Un corso a crediti liberi. Docente: un architetto con la passione per il jazz
“Tutta l’architettura ha anche qualcosa di musicale. È come il suono di uno spazio. In una cattedrale, per esempio, c’è qualcosa di musicale”. Francesco Varriale, architetto di cinquantasei anni, laurea alla Federico II, presenta il corso a scelta che si prepara a tenere agli studenti di Architettura e che è incentrato appunto sul binomio tra le due espressioni culturali. “Tutto nasce – racconta – da una serie di farneticazioni mie quando ero studente. Mi ero appassionato al jazz e alle due o tre di notte ascoltavo musica e studiavo. Non era solo un sottofondo quella musica. Il jazz mi sembrava che si sposasse alla perfezione con i disegni, i progetti. Non mi limitavo a questo. Mi veniva da appuntare le riflessioni che facevo”. Prosegue Varriale: “Scrissi qualcosa su un gruppo di discussione a tema che era dedicato proprio all’arte, alla musica ed al jazz. Era una riflessione sui frattali e su un brano di jazz scritto da John Taylor. Una delle tante che avevo messo giù. La lesse un caporedattore di una rivista specializzata e mi propose di pubblicarla. Da quel momento ho cominciato a scrivere di musica ed architettura ed ho aperto una web radio”. Quest’ultima si chiama Altrisuoni.eu e, secondo Oltrecultura, testata specializzata che si occupa di musica, di arte, di cinema ed in generale di spettacolo, “è ormai una realtà consolidata che offre agli ascoltatori rubriche, storie, interviste, viaggi e percorsi musicali articolati”. L’architetto Varriale ha curato, inoltre, con il pianista Francesco Nastro le Guide dell’Ascolto in occasione del Pomigliano Jazz Festival. Seminari destinati ad introdurre neofiti ed appassionati alla storia, alle prassi ed alle tecniche della musica jazz attraverso ascolti, analisi dei brani, interviste e dibattiti, incontri con i musicisti del Festival. Come si può raccontare e descrivere il legame tra architettura e musica? “In realtà – risponde l’architetto Varriale – è molto più semplice e immediato di quanto si possa credere. Si pensi, per esempio, al progetto di composizione ed agli elementi che lo compongono e lo caratterizzano: ritmo, armonia, lunghezza. Linguaggi comuni a quelli della musica”. Aggiunge: “Se facciamo riferimento ad un brano di Paolo Fresu, un remake di un pezzo del 1949, l’accostamento al libro ‘La teoria del restauro’ di Cesare Brandi è spontaneo. Paragonare il restauro architettonico al remake in musica è abbastanza naturale”. Il corso prevede otto incontri da due ore per gli studenti di Architettura. “Mi sono sempre divertito a divulgare – dice Varriale – ma confesso che sono emozionato per questo corso che sto per iniziare. Per me è come se fosse un primo giorno di scuola. Lo affronto con entusiasmo, perché avrò l’occasione di parlare ai ragazzi delle due grandi passioni della mia vita, e mi preparo ad andare in aula con la voglia di trasmettere a chi mi ascolterà il mio stesso entusiasmo”. Come è nata la collaborazione con il Dipartimento? “Quasi per gioco. Due anni fa il prof. Francesco Varone mi invitò a parlare ai suoi studenti sul rapporto tra
jazz ed architettura ed andai lì.Mi divertii molto, mi piacque ecredo che quella sia stata unaoccasione piacevole e costruttivaanche per gli studenti cheebbi l’occasione di incontrare.Da quell’episodio sporadicoè nata l’idea di Varone e delprof. Michelangelo Russodi organizzare questo corso”.Sono nel complesso venti icorsi a crediti liberi attivati dalDipartimento nel secondo semestreche è iniziato da qualchesettimana. Fotografi a peril paesaggio urbano, Ecologiadel paesaggio, Social housingnelle periferia, Architettura discena nella danza: sono alcunidei temi proposti agli studenti.Sono tutti corsi da sedici ore,valgono due crediti formativi.
Fabrizio Geremicca
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