La storia della moda attraverso le foto di famiglia

La Storia non si compone soltanto di date ed eventi, ma anche e specialmente di usi e costumi. La moda è stata in grado di segnare punti di svolta o di certificare i mutamenti della società, basti pensare all’abbigliamento sempre più genderless degli ultimi anni o allo status sociale che in passato veniva rappresentato anche e specialmente dal modo di vestire. L’evento “Segni di gusto: micromostra di immagini e parole”, curata dalla prof.ssa Ornella Cirillo, docente di Storia della moda, si propone di ripercorrere proprio questa evoluzione attraverso gli album di famiglia degli studenti. È così che, lo scorso 14 gennaio, si è venuta a delineare presso il Dipartimento di Architettura e Disegno industriale una cronistoria della società dagli anni Quaranta agli anni Novanta, attraverso foto e didascalie che gli studenti del Corso di Laurea in Design per la moda hanno assemblato in una stanza. “È questo il duplice senso della parola ‘micromostra’ – ha detto la prof.ssa Cirillo – non solo perché effettuata su supporti di dimensioni ridotte, ma anche perché a causa del Covid abbiamo pensato di fare la cosa in piccolo, nella nostra aula”. 
Gli studenti hanno dunque messo mano agli album fotografici di famiglia e preso foto di genitori, nonni, zii e parenti vari esaminando nel dettaglio l’abbigliamento, poi hanno chiesto loro una citazione che sarebbe andata a comporre la didascalia dell’immagine. I ragazzi hanno poi scansionato il tutto e ne hanno fatto una mostra. “Abbiamo iniziato ad occuparci di questo progetto a ottobre – racconta Noemi Toscano, studentessa del primo anno tra i protagonisti dell’evento – e questo ha dato modo a noi colleghi di università di conoscerci meglio. Al di là di questo, però, si è trattato di un’attività interessante non soltanto perché abbiamo messo in pratica delle conoscenze che avevamo iniziato ad acquisire in via teorica, ma anche perché ripercorrere la Storia a ritroso è sempre un’esperienza entusiasmante, specialmente per chi, come me, è molto sensibile”. Valentina Rinaldi, collega di Noemi, ha portato al gruppo una ventina di foto, di queste ne sono state scelte sei, una delle quali è sulla locandina dell’evento: “nel ripescare le foto dall’album di famiglia ho provato un senso di nostalgia, ma in un’ottica ambivalente. Da una parte, infatti, ho provato dolore per la scomparsa di persone che non fanno più parte della mia vita, ma dall’altra gioia proprio perché queste persone ci sono state, sono esistite e meritano di essere ricordate”, afferma. Da un punto di vista didattico, continua, “è stato interessante osservare come certi modelli siano sensibili alla reiterazione; insomma, voglio dire, gli stessi abiti e gioielli che indossavano mia nonna e mia mamma oggi li indosso io perché sono tornati di attualità. Trovo questo davvero molto interessante”. Di Ilaria Pepino, come altre colleghe, non è stata esposta alcuna foto, ma la studentessa ha partecipato attivamente al processo di selezione ed editing. “Il lavoro è stato molto lungo e ha fatto emergere numerosi dettagli interessanti – racconta – Ad esempio, ho notato che molte delle foto non erano adatte a essere selezionate, non per qualche sorta di difetto grafico, quanto verosimilmente per la loro natura. Cosa intendo dire? Oggi, all’epoca dei selfie, le foto sono concepite nella loro realizzazione per essere fruibili da terzi, cioè noi scattiamo foto perché gli altri le vedano. Le foto del passato, invece, quando ancora la riproducibilità non era arrivata alla fortuna di oggi, avevano lo scopo di cristallizzare un determinato momento, di congelarlo nella sua sincronia. Questo ne fa emergere delle immagini non propriamente apprezzabili dal punto di vista estetico, ma sicuramente straordinarie sotto il profilo storico e umano”. Un lavoro dunque molto interessante che, dato il costante impegno della docente, ha dei precedenti. Lo scorso 17 dicembre, infatti, si è tenuta presso il Dipartimento una lezione dal titolo “Uh! Un uomo con la gonna”, che ha ripercorso la storia della moda sul palcoscenico di Sanremo dall’anno della sua fondazione ad oggi, con particolare riguardo verso gli effetti che questo aveva prodotto sulla società coeva.


Nicola Di Nardo 

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