Nomofobia, dall’acronimo NO MObile PHOBIA, è il terrore di non essere raggiungibile al cellulare, la dipendenza da smartphone e l’ansia legata alla sua assenza. Ed è oggetto dell’indagine nell’ambito del corso di Metodi Statistici per la Valutazione, tenuto dal prof. Massimo Aria, docente di Statistica sociale al Dises (Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche).
“Ogni anno scelgo un tema principale per insegnare agli studenti le fasi dello svolgimento di una reale raccolta di dati sul campo – spiega il prof. Aria – Sono sempre temi di attualità: in passato abbiamo affrontato l’abuso di alcol nei giovani, l’impatto del turismo sui napoletani, per verificare quanto fosse percepito come esternalità positiva e negativa – traffico, caro affitti, spazzatura – I risultati sono stati presentati a Ingegneria dei Trasporti e pubblicati con la prof.ssa Francesca Pagliara”. L’iniziativa di Metodi Statistici per la Valutazione “va avanti da tantissimi anni perché credo che sarebbe povero per gli studenti studiare solo la teoria, le cose apprese sul campo lasciano il segno e sono arricchimento alla loro preparazione”, spiega il prof. Aria.
Quest’anno tocca alla nomofobia visto “l’incremento enorme di addiction all’uso di cellulare e i numerosi studi recenti che la legano a veri e propri sentimenti di fobia e depressione. Vogliamo capire le motivazioni di questo fenomeno e le conseguenze per le persone che ne soffrono di rimanere senza cellulare”, racconta. Il questionario che il prof. Aria e i ragazzi hanno stilato abbraccia 4 dimensioni principali: “La paura dell’incapacità di comunicare, di non essere in grado di raggiungere le persone; incapacità di accedere a servizi e informazioni come la carta di credito o i numeri che non ricordo più; perdita di connettività, come il non poter aggiornare i social e, infine, la rinuncia alla comunità”.
L’indagine è attualmente in corso, tutti gli studenti sono coinvolti e il campionamento è a valanga – sono gli stessi intervistati a fornire altri nominativi da intervistare – per “raggiungere più persone possibile, sia i giovani, che sono più colpiti dalla dipendenza dal cellulare, sia i meno giovani”. A gennaio si organizzerà un momento di presentazione e discussione dei risultati “con gli studenti o un sottogruppo di ragazzi più interessati, magari anche in vista della tesi, perché è un’attività aggiuntiva oltre le ore ordinarie, e, se i numeri e i risultati sono interessanti, penseremo a ulteriori modi per disseminarli”, conclude.
Eleonora Mele
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Ateneapoli – n.18 – 2024 – Pagina 17