Percorsi didattici più flessibili e trasversali per gli studenti che sentano “l’esigenza di andare oltre”

“Abbiamo ripreso le attività didattiche in presenza, ma mantenendo la modalità blended in conformità con lo stato di emergenza che permane fino al 31 marzo. Dopo questa data, trattandosi di altri due mesi di lezioni, immagino ci muoveremo in continuità con quanto fatto finora”. Parla di ripartenza la prof.ssa Rita Mastrullo, Prorettrice dell’Ateneo Federico II, e si augura che, questa volta, possa essere definitiva. “La permanenza della modalità blended, così come della possibilità di registrare le lezioni a discrezione del docente, incontrano le esigenze di chi ha ancora qualche difficoltà, per fare in modo che non interrompa il suo percorso formativo”. L’Ateneo, ormai, “ha ammodernato le aule con una serie di infrastrutture digitali e le sta impiegando per agevolare gli studenti ma, contemporaneamente, l’invito è ad essere presenti nelle sedi”. Pensa, in particolare, alle matricole: “I ragazzi più grandi sono consapevoli dell’importanza di mantenere un legame con i docenti e i colleghi e non vogliono rinunciarvi. Quindi mi rivolgo soprattutto ai più giovani che, avendo poca dimestichezza con l’Università, non capiscono cosa rischiano di perdere”. Nonostante il suo ruolo da Prorettrice – lo ricordiamo, la prima donna a ricoprire tale ruolo alla Federico II – la prof.ssa Mastrullo non ha rinunciato a tenere le lezioni. Ad Ingegneria, insegna Fisica tecnica: “Ho iniziato il corso martedì 8 marzo. In presenza avevo metà della classe, ma c’è anche da dire che i ragazzi erano ancora impegnati con gli ultimi esami. Superata questa fase iniziale, spero di riavere una partecipazione piena”. Raggiunta dalla telefonata di Ateneapoli proprio prima di cominciare una lezione, la docente ha voluto condividere, in primis, i pensieri relativi ad una delle funzioni primarie delle Università, la formazione dei giovani. Sul tema ha tanto da dire: “Sperando di lasciarci definitivamente alle spalle la pandemia, finalmente, possiamo ragionare con più libertà sulle innovazioni di cui necessita la didattica”. Già in passato aveva espresso il suo parere in merito alla possibilità di potenziare i tutoraggi grazie alla modalità virtuale. Lo stesso discorso si può applicare anche alle attività di orientamento: “Porto un esempio proprio da Ingegneria che soffre, ma non è l’unica, il problema degli abbandoni. Ci sono studenti che arrivano da noi non avendo le idee chiare, restano frustrati dai primi insuccessi e lasciano o cambiano Corso sprecando, di fatto, le loro energie e potenzialità”. L’idea di rafforzare l’orientamento, non solo in ingresso, è largamente condivisa dal Ministero dell’Università e della Ricerca “che sta investendo delle risorse e altre sono previste nell’ambito del PNRR”, ricorda. L’Università, prosegue, dovrà cambiare in funzione delle esigenze nuove sia degli allievi che del territorio e si riallaccia ancora alla Ministra Maria Cristina Messa “che sta parlando molto di flessibilità e trasversalità per cui sta predisponendo delle modifiche legislative che consentano agli Atenei e agli studenti di adottare percorsi didattici più flessibili”. Ma che cosa comporterà questa flessibilità di cui, ultimamente, si parla tanto? “Oggi i giovani sono sempre connessi, molto informati. Ciò contribuisce a renderli più consapevoli e capaci di arricchire ulteriormente il percorso assecondando i loro interessi”. Presenta l’esempio di “uno studente di Ingegneria che, dopo una Triennale e un primo anno di Magistrale molto verticali e in cui abbia acquisito tutti i saperi minimi fondamentali, poi senta l’esigenza di andare oltre e consolidare la sua professionalità con un pacchetto di conoscenze, magari sempre di Ingegneria, oppure di ambito economico, giuridico, umanistico”. Dei minor insomma? “I minor sono un progetto pilota e possono andare oltre. Il vantaggio delle offerte a pacchetto è che si rimodulano più facilmente e con maggiore autonomia. Pacchetti del genere, stavo leggendo di questo, potrebbero essere acquisiti, volendo, anche presso Atenei diversi da quello di appartenenza”. 

Pnrr, candidatura per il Centro Nazionale Agritech

Dalla didattica alla ricerca. Il PNRR sta impegnando tutti, stimolando grandi dispiegamenti di forze e di idee. “Come Ateneo abbiamo partecipato alla prima call sui Centri Nazionali. In particolare, Federico II si è candidata come hub per il Centro Nazionale Agritech”. Qualche giorno fa, invece, si è chiusa una call dedicata agli Ecosistemi: “Federico II, insieme ad altri Atenei campani e Istituzioni, ha presentato una proposta di ecosistema per la valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale”. Altri, poi, i bandi di interesse. “A breve uscirà anche la call dedicata ai partenariati esterni. I progetti presentati sono molto interessanti e impegnativi. Al di là di questo, prevedendo vari partner, richiedono la costruzione di un sistema di rete il che è stimolante, ma anche complesso perché, alla fine, bisognerà pervenire ad una sintesi di tutte le posizioni”. Ma non solo: “Per un Ateneo si tratta di opportunità importanti su più fronti. Questi bandi, laddove si dovesse risultare vincitori di una o più posizioni, prevedono che le risorse, in una certa misura, vengano utilizzate per reclutare ricercatori e per Dottorati”. RTDA e giovani dottori di ricerca “sono già, di per sé, un’innovazione poiché parlano un linguaggio diverso e si presentano anche con approcci e sensibilità diverse. E poi, chiaramente, contribuiscono a portare avanti la ricerca”. Tutti questi progetti hanno un ulteriore valore aggiunto “poiché ci si attende delle ricadute sul territorio. Infatti richiedono la realizzazione di qualcosa – immagino, ad esempio, delle fondazioni o associazioni – in grado di autosostenersi e che, inizialmente finanziate dal progetto, poi siano in grado di sopravvivere quando esso si chiude”. A quando le prime risposte? “I tempi sono piuttosto lunghi, ma speriamo entro l’estate”. L’Ateneo sembra molto proiettato verso il futuro: “Deve continuare in questa direzione, ammodernandosi, ma mantenendo salda la consapevolezza di essere un luogo in cui si fa cultura. Ci poniamo come obiettivo far crescere le persone, formando menti libere e curiose che siano i cittadini del domani”. Il vocabolo persone non è impiegato a caso “perché al di là della didattica, l’Università può avere la possibilità di rivolgersi ad una platea più ampia a cui destinare anche altri tipi di formazione professionalizzante”. In conclusione di un discorso molto focalizzato su studenti e studentesse e sul ruolo civile dell’Università, non può non esserci una riflessione sul futuro dei tanti ragazzi e ragazze coinvolti nella guerra che sta sconvolgendo l’Ucraina. “Lunedì 14 si è tenuto un flash mob sullo scalone della Minerva e, a seguire, delle letture degli studenti contro la guerra. Il Rettore ha interpellato l’Adisurc in merito alla disponibilità di posti letto e borse da destinare ai giovani costretti a lasciare la loro terra”. Appena ci saranno i primi arrivi “ed eventualmente le prime richieste, potremo muoverci con più consapevolezza. C’è una forte volontà di accogliere questi studenti e fare in modo che non debbano interrompere il loro percorso formativo. La stessa opportunità può essere offerta ai docenti e ricercatori che lasciano l’Ucraina o la Russia”.

Carol Simeoli 

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