Una sperimentazione didattica della prof.ssa Carolina Perlingieri
Prima esperienza da conferenzieri per le matricole (I cattedra) di Giurisprudenza che il 9 febbraio, nella sede di Via Marina, si sono sedute per la prima volta dietro la cattedra intrattenendo il pubblico sul tema ‘La persona nel contesto digitale’. L’iniziativa è stata promossa dalla prof.ssa Carolina Perlingieri, docente di Diritto Privato, con l’intento di sperimentare una nuova modalità didattica e consentire ai suoi studenti di “rompere il ghiaccio e iniziare a parlare in pubblico fin dal primo anno di università”, familiarizzando con l’esposizione attraverso il linguaggio giuridico. “Questa esperienza vi arricchirà non solo personalmente ma anche formalmente, in quanto già nel vostro curriculum potrete inserire di aver partecipato ad una tavola rotonda presso la vostra università”,ha sottolineato la prof.ssa Perlingieri. L’incontro, presieduto anche dalle prof.sse Stefania Giova e Isabella Martone, entrambe docenti alla Vanvitelli, si colloca a coronamento di precedenti convegni, racchiusi sotto il titolo di “Nuove tecnologie e cultura del diritto”, curati dalla prof.ssa Perlingieri e dal prof. Pasquale Femia, durante i quali erano intervenuti relatori provenienti da tutta Italia.
Il racconto degli studenti
“La prof.ssa Perlingieri ha suddiviso gli argomenti trattati negli scorsi convegni e assegnato ad ognuno di noi un lavoro specifico. Poi ci ha fornito consigli su come affrontarlo”, ha spiegato Alessandro Ranieri. Lo studente assieme ai suoi colleghi Luigi Punzo, Gianluca Papa e Emanuel Perino si è concentrato sulle problematiche connesse alla partecipazione politica in rete, esaminando le modalità operative dei Big Tech rispetto ai principi europei di riferimento, partendo dalla controversia relativa alla sospensione degli account di CasaPound e Forza Nuova da parte di Facebook. “Abbiamo affrontato temi che non conoscevamo, quando siamo andati a colloquio con la docente è stato molto formativo perché siamo riusciti a comprendere ancora meglio quanto era stato detto, facendo un po’ più nostri questi argomenti”, il che era proprio l’obiettivo della prof.ssa Perlingieri, la quale a inizio convegno aveva parlato proprio dell’importanza di “trasformare la partecipazione passiva in attiva”.
Il caso pratico con la relativa sentenza come punto di partenza è stato un elemento comune a tutti i gruppi: seppur complesso ad un primo approccio, si è rivelata comunque “un’esperienza bellissima. Rapportarsi ad una sentenza per la prima volta non è stato facile, ma ci ha aiutato a calarci in questo mondo. È stato un buon esercizio per chi vuole approcciarsi alla professione. Vedere come altri prima di te hanno affrontato i vari casi aiuta anche a sviluppare il senso critico. Mi è piaciuto molto lavorare in gruppo, mi ha permesso di confrontarmi con più opinioni, anche diverse fra loro”, ha commentato Angela Russo che insieme ad Andrea Ottaviano ed Eleonora Napolitano si è concentrata sul tema del “diritto alla protezione dei dati personali”.
I trentotto studenti partecipanti alla giornata hanno sperimentato una formula didattica diversa: “Questa modalità ha messo insieme una serie di elementi, come ad esempio la classe rovesciata, innovativa sul piano della formazione, riuscendo a sposarla perfettamente con temi di attualità e giuridici. Ha permesso ci confrontassimo su argomenti di attualità e di scoprire i motivi sottesi ad una serie di decisioni di cui tutti noi poi facciamo le spese”, ha commentato Luigi Punzo. Temi importanti e attuali ma, soprattutto, complessi, su cui la giurisprudenza ancora discute e ha posizioni contrastanti. Ad esempio, il “diritto all’oblio”, spiegato da Gianluca Papa come “il giusto interesse di ogni individuo a non rimanere indeterminatamente esposto ai danni di una reiterata pubblicazione di una notizia, avvenuta illegittimamente in passato” e la necessità di “un bilanciamento di quest’ultimo con il diritto alla rievocazione storica di fatti e vicende”, come ha affermato la sua collega Carmen Pignatauro. O, ancora, i problemi della conservazione o meno dell’identità digitale di un utente post-mortem (discusso da Fabiana Rinaldi, Anastasia Mazzarotti, Francesco Macrì e Lorenzo Gaetani D’Aragona) e dello “shareting”, genitori che espongono i figli in rete, descritto da Annachiara Petrone.
“Ci è stato fornito il materiale con l’invito ad ampliare. Non si è voluto impartire solo delle nozioni. L’obiettivo è stato quello di insegnarci a pensare e ad avere un punto di vista critico sulle questioni che ci sono state sottoposte”, conclude Luigi Punzo. Un aspetto, quello del pensiero critico, sollecitato dalla prof.ssa Perlingieri anche a chiusura dell’evento. La docente ha invitato i ragazzi ad esprimere, anche nei prossimi convegni, le proprie opinioni motivandole alla luce di quanto appreso durante lo studio. L’esperienza verrà senz’altro ripetuta, visti gli ottimi risultati ottenuti.
Giulia Cioffi