Incontri ravvicinati tra uomo e lupi, orsi, cinghiali: esperti a confronto

I cinghiali a spasso per le strade di Roma. I lupi che si avvicinano ai rifiuti e, magari, attraversano i paesini ai margini dell’Appennino. Gli orsi che non di rado sono avvistati anche in prossimità dei centri abitati. Si moltiplicano ormai da alcuni anni gli episodi di incontri ravvicinati tra l’uomo ed i grandi mammiferi. Faccia a faccia che generano emozione, talora paura, sconcerto e che innescano immancabili polemiche da parte di coloro i quali vorrebbero mettere mano alle doppiette, sostenendo che ci sia una invasione di questi animali. Non pochi dei quali, giova ricordarlo, fino a qualche decennio fa erano praticamente sull’orlo dell’estinzione. Valga per tutti l’esempio del lupo, che si è salvato dalla scomparsa in Italia grazie al progetto San Francesco del WWF, all’attivismo del Parco nazionale d’Abruzzo che era guidato all’epoca da Franco Tassi ed alla passione per la ricerca e la tutela di alcuni esperti, all’epoca piuttosto giovani, come Luigi Boitani, poi divenuto docente universitario a Roma. Ma cosa sta accadendo e perché si moltiplicano gli incontri ravvicinati tra l’uomo, i cinghiali, gli orsi ed i lupi anche al di fuori dei contesti dove ci si aspetterebbe di imbattersi in questi animali? Chi è incuriosito e vuol capirne di più, al di là del sensazionalismo e dell’allarmismo che non di rado caratterizzano il racconto di questi episodi da parte dei media, ha una data da segnare in rosso sul calendario: il 15 aprile (ore 10.30). Nel Museo Zoologico del Centro Musei di Ateneo e Scienze Naturali della Federico II è previsto, infatti, un incontro durante il quale docenti universitari ed altri esperti cercheranno di raccontare come e perché si verifichino questi incontri, da cosa dipendano, che cosa testimoniano per quanto concerne lo stato di salute della fauna selvatica in Italia. “Alcune specie di animali selvatici – dice il prof. Domenico Fulgione, che insegna Zoologia ed è Coordinatore dei Corsi di Laurea in Scienze per la Natura presso il Dipartimento di Biologia della Federico II – stanno tornando a popolare campagne e montagne italiane. Il numero di segnalazioni è sempre più alto, tanto che alcuni esemplari si rinvengono anche nei centri abitati e perfino nelle grandi città”. Dipende da vari fattori, come diranno gli esperti il 15 aprile. Uno di essi è certamente il fenomeno dello spopolamento delle montagne, sempre più abbandonate dall’uomo. Un altro è il progressivo affermarsi di una cultura e di una pratica della tutela, frutto a sua volta di una sensibilità nell’affermazione della quale certamente le associazioni ambientaliste hanno svolto un ruolo determinante. Basti pensare che in Italia, fino agli anni Cinquanta del secolo scorso, c’era ancora la figura del luparo, cacciatore specializzato nell’uccisione dei lupi, che erano considerati animali nocivi, e per questa sua attività remunerato dalla collettività. Oggi, nonostante non manchino episodi di bracconaggio ed avvelenamento dei lupi, una figura come il luparo sarebbe impensabile per motivi culturali, prima ancora che in ragione delle leggi che puniscono chi ammazzi i lupi, specie protetta e tutelata. Ma torniamo al convegno di metà aprile. Prosegue il prof. Fulgione: “Quando ci sono incontri ravvicinati tra uomo e lupi, orsi o cinghiali per i media è facile far leva sulle paure ancestrali. Bisognerebbe, però, che si affrontasse il problema della convivenza tra uomo e natura. Aggiunge il docente: “Il selvatico diventa spesso e riduttivamente apologo della libertà o personificazione della nostra paura congenita di tornare ad essere prede. Gli orsi, poi, sono perfino finiti in tribunale e i cinghiali sono diventati materia di emendamenti al Decreto semplificazione post Covid”. La giornata del 15, conclude il prof. Fulgione, “vuole essere un viaggio in questo impazzimento italiano, per provare ad afferrarne la sostanza, dunque le ragioni e gli interessi. Raccontando gli animali per ciò che sono, in considerazione del loro benessere”

Il programma è piuttosto nutrito. Dopo i saluti di apertura del prof. Piergiulio Cappelletti, che è il Direttore del Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche, Fulgione terrà la relazione “Convivere, conservare, combattere, il misterioso mondo della gestione faunistica per la conservazione della biodiversità”. Poi toccherà a Spartaco Gippoliti, della Società Italiana per la Storia della Fauna ‘Giuseppe Altobello’, Baranello (Molise), che parlerà dell’orso, emblema di biodiversità, e a Sabatino Troisi, veterinario che da anni monitora le popolazioni appenniniche del lupo e che recentemente ha dedicato al carnivoro in questione anche un documentario, avvalendosi del contributo di esperti e raccontando anche quel che incarna questo animale nella memoria delle popolazioni. Infine, ecco i cinghiali, tra tutti gli animali selvatici probabilmente i più vituperati. Non c’è regione o provincia che non abbia varato norme e provvedimenti per armare le doppiette e aprire la caccia a questo mammifero, accusato sovente di ogni nefandezza. Danni alle coltivazioni, attacchi all’uomo e quant’altro. La prof.ssa Valeria Maselli, che insegna a Biologia della Federico II, indosserà la toga dell’avvocato difensore di un imputato per il quale, sovente, le condanne paiono già scritte. “La legittima difesa vale anche per il cinghiale?”, recita la relazione della docente. Concluderà la giornata la prof.ssa Anna Di Cosmo.

Fabrizio Geremicca

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