Il prof. Angelo Antonio Izzo è “Highly Cited Reaserch”, tra i ricercatori più citati nel proprio ambito, per la quarta volta. Già per altri tre anni, infatti, era stato premiato dalla classifica stilata dal Web of Science Group – clarivate analytics. L’ultima nel 2022. “Sono un farmacologo laureato in CTF alla Federico II – racconta – ed il focus delle mie ricerche riguarda l’utilizzo dei prodotti di derivazione vegetale come potenziali farmaci.
Una buona parte della mia attività indaga l’impiego come medicinali dei cannabinoidi, i componenti della cannabis sativa. In particolare l’applicazione di questi ultimi nelle patologie dell’apparato gastrointestinale”. Hanno un’azione antinfiammatoria che può risultare utile, per esempio, per il trattamento della colite e per la sindrome dell’intestino irritabile, che è multifattoriale. Ricorda: “La mia prima pubblicazione sui cannabinoidi risale al 1997 o forse al 1998. Sono stato tra i primi ad investigare gli effetti di queste sostanze sulle funzioni digestive. I miei migliori lavori in questo campo sono quelli tra il 1998 e il 2008”.
Il prof. Izzo accoglie il riconoscimento che lo qualifica tra i ricercatori più citati nel suo settore anche nel 2023 con soddisfazione, ma tiene a precisare: “Spesso sui media la classifica della quale parliamo è tradotta in maniera un po’ semplicistica ed approssimativa come la graduatoria dei ricercatori più bravi nel mondo. Non è così. Il fatto che io ci sia significa semplicemente che tanti colleghi utilizzano e quindi citano le mie ricerche. Certamente è un parametro di valutazione e un elemento che concorre a definire un buon ricercatore. Non è l’unico, tuttavia, per identificarne la bravura. Ce ne sono molti altri, per esempio la capacità di attrarre fondi su basi competitive e bandi internazionali o di pubblicare su determinate riviste di elevato prestigio scientifico. Dico questo per amore di verità, non per falsa modestia. Resto con i piedi per terra e continuo a lavorare”.
“Innamoratevi di ciò che non è certo e sicuro”
Quali sono i consigli che il prof. Izzo dà a chi vorrebbe intraprendere il percorso della ricerca nel settore della farmacologia? “È importante andare all’estero. Io sono stato, per esempio, in Australia e in Francia. Andare fuori è un’esperienza molto formativa: apre la mente, stimola a risolvere i problemi. È utile confrontarsi con chi svolge ricerca in un settore complementare al tuo, ma non si occupa esattamente delle tue stesse cose. Andare fuori, inoltre, abitua a comunicare in una lingua diversa dall’italiano. Quando si devono presentare le ricerche occorre essere brillante e convincente. Se lo si deve fare in un’altra lingua, poniamo in inglese, è fondamentale che se ne abbia la perfetta padronanza”.
Un altro suggerimento agli aspiranti ricercatori: “Non pensate come prima cosa ai soldi. Un relativo benessere può arrivare con il tempo, ma arricchirsi e guadagnare molto non è l’obiettivo primario di chi si dedica alla ricerca. Non è un semplice mestiere o una professione come le altre, è una missione che deriva dalla passione”.
Poi: “Siate sempre curiosi, ponetevi domande, innamoratevi di ciò che non è certo e sicuro. Siate ambiziosi, ma non cattivi. Evitate di essere dogmatici e di innamorarvi della vostra ipotesi iniziale. Il ricercatore è uno che è pronto a cambiare strada se il risultato sperimentale lo conduce altrove”. Ancora: “Non abbiate fretta di pubblicare subito. È come nel calcio. La squadra si può affidare al libero che butta la palla avanti con un lancio e sperare nel gol o può avviare l’azione dalla propria metà campo: i difensori passano la palla ai centrocampisti e questi agli attaccanti fino ad arrivare a rete”. Ricorre ad un altro paragone sportivo: “La ricerca è come un giro in mountain bike. Sport che praticavo da ragazzo. La salita costa sudore e fatica, ma quando si arriva in cima i panorami e le vedute ricompensano ogni sforzo”.
Fabrizio Geremicca
Ateneapoli – n.19 – 2023 – Pagina 14