“Alle volte noi studenti ci facciamo delle paranoie sul se abbiamo fatto o meno la scelta giusta. In aula, mi sono convinta della mia decisione: mi sono sentita parte di quel mondo. Il nostro è un percorso lungo e può succedere di perdere il focus sull’obiettivo. Ma lì, in tribunale, ce l’hai proprio davanti agli occhi e ti senti motivato ad andare avanti”.
Così Chiara Gigante, studentessa al terzo anno di Giurisprudenza, descrive la sua prima volta in un’aula di tribunale. Un’esperienza resa possibile grazie al progetto ‘Udienze Penali’, iniziativa nata in casa SG (Studenti Giurisprudenza) che, al suo terzo anno di vita, è stata ufficializzata dal Dipartimento, diventando così una delle ulteriori attività formative che dà diritto, con la partecipazione a sei udienze, all’acquisizione dei 4 crediti previsti. Martedì 25 marzo si è dunque svolto il primo incontro. Prima dell’udienza, i partecipanti sono stati divisi in piccoli gruppi, ognuno dei quali è seguito da un avvocato che “ci ha fornito i decreti del tribunale sulla causa e ci ha introdotto a quello che avremmo visto”, continua a raccontare Chiara.
Una volta in aula, i ragazzi hanno assistito a due cause: una per rapina impropria e una per peculato. L’avvocato si è seduto accanto a loro e “ha spiegato i vari momenti processuali, la disposizione delle parti nell’aula e indicava i passaggi a cui prestare maggiormente attenzione”. Una presenza giudicata “molto costruttiva”. “Dato che era la prima esperienza, c’era il rischio di essere un po’ spaesati e questo primo incontro è stato essenziale”, afferma Chiara. Inoltre, “l’avvocato ci ha aiutato ad approfondire alcuni temi oggetto del corso di Diritto penale, sottolineando elementi che potevano essere costruttivi nel nostro studio”.
Ogni dettaglio del processo ha avuto per Chiara un che di affascinante: dai “controlli prima di entrare in tribunale” alla “professionalità degli avvocati” fino al modo in cui è stata gestita l’organizzazione della giornata (“non sapevo come arrivare al tribunale, dato che sono fuorisede e conosco poco la città, i rappresentanti si sono subito messi a disposizione per gli accompagnamenti e sono entusiasta di continuare a seguire queste udienze”). Quello che, però, più di tutto le ha fatto brillare gli occhi è stato il momento dell’interrogatorio: ha prestato molta attenzione “per cercare di ricostruire i fatti”, come il Pubblico Ministero che sogna di diventare, oggi “sempre più convinta” dopo questa esperienza. Anche per chi, però, non ha ancora le idee chiare sul futuro, queste giornate possono essere un buon modo per dare una svolta ai propri dubbi, come suggerisce il collega Daniele Francesco Molinaro: “Vedere come funziona un processo penale aiuta un po’ a capire da che parte vorresti stare: se andare avanti con l’attività forense e se affrontare le udienze dal punto di vista del PM, del giudice o dell’avvocato”.
Anche per lui uno dei momenti più appassionanti è stato l’interrogatorio: “Mi ha sorpreso abbastanza vedere dei testimoni che giurano e la formula che leggono prima di prestare testimonianza. Anche se erano cose che già sapevo, mi ha fatto un certo effetto. Così come capire il modo in cui gli avvocati cercano di mettere in difficoltà i testimoni, scendendo nello specifico”. Ha notato “l’approccio differente dell’avvocato e del Pm, e anche tra i vari avvocati”, e ha colto “l’importanza di porre domande che non ci si ritorcano contro” la collega Diomira Molinini. Altro momento considerato un valore aggiunto è stato un ulteriore incontro con l’avvocato-tutor, al termine dell’udienza: “Abbiamo potuto analizzare le strategie alla base, alla fine della giornata, e si è aperto un bellissimo momento di confronto anche con gli altri ragazzi, che hanno raccontato le loro osservazioni. È stato piacevole parlare di argomenti che non solo ci interessavano, ma anche che in quel momento ci avevano arricchito”, spiega Diomira.
Anche dagli imprevisti, poi, suggerisce si possa imparare qualcosa: “Inizialmente avremmo dovuto assistere a quattro udienze, ma due sono state rinviate e anche questo ci ha fatto un po’ vivere la vita degli avvocati”.
Giulia Cioffi
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Ateneapoli – n. 6 – 2025 – Pagina 22