La terza edizione del Laboratorio di filippino è iniziata lo scorso 24 marzo, in presenza, sotto l’egida del prof. Jayson Petras dell’University of the Philippines e a cura delle docenti de L’Orientale Antonia Soriente e Francesca Moro. Il ciclo di lezioni, di dodici ore in totale, è stato realizzato e organizzato in collaborazione con la National Commission for Culture and Arts e l’Ambasciata filippina in Italia – queste ultime due istituzioni l’hanno sovvenzionato per intero. Andrà avanti fino al 16 aprile.
“Come Ateneo – spiega la prof.ssa Soriente ad Ateneapoli – abbiamo fatto richieste per portare avanti queste sinergie”. Sul contenuto delle lezioni: “si introduce la lingua, qualche nozione di tipo grammaticale e, soprattutto, la cultura delle Filippine”. Molta soddisfazione per l’alto numero di partecipanti: “abbiamo stabilito un tetto massimo di circa 40 persone e l’abbiamo raggiunto. Considerando che stavolta il laboratorio è in presenza e che, trattandosi di una lingua, serve comunque un confronto e fare pratica, abbiamo pensato che non fosse l’ideale accogliere un numero ancora più alto di studenti. Siamo ancora più contenti perché, nel continuo tentativo di aprirci all’esterno, abbiamo intercettato un ragazzo di origine filippine il quale, non essendo in grado di parlare la lingua, ha voluto partecipare, e uno studente non di Lingue molto interessato al Sudest asiatico. D’altronde siamo sempre molto inclusivi”.
Da non sottovalutare una prospettiva che in un futuro non troppo lontano potrebbe realizzarsi. Spesso accade che questo tipo di Laboratori siano propedeutici a rendere curriculare la lingua proposta nelle dodici ore introduttive. A tal proposito Soriente ha detto: “certamente nel nostro Ateneo vogliamo aprirci sempre di più al Sudest asiatico; l’intento è portare in Italia in generale un’ampia conoscenza di quell’area. Non è molto attenzionata. Noi ci siamo costantemente con l’indonesiano, da poco è curriculare anche il vietnamita, che dall’anno prossimo sarà offerto anche alle Magistrali. Sul filippino mi sembra prematuro esprimersi, ma sicuramente è nei miei obiettivi”.
E per varie ragioni “non si studia in nessuna università italiana nonostante qui ci sia la comunità più numerosa d’Europa, è incredibile. Inoltre, il filippino rientra nella famiglia delle lingue austronesiane, quindi è molto vicino all’indonesiano. Per chi studia quest’ultimo può essere un’ulteriore opportunità”. In parallelo, dato il grande interesse tanto per l’idioma che per la macroarea in generale, è in essere un progetto Prin del quale è titolare la prof.ssa Moro, che coinvolge nel team anche Soriente, che ne racconta qualche dettaglio: “l’obiettivo è studiare le pratiche linguistiche dei filippini in Campania: capire come parlano, quanto riescono a mantenere la madrelingua, quanto parlano italiano misto a inglese”.
E oltreoceano c’è la sponda del governo delle Filippine stesso: “proprio questa mattina il prof. Petras ci raccontava quanto interessi a chi guida il paese tradurre opere filippine in italiano. Bisogna che in Italia se ne sappia di più di questa popolazione”.
Nel frattempo, sempre nell’ottica di far conoscere il mondo del Sudest asiatico anche alla città, è iniziato il Laboratorio dedicato al Gamelan, un’orchestra costituita da strumenti musicali, in collaborazione con l’Ismeo, che ha reso possibile il supporto di due docenti di Etnomusicologia che arriveranno direttamente dalla Sapienza di Roma. Anche quest’anno è previsto un concerto conclusivo, che avverrà nell’Aula delle Mura greche. “Questo è ciò che più ci piace, essere inclusivi e rendere fruibili eventi del genere a coloro che nutrono un vero interesse”, ha concluso Soriente.
Claudio Tranchino
Scarica gratis il nuovo numero di Ateneapoli
Ateneapoli – n. 6 – 2025 – Pagina 33