Ai blocchi di partenza la seconda edizione del progetto ‘Studenti in udienza’: un ciclo di visite in tribunale, al fianco dei magistrati, ideato dall’associazione Studenti Giurisprudenza (SG) e realizzato assieme al prof. Francesco De Santis, docente di Procedura Civile. Da gennaio, infatti, si tornerà in aula per replicare un esperimento che aveva riscontrato grande successo tra gli studenti la scorsa primavera: ad ogni giudice furono assegnati massimo due studenti e, ogni due settimane circa, si trascorreva tutta la giornata in tribunale, con la possibilità di seguire più udienze e intrattenere un dialogo con i magistrati giudicanti, approfondendo così le varie fasi del processo.
Il 21 novembre, in occasione della presentazione dell’edizione 2024/25, sono intervenuti Elisabetta Garzo, Presidente del Tribunale di Napoli; Raffaele Sdino, Presidente della Prima Sezione Civile, e Maria Tuccillo, Giudice della Seconda Sezione Civile. Sono loro gli esponenti del Tribunale di Napoli grazie alla cui collaborazione è stato possibile portare avanti un progetto che, come hanno raccontato Pier Giorgio Grasso e Paola Russo, Presidente e Vicepresidente di SG, aveva una duplice funzione: integrare un approccio più pratico al Corso di Laurea, a cui spesso si recrimina un’eccessiva teoricità, e provare ad aiutare gli studenti ad orientarsi nel post laurea.
“Dobbiamo guardare al contesto in cui si trova chi esce da Giurisprudenza: il post laurea è affidato al privato, soprattutto per il concorso in magistratura. L’università, che dovrebbe livellare le differenze socio-economiche, è allora tenuta a provare a contrastare questa egemonia, fornendo a tutti gli studenti i mezzi per accedere al percorso. Se questo può essere un progetto che può aiutare i ragazzi ad orientarsi, il Dipartimento deve crederci. Il prof. De Santis lo ha fatto: ha ritenuto fosse quasi necessario integrare la visione spesso unica e quasi settoriale che lo studente ha delle materie che incontra”: così Pier Giorgio Grasso racconta la genesi dell’esperienza che ha cambiato il suo approccio all’università.
“Il primo giorno da studente in tribunale ci si sente disorientati. Ma ho avuto la fortuna di essere affiancato dalla dott.ssa Tuccillo, che mi ha fatto sedere accanto a lei e mi ha seguito giorno per giorno, dandomi modo di capire le cose che stavo studiando dal manuale e vedere oltre quello che c’era scritto sulla norma. Da lì in poi, ho provato ad avere quel tipo di metodo di studio per tutti gli esami a venire”.
Per la collega Paola Russo, invece, è stato il vento che ha cambiato la sua rotta: “Prima di questa iniziativa non avevo chiaro cosa avrei potuto fare dopo la laurea, ma mi sentivo portata per l’area penalistica. Invece questo progetto mi ha fortemente ispirata a volgere il mio sguardo verso la magistratura”, affascinata anche da “l’aver avvertito quanta sensibilità ed empatia debba avere il giudice, soprattutto nella sezione familiare, per fare questo mestiere”.
Lo conferma il dott. Raffaele Sdino: “Molti magistrati credono che i ragazzi non possano comprendere le udienze, perché sono necessarie delle conoscenze tecniche. È vero anche, tuttavia, che quando venite in tribunale e seguite l’udienza siete davanti ad un giudice che ascolta, che propone soluzioni conciliative… è come leggere uno spettacolo teatrale o vederlo in scena. Se alla fine della giornata un ragazzo ha capito la gran parte di quello che ha visto, vuol dire che la mia udienza è percepibile dal cittadino e, allora, quando sulle sentenze scriviamo ‘in nome del popolo italiano’ non è solo una formula, ma significa che, pur nel rigore delle forme, riusciamo a far comprendere quello che facciamo”.
Un’opportunità per guardare al processo a 360 gradi, anche al di là di giudici e avvocati: cancellerie, ufficiali giudiziari, personale amministrativo… ma anche come avviene il deposito di un atto e come anche questo tipo di operazioni siano cambiate con l’avvento della tecnologia. Lo suggerisce la dott.ssa Elisabetta Garzo: “è un contatto diretto: quando tornate a casa e confrontate quello che leggete con quello che avete visto la mattina in aula, lo studio della materia diventa più piacevole e semplice. Questo approccio pratico, unitamente allo studio sui manuali, è un modo per capire concretamente il senso dell’impegno di studio assunto negli anni”.
In uno sforzo organizzativo ancora maggiore rispetto alla scorsa edizione, come racconta il prof. De Santis, si inizierà ad andare in tribunale a partire da gennaio fino a luglio, per consentire di estendere la partecipazione a quanti più studenti possibile. Intanto, è già possibile candidarsi inviando una mail a udienzecivili@gmail.com.
Giulia Cioffi
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Ateneapoli – n. 19-20 – 2024 – Pagina 16