatica che ci porta ad essere funzionali al sistema. Certo, durante il rettorato di Manfredi abbiamo avuto momenti di gloria, ma erano legati alla straordinaria personalità dell’uomo più che alla sua provenienza da Ingegneria”.
La Prorettrice non abbandonerà l’insegnamento negli anni del suo mandato e spiega perché: “Non voglio rinunciare perché per me la cosa più bella sono gli studenti. Ho la fortuna di invecchiare avendo come compagni di viaggio i ventenni. Un privilegio ed una grande fortuna. Un patrimonio che non posso disperdere. Se hai capacità di ascoltarli, i ragazzi donano, trasmettono e trasferiscono continuamente qualcosa. Sarebbe uno spreco non poter approfittarne. Quello che posso fare come diversamente giovane, per così dire, è di fruire della opportunità di un impegno ridotto rispetto alle 120. Magari sosterrò un carico didattico meno pesante di quanto ho fatto finora, ma non voglio perdere il rapporto con gli studenti”.
Dei suoi esordi da studentessa, oltre allo spaesamento legato alla circostanza di essere la sola donna in un’aula composta interamente da maschi, Mastrullo ricorda anche “il grande innamoramento per quello che studiavo e facevo. Ho avuto la fortuna di avere svolto un lavoro che mi ha sempre emozionato. Nel mio percorso ho avuto tante opportunità di incontro e possibilità che ho colto anche grazie all’abitudine alla caparbietà ed all’impegno che è derivata dai miei esordi universitari. Sono stata Direttore di Dipartimento prima della riforma Gelmini e dopo Presidente dell’Associazione scientifica nazionale che abbiamo. Mi sono sempre ritrovata in un posto nel quale è riconosciuto il merito”.
La professoressa Mastrullo conosceva già il nuovo Rettore che l’ha nominata Prorettrice: “eravamo entrambi in Senato Accademico. Abbiamo lavorato insieme nelle Commissioni in varie occasioni. Quando mi ha chiesto se fossi disposta a fare la Prorettrice sono rimasta sorpresa, però, e mi sono emozionata. È stata una emozione perché per me la Federico II è una realtà di grande prestigio ed è stato un luogo di crescita personale, oltre la professionale. Avere un riscontro ed un’attestazione di stima ed avere la possibilità di mettere a disposizione dell’Ateneo quello che ho ricevuto è certamente una grande soddisfazione”.
Dopo il Rettore, dunque – Gaetano Manfredi, ora Ministro dell’Università – Ingegneria esprimerà nei prossimi sei anni anche il Prorettore. Prosegue il periodo magico e, secondo la prof.ssa Mastrullo, non è casuale. “Ingegneria – riflette – è sempre stata al servizio dell’Ateneo in varie forme. Anche in passato ha espresso Prorettori. Pensiamo, ma non vorrei dimenticare qualcuno, ai professori Ovidio Bucci e Giuseppe Marrucci. Appartiene alla natura degli ingegneri mettersi al servizio e lavorare per l’istituzione. Abbiamo una componente pragmatica che ci porta ad essere funzionali al sistema. Certo, durante il rettorato di Manfredi abbiamo avuto momenti di gloria, ma erano legati alla straordinaria personalità dell’uomo più che alla sua provenienza da Ingegneria”.
La Prorettrice non abbandonerà l’insegnamento negli anni del suo mandato e spiega perché: “Non voglio rinunciare perché per me la cosa più bella sono gli studenti. Ho la fortuna di invecchiare avendo come compagni di viaggio i ventenni. Un privilegio ed una grande fortuna. Un patrimonio che non posso disperdere. Se hai capacità di ascoltarli, i ragazzi donano, trasmettono e trasferiscono continuamente qualcosa. Sarebbe uno spreco non poter approfittarne. Quello che posso fare come diversamente giovane, per così dire, è di fruire della opportunità di un impegno ridotto rispetto alle 120. Magari sosterrò un carico didattico meno pesante di quanto ho fatto finora, ma non voglio perdere il rapporto con gli studenti”.
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