Un’iniziativa per la diffusione della cultura scientifica orientata alla sostenibilità

Terza edizione dell’iniziativa di divulgazione della cultura scientifica ‘Plastica, Biologia, Ambiente’ al Dipartimento di Biologia. Nacque nel 2023 da un’idea condivisa tra diversi docenti: Maria De Falco, Giulia Maisto, Luigi Rosati, Rosanna del Gaudio (referente dei Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento) per informare e sensibilizzare sulle tematiche della sostenibilità e sui principali progressi compiuti nella ricerca. Parteciperanno all’edizione 2025, che si terrà il 10 aprile (ore 9.30) presso il Complesso di Monte Sant’Angelo, alcune classi di scuole superiori. Anticipa la prof.ssa del Gaudio: “L’evento si articolerà in una sessione plenaria in aula A7 ed in due sessioni pratiche presso l’aulario B e le aule e il giardino del Dipartimento. Interverranno per i saluti iniziali, tra gli altri, Antonio Pescapè, delegato del Rettore all’Innovazione e Terza Missione, ed Andrea Prota, Presidente della Scuola Politecnica e delle Scienze di Base. Il Centro Interdipartimentale Ricerca Ambiente (CIRAM) sostiene con il patrocinio morale l’iniziativa”.

Quest’ultima, sottolinea del Gaudio, “si inserisce anche nel filone di eventi di promozione dell’immagine dei Dipartimenti coinvolti – Biologia; Ingegneria Chimica, dei Materiali e della Produzione Industriale; Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse – e dell’Ateneo e sarà un’ulteriore occasione per sviluppare la cittadinanza attiva e stimolare sinergie tra i nostri Dipartimenti e le aziende del territorio”.
La questione delle microplastiche sarà affrontata da molteplici angolazioni. La prof.ssa Maisto parlerà degli effetti nel suolo e di come poi esse arrivino anche nei nostri piatti. “La presenza di microplastiche biodegradabili nel terreno – anticipa – causa riduzione della biomassa della coltura. Si osserva un incremento dell’accumulo di metalli pesanti”. Il prof. Luigi Rosati parteciperà alla giornata con un intervento su ‘La plastica: un nemico della riproduzione’. Spiega: “L’inquinamento ambientale, incluse le microplastiche, sta contribuendo al declino della fertilità maschile. Questi contaminanti possono accumularsi nei testicoli, causando stress ossidativo e alterazioni ormonali, le quali compromettono la spermatogenesi e la qualità degli spermatozoi”.

La prof.ssa De Falco parlerà di come i materiali moderni minacciano la salute umana. “Le sostanze chimiche presenti nella plastica, come gli ftalati e gli alchilfenoli – sottolinea – appartenenti alla classe degli interferenti endocrini, possono avere effetti nocivi significativi sulla riproduzione umana. Questi composti, che si trovano comunemente in prodotti di uso quotidiano, come detergenti e prodotti per la cura personale e della casa ma anche nelle plastiche degli imballaggi alimentari, possono interferire con il sistema endocrino e alterare il normale funzionamento ormonale, causando potenziali problemi di fertilità sia negli uomini che nelle donne. Pertanto, è fondamentale ridurre l’esposizione a tali sostanze, adottando pratiche più sicure e sostenibili, per proteggere la salute riproduttiva e garantire il benessere alle future generazioni”. Carlo Donadio, che insegna al Dipartimento di Scienze della Terra, mostrerà risultati e attività pratiche correlate all’attività di ricerca che sta conducendo con suo gruppo sulle microplastiche. “Sono ormai presenti – chiarisce – in tutti gli ambienti, anche in quelli estremi. Si rinvengono nei ghiacciai dei rilievi montuosi, nell’aria delle zone polari, sui fondali degli abissi oceanici. Si sono diffuse a partire dagli anni ‘60 soprattutto negli ambienti di transizione quali fiumi e coste, dove possono formare aggregati con i sedimenti grossolani per fusione delle plastiche, per esempio nelle isole vulcaniche attive o per incendi e falò, noti come plastiglomerati, una roccia di genesi antropica”.

Da dove provengono? “Per lo più dalle acque reflue urbane in cui si riversano gli scarichi domestici delle acque di lavatrice, poiché molti indumenti che indossiamo rilasciano elastomeri”. Aggiunge: “Viaggiano con le acque dei fiumi, si formano pure dalla degradazione di macroplastiche di bottiglie ed imballaggi di varia composizione ed infine raggiungono il mare. Qui, possono essere ricoperte da un biofilm composto da centinaia di batteri diversi, anche tossici, poi onde e correnti marine le degradano, frammentano in nanoplastiche, trasportano e depositano sui fondali marini e sulle spiagge emerse, dove il vento le rimobilita”.
Fabrizio Geremicca
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Ateneapoli – n. 6 – 2025 – Pagina 16

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